Non ero abituata a condividere le mie amate cuffie. Quando ascoltavo la musica, mi estraniavo da tutto il resto, e questa bellissima sensazione non riuscivo proprio a condividerla con qualcuno, nonostante quel qualcuno fosse Kevin. I capelli neri gli ricadevano sulla fronte mossi dal vento ancora caldo di Settembre e i suoi occhi scuri si soffermarono per pochi secondi sulla mia minuta figura prima che iniziasse a parlare.
-Hey Sam.- (Eh già, a mia madre faceva impazzire il nome Sam per le donne)
Mi richiamò dallo stato di trance che mi provocava la voce di Kurt Cobain, e i miei occhi azzurri si piantarono di colpo su di lui, come se mi avesse svegliata bruscamente da un sonno profondo.
-Cambia canzone, è la quarta volta che la ascolto da stamattina.-
Lui aveva 19 anni, tre anni in piu' a me, in molti guardandoci avrebbero pensato 'Che bella coppia' ma non era affatto così, se volevamo dirla tutta potevamo considerarci fratelli dato che ci conoscevamo da praticamente 14 anni, ma com'è che si dice? "Una persona non si conosce mai fino in fondo, nemmeno dopo 50 anni" Io e Kevin avevamo sempre dato retta a questo detto, come se fosse il nostro motto per tenerci alla larga da possibili delusioni... Un po' come la frase 'Live and let die' che significa 'Vivi e lascia morire', una delle mie frasi preferite in assoluto e titolo della splendida canzone dei Guns N' Roses che ascoltavo proprio in quel momento, grazie al tempismo perfetto della riproduzione casuale del mio Samsung. I miei capelli tinti di blu erano sciolti e il vento me li gettava indietro mentre camminavamo tra le numerose e splendide spiagge di Newport, accompagnati dalla voce di Axl Rose e dalla chitarra di Slash. D'un tratto il mio telefono iniziò a vibrare... Una vibrazione che era tutto tranne che silenziosa. Era il mio datore di lavoro. Avevo solo 15 anni quando iniziai a lavorare in quel piccolo ma frequentato bar/ristorante di New York insieme a Kevin, la prima volta che ebbi il piacere di lavorarci (sempre se lavorare potesse essere considerato un piacere) rimasi un po' sbalordita. Ero di poco piu' piccola ma non avevo pretese quindi lavorare al famoso 'Moonstruck' per me era okay, se non altro quello che veramente mi stava bene era la paga settimanale di 50 dollari, che ora grazie all'esperienza e al rapporto di 'amicizia' che si era creato con il proprietario Brendon Foster era cresciuta fino a 600 dollari mensili, passando da part-time a full-time. E benché il tempo per studiare rimanesse poco e il terzo anno del liceo linguistico fosse impegnativo, sentivo comunque la necessità di avere uno stipendio mio seppur non esagerato, in modo da non pretendere soldi da mia madre sapendo la nostra situazione economica. Non stavamo messi male economicamente ma di certo non navigavamo nell'oro.
Con svogliatezza risposi al telefono sapendo già a cosa andavo incontro:
-Pronto?- dissi con voce annoiata.
-Sam, sono Brendon... Volevo chiederti se domani potevi fare il doppio turno. Sai c'è una ragazza, Julie Cox, che è in prova ma mi ha appena avvisato che domani non è disponibile. Perciò se venissi mi faresti un favore enorme, allora che mi dici?-
Ecco... come immaginavo, sapevo che non dovevo rispondere o dire di no, ma ovviamente la mia risposta fu tutt'altro che negativa... come al solito.
-Okay Bren, ci sarò.- Risposi frustrata alla sua proposta, senza preoccuparmi di nascondere ciò che la mia voce faceva intuire: svogliatezza, pigrizia e perché no, anche rabbia nei confronti di quella Julie.
-Sei il mio angelo Sam, grazie mille. Ah e non preoccuparti, se Cox continua così non l'avremo per molto tempo tra i piedi, e menomale che siamo solo all'inizio! Ah i giovani d'oggi...-
Cox o non Cox tra i piedi, restava il fatto che il giorno dopo avrei dovuto fare il doppio turno e sapevo benissimo che con tutti quei discorsetti Brendon cercava soltanto di sviare il discorso, a volte credeva davvero che fossi cretina ma non mi andava di iniziare una discussione, così con non molta gentilezza terminai la chiamata e gettai il telefono con nonchalance nella borsa da mare che aveva preparato la mattina Kevin. Mi guardò di sfuggita e capì che ero abbastanza irritata, con estrema delicatezza posò un braccio attorno alle mie spalle.
-Era Foster? Che voleva?- Chiese curioso e un po' insospettito. Quell'uomo non gli era mai piaciuto molto, soprattutto quando si trattava del rapporto che aveva con me, il quale era piuttosto amichevole.
-Vuole che domani sostituisca una certa Julie Cox , io ho detto di si e quindi dovrò fare il doppio turno.-
-Ah, bene. Quindi dovrò sopportarti anche domani durante il mio turno?- Mi fissò con un sorrisetto sghembo e nonostante fossi ancora irritata per la chiamata di pochi minuti prima, non potei evitare di sorridergli.
-Tu mi sopporterai per il resto dei tuoi giorni, forse non ti è chiaro. E se muoio prima io è probabile che il mio spirito rimanga qui sulla terra per tormentarti e per mettere fine alla tua vita con una morte macabra stile American Horror Story.- Gli risposi con uno dei miei sorrisetti inquietanti da degna amante dell'horror.
-Okay, risparmia le tue fantasie macabre sulla mia morte per la prossima volta. Ora cosa vogliamo fare?... Torniamo in città? Qui vicino al mare inizia a fare freschetto e non voglio che la bimba si ammali.- Continuava a prendermi in giro ma ero davvero stanca, così ignorai le sue frecciatine e risposi stiracchiando i muscoli intorpiditi per la lunga camminata.
-Direi di si, ho troppo sonno... stanotte non ho dormito e poi il mare mi stanca quindi andiamo dai.- Era vero, mi sentivo le gambe pesanti e volevo dormire.
-Sembri una vecchia- Mi disse ridacchiando.
-Taci plebeo.- Gli risposi a tono.
Ci avviammo verso la macchina, Kevin aveva la smart parcheggiata a 10 minuti da dove stavamo. La nostra idea iniziale era quella di fare un giro a Boston ma il tragitto in macchina non era poi così breve, così decidemmo di sostare a Newport e goderci le ultime giornate calde dell'estate che stava ormai per terminare.
Una volta saliti in macchina e dopo aver sistemato per bene le borse mi addormentai subito.

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Live and let die || Luke hemmings
Fanfiction"Preferisco essere odiato per quello che sono, che amato per quello che non sono." Sam Price era una semplice sedicenne newyorkese. Sam Price era stata ferita più volte dalle persone che la circondavano. Persone in cui lei aveva riposto la propria f...