1. (Damiano)

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Osservo la macchia di sangue sul tappeto sotto al lavandino. Me so tagliato facendomi la barba e adesso me toccherà pagare i danni. Faccio spallucce e spruzzo il deodorante. Faccio piano nel riporlo, non voglio che si svegli. Mi parlerebbe, io dovrei risponderle e lei capirebbe che non mi ricordo il suo nome. Meglio uscire di nascosto come al solito.
Tanto mica me la devo sposare, no? Ci siamo visti nella hall, io ero ubriaco, lei pure e abbiamo scopato. Fine della storia.
Mi do un'ultima occhiata allo specchio dopo essermi infilato la camicia e constatato che sono presentabile, afferro la giacca e le lascio il bigliettino che le ho scritto prima, accanto alla lampada sul comodino. Ci rimarrà da schifo, ma una colazione in camera è meglio che niente.
Raggiungo la hall e trovo Vic ad aspettarmi. Ha l'aria incazzata e so già perchè.
"Scusami, lo so sono in ritardo"
"Ritardo? Sei ritardato semmai...E con tutto il rispetto per loro, che comunque sono meno scemi de te!"
"Buongiorno anche a te, eh!?"
"Dem, se perdiamo il volo solo per la tua scopata mattutina, giuro che..."
"Seh, va bè, calmati" le rispondo nervoso "Alla fine je sto a fa 'n favore ad Andrea"
"E quindi? Te sei preso 'n impegno e adesso lo rispetti"
"Va bene mamma"
Lei mi alza il medio ed io capisco che non è più arrabbiata. Mi fa un sorriso bello come il sole ed insieme raggiungiamo gli altri in macchina. Sono contento che sia rimasta sempre la stessa. La fama certe volte cambia le persone, ma lei è sempre rimasta la mia piccola nanerottola.
"Sua maestà ci ha raggiunti"
"Zittate Ethan!"
"E se perdiamo il volo?"
"Ancora con questa storia?" chiedo allacciandomi la cintura "Il concerto è tra due giorni. Stiamo andando solo a fare un favore ad un amico"
"Vi siete informati su dove sia questo King's Joker?" chiede Thomas.
Ethan controlla il telefono:"Ci sono stato parecchie volte, quando era ancora un ristorante indiano"
"Te pareva che non c'era stato, l'esperto de cucina" lo prende in giro Thomas. 
"Avete idea della pubblicità che gli stiamo dando?" chiedo guardando gli altri "Me deve solo ringrazià"
Vedo le facce scettiche dei miei compagni e sorrido battendo le mani.
"E fatelo 'n sorriso, no? Vedrete che arriveremo in tempo e che sarà l'inaugurazione più figa che Londra abbia mai visto"
Ethan inarca un sopracciglio e mi guarda perplesso, poi torna a leggere il suo libro.
Vic si mette apposto il trucco e Thomas si rimette a messaggiare con Anna.
A volte mi chiedo come diavolo facciano a stare ancora insieme quei due. Voglio dire sono passati quasi tre anni e ancora sono innamorati come il primo giorno, a dispetto della distanza e degli impegni della band. Credo che sia tutto merito degli ostacoli che hanno dovuto affrontare per poter stare insieme, cosa che li ha uniti ancora di più. Sono felice per Thomas, se lo merita in fondo.
Guardo fuori dal finestrino e la malinconia mi annebbia i pensieri. Sto andando a Londra per il mio primo tour europeo, l'intera capitale inglese sarà lì a guardarmi, ho finalmente realizzato il mio sogno e non sono per nulla agitato?
O meglio: lo sono, ma non per il concerto. Ho solo una cosa in mente, l'unica che mi fa davvero perdere la testa per l'emozione e la paura.
Alice.
Che strano: ora che ci penso, non l'ho più detto il suo nome ad alta voce. Sarà che quando pronunci il nome di una persona, è un pò come se facesse ancora parte della tua vita. Ed io preferisco non farlo, perchè Alice, per quanto mi costi ammetterlo, non fa più parte della mia.
Eppure ci ho pensato tutta la notte a come sarebbe potuto essere, scorgerla tra la folla e guardarla da lontano, senza dire niente.
Chissà se porta ancora quegli occhiali buffi, o se ha capito che quelle lentiggini sono da perderci la testa. Chissà se ha perso l'abitudine di annodarsi i capelli quando è nervosa e se ha finalmente provato il sushi. Chissà se lo fa ancora, di starsene ore ed ore a guardare la pioggia cadere, fuori dalla finestra, finchè non trova il giusto soggetto per uno dei suoi ritratti.
E chissà se ogni tanto, quando è sola e lui non c'è, mi pensa almeno un pò.
Ho visto qualche foto su Instagram e sembra che sia felice. Ma poi non si sa se è davvero così. Mio nonno dice sempre che le fotografie sono delle bugie immortalate per sempre.
Mi importa davvero?
Eppure in questi due anni e mezzo non è che l'abbia pensata così tanto. Solo qualche volta, i primi tempi, quando restavo solo e mi assaliva il rimorso di averla lasciata partire.
Se penso che ora....
Stringo i pugni fino a farmi male ed inizio a mordermi il labbro, come faccio sempre quando sono nervoso. Adesso che ci rifletto, non saprei nemmeno cosa dirle se la vedessi. Non dopo il modo brusco in cui ci siamo lasciati l'ultima volta.
Ho detto un sacco di cose che non pensavo in quella telefonata. O almeno per quanto riguarda lei. Forse dovrei chiederle scusa, o forse nemmeno la vedrò visto che Londra è così grande. E se la incontrassi in mezzo ad una marea di gente e non riuscissi a spiccicare parola?
Appoggio la fronte al finestrino e guardo le goccie di pioggia rincorrersi lungo il vetro appannato. Mi viene in mente una frase di Elvis:"Non so cosa sia l'amore. Ma senza dubbio, Londra ne è la casa"
E allora passo il pollice sulla scritta di un bracciale in argento che ormai non tolgo quasi mai.
HO SOLO CREDUTO IN ME STESSO.
Chissà se servirà anche stavolta!
Infilo la mano in tasca in cerca del mio cimelio porta fortuna e lo trovo subito. È ancora lì dove lo avevo lasciato l'ultima volta. Un pò consumato dal tempo, forse, ma ancora in grado di creare capolavori, nelle mani della persona giusta.
Mi guardo le dita annerite dal carbone e sorrido senza pensarci troppo. Certe cose sono così in fondo: le lasci in un cassetto, le riprendi in mano dopo tanto tempo e ti accorgi che il cuore non le ha mai dimenticate.

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