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"Mio Dio spero di non aver dimenticata nulla "

Facevo un giro per la casa per controllare che non mi mancasse niente: dovevo andare in vacanza due settimane da sola in una colonia e se mi fossi dimenticata qualcosa sarei impazzita.

Ero troppo in ansia, speravo che andasse bene questa vacanza, ne avevo bisogno. Quest'anno è stato davvero insopportabile e troppo difficile.

"Figlia ti sbrighi che siamo in ritardo" esclamò mio padre in tono sarcastico.

Mi spezza sempre quando mi chiama così. Dubitavo fosse davvero così tardi, ma fargli cambiare idea è una sconfitta già in partenza.

Mi rassegnai al pensiero di aver dimenticato qualcosa e mi misi le scarpe. Uscí e con il cuore in gola mi preparai psicologicamente per affrontare quella lunghissima e stancante vacanza. Del resto sì, è una vacanza, ma sarà piena di escursioni, passeggiate, lunghe serate e sveglie molto presto. Speravo di non uscirne troppo stanca, ma in effetti mi sono sempre piaciute queste attività quindi potevo dire di esserne anche felice.

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Quando arrivai all'aereoporto iniziava a salirmi una certa ansia: davvero non sapevo come sarebbe andata a finire, ero davvero preoccupata di non essere abbastanza, sì lo so, erano paranoie inutili, ma se mai fosse andato tutto male non sarei riuscita a reggerlo. Speravo solo che le persone che avrei trovato fossero gentili.

Aspettai lì con mio padre per quasi un'ora e mezza, finchè non partii con i pochi ragazzi che avrebbero il campo con me che hanno usato il mio stesso mezzo, ero sicura che ci sarebbero stati tantissimi altri ragazzi che avevo usato altri mezzi e erano in viaggio come me o erano già arrivati.

Durante il viaggio leggo, ascolto musica e mi sento particolarmente in soggezione, sono una ragazza incredibilmente timida e mi sento osservata sempre, anche quando sono sola, non posso farci niente.

Finalmente, dopo quattro ore di viaggio arrivai all'Hotel in una piccola città del Trentino. Aveva un panorama spettacolare, ogni dove ti giravi vedevi montagne ricoperte di pini che sembravano poter essere scavalcati con pochi passi. Non vedevo altre persone oltre agli animatori, forse mi ero sbagliata. A quel punto mi salí l'ansia. Forse avevo sbagliato posto. Ma le mie intuizioni si rivelarono errate quando l'addetta alle camere ( già scelte per mancanza di tempo) mi disse che le mie compagne di stanza sono già nella stanza ad aspettarmi. Feci un sospiro di sollievo e iniziai a rimuginare. Presi la valigia e mentre seguivo un addetto che mi portava in camera iniziai a pensare a come sarebbero state le mie compagne, io le considero le persone più importanti perchè sono quelle che conosci prima e con cui passerai più tempo, perchè se ti faranno sentire loro una nullità, allora puoi star certo che tutto questo sarà rovinato in partenza. lo dico per esperienza.

Il ragazzo mi lasciò di fronte alla porta "859", diceva la targa la targa. Bissau. La porta era già aperta. Dentro c'erano tre ragazze: la prima che noto era quella che si stava sistemando le scarpe incredibilmente pacchiane, ma non dissi niente ovviamente. Indossava un vestito molto corto con delle calze a rete. La seconda cosa che notai furono una montagna di trucchi su uno dei due letti più centrali, anche se poi notai anche un letto a castello. C'era un'altra ragazza, che però era seduta sul letto, aveva i capelli scuri, era alta e leggermente in carne. Poi notai un'ultima ragazza, aveva i capelli biondi e leggermente mossi, era bassina e magra. Mi dissero i loro nomi: la prima si chiama Camilla, la seconda Gloria e l'ultima Luisa.

Mi sembrarono subito simpatiche. Mi accolsero subito bene nella nuova stanza e io mi mostrai carina e gentile, come sono sempre stata. Forse apparsi un pò chiusa, infatti la Camilla mi disse in modo molto
sfacciato "sembri una tipa molto solitaria, sai, una di quelle che se ne sta in un angolino a leggere". Avrei voluto dirle cose non belle per sottolineare il fatto che ne io ne lei siamo indovine e che non dovrebbe sparare sentenze come se niente fosse, invece con un sorriso disegnato a matita le dissi: "Si, mi piace molto leggere, ma sicuramente non sono solitaria. Nella mia città ho molti amici, sono praticamente la mia famiglia". Nel mentre che lo dico la ragazza dalle scarpe orrende lanciò occhiate alle altre due come per dire ""ma la sentite questa sfigata"" anche se le due sembravano non filarsela. Allora Gloria mi chiese: "Ah! A proposito, da che città vieni?". "Milano" risposi. "Qual è il tuo nome?" mi chiese poi Luisa. "Beatrice" risposi.

Anche se io non ti conoscoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora