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Mi affretto ad attraversare la strada e salgo sul marciapiede, già affollato di persone.
"Con tutta questa ressa non entreremo mai!" dico a Tiziano, che mi prende per mano e mi sorride.
"Sta tranquilla, il proprietario è italiano e James lo conosce"
"Perchè ti ostini a chiamarlo in quel modo?" gli domando mentre mi faccio spazio tra la folla "E' italiano, chiamalo col suo nome"
Tiziano ha la mania di inglesizzare qualsiasi cosa e per di più Giacomo odia essere chiamato in quel modo. Se poi contiamo il fatto che ci siamo creati una cerchia di amici che sono quasi tutti italiani o italo-inglesi, viene da chiedersi perchè cerchi ancora di trasformare qualsiasi parola in un dittongo britannico.
"Come si chiama il proprietario? Sci....Sciroso, Scaroso o qualcosa di simile"
"E Giacomo lo conosce?"
"Esatto" mi risponde "Ha provato anche a chiedere indiscrezioni sull'ospite ma gli ha detto che la serata sarà a tema italiano, che potrà entrare solo un numero ristretto di gente e che la cosa sara super esclusiva e privata"
"Per questo credi sia Morata?"
"Bhe, se ci rifletti, lui ha postato una foto dove si stava preparando per una serata. Potrebbe essere questa, no?"
"Quindi siamo in una specie di cerchia vip, questa sera?"
"Diciamo di si" mi sorride, mi poggia una mano sulla schiena e lascia che sia io ad entrare per prima, sotto gli occhi infastiditi delle persone in fila.
L'ambiente è accogliente, caldo e ti fa sentire subito a casa. I muri sono di un tono caldo, quasi arancione e l'arredamento, così come anche il bancone, sono in legno scuro nel vero stile di un tipico pub inglese. Ma quello che davvero mi da l'idea di essere tornata in Italia, è il profumo di pasta alla carbonara che proviene da quella che sembra essere la cucina ed il profumo della pizza ancora fumante, al tavolo in fondo.
Alla mia destra, in un tavolo all'angolo di un palco dalle discrete dimensioni, troviamo i nostri amici e corriamo a salutarli.
"Finalmente" ci dice Giacomo "La pizza stava quasi per finire"
"Perdonaci, ma Tiziano ha finito tardi con il lavoro" rispondo "Ha corso più che poteva con l'auto per arrivare in tempo" lancio una finta occhiata d'ammonizione al mio fidanzato e saluto prima Antonio e poi le loro ragazze.
Mi baciano sulla guancia e mi chiedono come sto.
Tutto questo ancora mi destabilizza. Avere delle amiche a cui interessi sul serio come sto.
Prima di trasferirmi qui, anzi, prima di incontrare Damiano, la mia vita era piatta, senza un amico se non Stefano e soprattutto senza la voglia di svegliarmi il giorno dopo. A volte mi sembra impossibile il fatto di vestirmi per uscire il venerdì sera e dialogare con le amiche del più e del meno. Mi manca Stefano....Ora che ci penso, forse sarebbe meglio se uno di questi giorni mettessi da parte il mio stupido orgoglio e lo chiamassi.
Quanto in fretta può cambiare l'esistenza di una persona?
"Allora? Ti ha fatto prendere un infarto anche questa volta?" mi chiede Antonio, addentando un pezzetto di pizza.
"Non me ne parlare, da quando è arrivata quell'auto non parla che di quella o di calcio" gli rispondo.
"A proposito..." dice sorridendo a Tiziano "L'ultimo gol l'avete preso bello pesante, eh?"
Alzo gli occhi al cielo. Di questo passo finiremo un'altra volta per passare il resto della serata a parlare di football e motori.
Anche Ellen, la ragazza di Giacomo, scrolla la testa e sorride a me e alle altre ragazze, facendoci segno di seguirla al bancone. Ci si appoggia e si porta le mani ai capelli.
"Se sento un'altra parola su quella partita, giuro che mi scoppia la testa" dice ridendo.
"Giacomo ne ha parlato per tutto il giorno oggi, non la smetteva un attimo" ci dice Claudia, esasperata.
"Ordiniamo qualcosa? Io vorrei un bicchiere di vino" chiedo, cambiando discorso.
"Io credo che opterò per il solito Cosmopolitan" mi risponde Ellen.
"Io passo, ragazze, sono passata solo a salutarvi ma poi mi vedo con altre amiche per un compleanno" ci dice Claudia.
"D'accordo allora ci vediamo in settimana, d'accordo?" le domando.
"D'accordo" mi risponde sorridente nel suo mini-abito blu, uscendo dal locale e lasciandoci sole.
Ellen ha conosciuto Giacomo soltanto qualche mese fa, ma hanno fatto le cose in fretta e adesso stanno già convivendo. È bello parlare con lei ed uscire insieme al sabato sera, quando i nostri fidanzati passano la serata a litigare su quale squadra sia la migliore.
"Si sa nulla della sorpresa?" mi chiede, dopo aver ordinato.
"Per ora so soltanto che se non sarà Alvaro Morata, Tiziano ci rimarrà parecchio male"
"Anche Giacomo è convinto della stessa cosa" si porta il palmo alla fronte e scrolla la testa, divertita.
"Come procedono gli accordi per il book tour?"
"È davvero un agonia riuscire a trovare le date e ad incastrarle con i luoghi, ma ne abbiamo già trovata qualcuna"
"Wow, allora poi dovrai dirmele, così verrò a farmi autografare Beggin dalla famosa Alice Satta" mi dice divertita.
Le vendite sono iniziate un paio di mesi fa e sono andate alla grande. E nonostante questo, ho una paura folle di relazionarmi faccia a faccia con i miei lettori.
"Ho un'ansia terribile"
"E perchè mai?"
Sto per risponderle ma il cameriere ci interrompe.
"Ecco le vostre ordinazioni"
Ci voltiamo verso il bancone ed io inizio a sorseggiare il mio bicchiere di vino rigorosamente italiano.
"Vedi, sarebbe la prima volta che mi trovo faccia a fa..."
Non faccio in tempo a finire la frase che le luci si spengono e per un paio di secondi, l'intero locale rimane in silenzio e al buio.
Poi, d'improvviso si accendono solo le luci colorate al centro del locale, puntate verso di noi. Sono talmente accecanti da far scoppiare la testa e da far sembrare il resto del locale un deserto buio.
"Probabilmente stanno provando le luci" mi dice Ellen, voltandosi di nuovo verso il bancone per non dover tenere gli occhi socchiusi.
Mi volto anche io e bevo un sorso di vino ma pochi secondi dopo mi va quasi di traverso. Dalle casse, posizionate chissà dove nella stanza, parte una melodia di basso che le mie orecchie conoscono a memoria e che purtroppo riconoscerebbero tra mille. Sono quattro note inconfondibili che si ripetono una dietro l'altra, seguite da qualche lieve colpo di batteria.
Devono aver fatto partire il CD dei Måneskin. Eppure la melodia non mi sembra la stessa di quella registrata in studio.
Reprimo per qualche secondo l'istinto di voltarmi, per la paura che il peggiore dei miei incubi possa avverarsi. E più il mio cuore si dice che non possono essere loro e non possono essere qui, più il mio cervello capisce che invece è più che possibile, dato l'imminente concerto.
Mi volto a sinistra e dalle finestre vedo la gente fuori sporgersi ed urlare, ora che hanno capito quale sia la sorpresa di questa sera.
Soltanto io non l'ho capito. O meglio, non lo voglio accettare.
Anche dentro l'atmosfera è la stessa e la maggior parte della gente ha già iniziato ad urlare ed andare verso il palco. Certo che deve averne di soldi il proprietario, per permettersi di far suonare addirittura i Måneskin all'inaugurazione.
Sento un ultimo colpo di batteria e poi di nuovo quelle quattro note di basso.
Vic...
Mi si forma un nodo alla gola, nel pronunciare mentalmente il suo nome. Quanto tempo che non la sento suonare quel diavolo di donna.

Hi everybody, this is Måneskin, your listening to Chosen, listen clear baby, cause it begins like...

Fallito ogni tentativo di reprimere la mia curiosità, mi volto. Le luci ora non sono più così accecanti, anzi, sono puntate su di loro.
Posso vedere Damiano con assoluta perfezione ed in tutta la sua prestanza fisica ora che è illuminato da quei fari multicolore.
Ha addosso un maglione scuro, con il collo alto e dal tessuto aderente. I capelli sono raccolti in una coda improvvisata come al solito prima di salire sul palco e gli occhi sono ancora disarmanti come li ricordavo. Penetranti e talmente belli da consumarti quasi, quando si posano su di te, come un fiammifero acceso può consumare un pezzetto di carta.
Ho lo sguardo fisso su di lui e ringrazio il cielo che non riesca a vedermi, perchè non ho idea di quale sia la mia espressione in questo momento.
So soltanto che sono qui, a Londra, in un locale esclusivo e che sto rivedendo qualcuno che credevo di aver perso per sempre. Fatico a respirare e credo che nemmeno il cuore sia messo molto bene. Ho nella testa mille pensieri che si aggrovigliano e diventano fastidiosi come spilli e tutto quello che vorrei fare è scappare.
Dopo l'ultima telefonata, quasi un anno fa, io e Damiano non ci siamo più sentiti. Abbiamo litigato come pazzi ed io gli ho riattaccato in faccia. Ma che potevo fare? Stava riempiendo di insulti Tiziano, dopo aver saputo che lo avevo incontrato a Londra e che ci eravamo messi insieme. Lo aveva addirittura accusato di averci separati, trovandomi apposta questo lavoro in Inghilterra. Come se Tiziano potesse mai fare una cosa simile!
Ad ogni modo, da quel mattino di Maggio non lo ho più sentito ed ora, a distanza di un anno, eccolo lì. Damiano David. Con il suo ego smisurato, la sua carriera all'apice e la sua aura carica di erotismo.
Non c'è donna nel locale che non lo stia guardando come se fosse di plastica. Talmente perfetto da non sembrare vero. Persino Ellen, che non si scompone quasi mai, lo sta guardando come fosse un dipinto.
È sempre stato l'effetto che faceva anche a me d'altro canto. Quando passavo ore intere a fissarlo, mentre dormiva, per disegnarlo.
E così erano loro, la grande sorpresa di cui parlava il volantino.
Anche adesso, dopo tanto tempo, ho ancora lo sguardo attratto dalla figura di Damiano, come fosse una calamita per le mie pupille. Non riesco a staccare gli occhi dalla linea delle sue labbra, che si appoggiano al microfono e mi fanno desiderare di averle addosso, come se questo tempo non fosse mai passato.
Mi convinco a distogliere lo sguardo e trovo Tiziano a fissarmi da lontano.
Ha uno sguardo strano, infastidito e dispiaciuto allo stesso tempo.
Lo raggiungo tenendo la testa bassa e lo guardo senza dire nulla.
"Mi dispiace, tesoro, non ne avevo idea te lo giuro" mi rassicura.
Ma certo che no. Altrimenti non mi avrebbe mai portata qui.
"Lo so, tranquillo!"
"Vuoi andare a casa? Non c'è problema"
"No, lascia stare, prima o poi dovrò pure affrontarlo, giusto?"
"Sicura di volerlo fare stasera?" mi chiede, così dolcemente da non sembrare quasi lui.
Gli faccio segno di si con la testa e quando mi volto, trovo le iridi scure di Damiano a puntarmi dal palco. Gli occhi spalancati, confusi, forse un pò tristi. Mi fissa e non la smette.
Tiziano mi cinge i fianchi con il braccio per reclamare ciò che è suo. Non lo vedo ma posso immaginarlo posare lo sguardo su di me e su Damiano a ripetizione, sentendosi minacciato.
Lo guardo, gli faccio un sorriso e lui ricambia, stringendomi più forte.

Quasi un'ora e mezzo dopo il locale si è riempito ancora di più, il concerto dei Måneskin è terminato e noi siamo in piedi accanto al tavolo e stiamo salutando i nostri amici, prima di tornare ognuno a casa propria. Anche io non vedo l'ora di andarmene da questo posto.
Non ho mai detto a nessuno di me e Damiano, se non a Tiziano. Persino Beggin, il libro he ho scritto, senmbra non parlare di noi da quando ho cambiato completamente i nomi dei protagonisti.
I ragazzi dal palco hanno fatto a turno per fissarmi come fossi un fantasma e Damiano invece, non ha fatto altro che scrutarmi per tutto il tempo, senza ritegno. Come se non ci fosse nessun'altro attorno a noi.
Guardo Tiziano allontanarsi per pagare e prego che si sbrighi. Non so cosa farei se Damiano dovesse decidere di uscire tra la gente e venire a...
Sento un grido levarsi tra la folla nella sala del locale e poi sento una mano sulla spalla e mi volto. Damiano è di fronte a me, siamo occhi negli occhi ed io vorrei tanto ricordarmi come diavolo si fa a respirare.
Quanto mi è mancato. Non è cambiato per nulla e sembra che il tempo non sia mai passato da quella mattina in aeroporto. Siamo ancora uno di fronte all'altro, tristi, ad aspettare che uno dei due dica qualcosa.
Che strana sensazione ho nel cuore: è come se questi due anni li avessi vissuti sott'acqua, in apnea. L'ho rivisto tra la folla ed ho ripreso a respirare.
"Ciao" mi dice, mentre due omoni cercano di tenere lontana la gente che si sbraccia, cercando la sua attenzione.
"Ciao, Dem" gli dico piano, come se non volessi farmi sentire.
E adesso?

Beggin 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora