Estate.

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Io e Alfredo iniziammo a conoscerci giorno dopo giorno durante l'estate, e credo che questo sia stato un grande aiuto per noi due. Non avendo scuola il giorno seguente, potevamo benissimo sentirci di notte, ed era quello che spesso facevamo.

Le chiamavamo le nostre conversazioni notturne.

Certo, può sembrare un nome banale. Ma è grazie a quelle conversazioni se adesso, dopo quasi otto mesi, siamo ancora qua. Ancora insieme. Sì, se così si può dire.

Tutti sanno che durante la notte le persone sono più vulnerabili. È come se lo scudo che si sono costruiti intorno scomparisse, e facesse vedere il vero io di quella persona.

E con Alfredo era così.

Se durante il giorno poteva sembrare freddo e distaccato, con nessun interesse verso di me, di notte diventava un'altra persona. Una persona dolce, con la voglia di innamorarsi e con il desiderio di distruggere la distanza che ci separa.

Ecco, io sapevo che quello era il vero Alfredo. E chissene frega se nel corso del giorno si comportava come se di me non gliene fregasse nulla. Era di notte che usciva fuori davvero, ed io riuscivo ad assaporare ogni minimo aspetto del suo vero carattere.

Ma cavolo. Quell'estate era già a metà della sua vita. Cosa sarebbe successo quando fosse finita? Io e Alfredo non ci saremmo parlati più, pensavo. In fondo, ognuno aveva la propria vita nella sua città, io in Toscana e lui in Sicilia. Saremmo andati a scuola. Avremmo dovuto studiare tanto. Ognuno aveva stili di vita diversi. Io sono una festaiola, mentre lui odia questo tipo di cose. Odia andare in discoteca. Ama uscire con i suoi amici, come tutti, ma a volte preferirebbe mille volte restare a casa ed immergersi semplicemente nei suoi pensieri, fissando il soffitto.

Alla fine 1056 km di distanza sono davvero tanti. E poi, avevamo vissuto 18 anni l'uno senza l'altro, oltrepassando ostacoli difficili, e vivendo esperienze dolorose. Però avevamo vissuto anche attimi di felicità senza conoscerci. Avevamo i nostri ricordi con altre persone.

Ognuno aveva la propria vita. Con cui l'altra persona non aveva nessun contatto.

Cosa ci sarebbe successo? Che fine avrebbe fatto quel rapporto che si stava creando? Si sarebbe stroncato e sarebbe stato dimenticato in qualche angolo della nostra memoria, senza dargli alcuna importanza? Oppure sarebbe continuato, e nonostante la distanza, avremmo potuto costruire qualcosa insieme?

Queste erano le domande che mi ponevo ogni giorno.

Perchè sapete cosa? Io, fin dal primo giorno, ho sempre saputo che avrei dovuto fare i conti con la costante paura di perderlo.

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