17. L'inizio della fine

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Piove a dirotto, e l'unica cosa a cui riesco a pensare è che il mio nemico si trova davanti a me.

È l'ultima persona che avrei voluto qui, sopratutto in un momento del genere.

Ho mille domande in testa, tra cui: cosa ci fa Miller nel Bronx? Certo, tutti sono a conoscenza della sua fama, soprattutto tra le ragazze. Ma non mi aspettavo che frequentasse posti del genere.

«Seguimi», mi ordina con freddezza.

I capelli corvini fanno contrasto con i suoi occhi verdi e il modo in cui mi guarda mi fa capire che è infastidito dalla mia presenza.

Alle sue parole aggrotto le sopracciglia, sta scherzando spero.

«No, non mi fido di te, Miller», ribatto acidamente, incrociando le braccia al petto.

Un ghigno crudele attraversa il suo volto e l'odio che provo per lui aumenta in modo spietato.

«Intelligente», commenta, sostenendo il mio sguardo. «Ma la mia non era una domanda. Se resti qui, tutti ti vedranno come un bersaglio e questo bel posto sarà la tua tomba, Evans.»

Un brivido percorre la mia colonna vertebrale e lo stomaco mi si stringe in una morsa.

Rassicurante devo dire.

«Non sono affari tuoi. E per lo più, cosa te ne importa? A te non dispiacerebbe.»

Probabilmente, organizzerebbe una mega festa per festeggiare la mia morte. E inoltre, non mancherebbe di certo mia madre.

«Hai detto bene, a me non me ne fregherebbe un cazzo», ammette e i suoi occhi fanno un guizzo indecifrabile. «Sono qui solo perché Scott mi ha supplicato di assicurarmi che tu non muoia», dal modo in cui mi parla sembra disprezzare il suo amico per ciò.

Non mi stupisco nemmeno più di tanto, dato che Miller odia noi Evans, soprattutto mio fratello in ambito sportivo.

1) Dio, quanto detesto questo ragazzo.
2) Scott? Da quando si preoccupa per me? E inoltre, come fa a sapere la mia posizione attuale?
3) ripropongo il punto uno.

«Posso badare a me stessa», assottiglio lo sguardo nella sua direzione. Non ho di certo bisogno di un babysitter, figuratevi se ho bisogno di lui. Ma questa parte della frase la tengo per me.

«Senti faccia da bambola, non ho tempo di giocare», biascica arrogantemente, avanzando pericolosamente nella mia direzione.

Ci dividono pochi centimetri e io deglutisco a fatica per colpa di questa sua vicinanza insolita.

Io devo trovare mio fratello.

Sto per rispondergli, ma degli spari improvvisi mi battono sul tempo.

Oddio.

Non ho il tempo di reagire che, Miller mi afferra per il polso, tirandomi con forza nella sua direzione e il suo corpo incombe improvvisamente su di me.

Fortunatamente, il vicolo in cui siamo è abbastanza buio e quindi riusciamo facilmente a nasconderci.

Trattengo il respiro a fatica per colpa della paura che sto provando, abbasso lo sguardo e noto la sua mano che continua a stringere il mio polso e un leggero fastidio mi si insinua dentro.

Riesco a sentire i suoi addominali duri attraverso il tessuto della sua maglia nera, ecco uno dei tanti motivi del perché molte ragazze lo venerano, definendolo persino un dio.

Patetiche.

Nel momento in cui gli spari cessano, Miller si allontana in silenzio e io mi volto nella sua direzione, puntando i miei occhi in quelli smeraldi di quest'ultimo.

A differenza mia, non sembra affatto spaventato, anzi. Io invece, continuo a respirare affannosamente, sentendo un pizzico di imbarazzo mentre lui mi fissa dal suo metro e ottantasei.

«Va bene, ti seguo», decido di accettare la sua 'proposta', ho troppa paura di vagare sola nel Bronx, soprattutto dopo quegli spari improvvisi.

Prima e ultima vota che metto da parte il mio orgoglio.

Un'espressione maledettamente compiaciuta attraversa il suo volto e dopodiché inizia a camminare. Dio, è arrogante anche nel modo di muoversi.

Lo seguo controvoglia, ma poco dopo, mi accorgo che stiamo percorrendo una strada diversa da quella che ho fatto precedentemente. «Non stiamo andando nella direzione sbagliata?», gli chiedo, attivando la mia modalità 'diffidente'.

«Non per quello che ho pianificato», mi risponde, sfoderando la sua solita sicurezza.

Decido di non replicare, continuando a camminare dietro di lui.

Mi guardo intorno, osservando la pioggia che batte prepotentemente sull'asfalto, l'unica cosa positiva è che grazie ad essa non c'è nessuno in giro, fatta eccezione per me e Miller.

Pochi secondi dopo, la mia attenzione viene catturata da un'insegna luminosa di un locale.

Lori's Pub

Corrugo la fronte non appena intravedo Blake andare proprio verso l'entrata, accelero il passo, affiancandolo.

Cosa vuole fare?

Quando apre la porta del locale, una forte puzza di fumo e alcol mi inebria le narici, provocandomi un leggero giramento di testa.

Ci sono una marea di persone, alcune che amoreggiano, altre che bevono e ballano come se non ci fosse un domani.

«Evans», mi richiama annoiato, indicando qualcosa alle mie spalle con una rapida occhiata.

Mi volto di scatto, pietrificandomi sul posto non appena vedo mio fratello.

Osservo attentamente la scena, stringendo con rabbia le maniche della mia felpa.

C'è Jaden che ride con altri uomini, tutti più grandi di lui, in una mano ha delle bustine con dentro delle sostanze e nell'altra un mazzo di soldi.

Allora è per questo che viene qui, mio fratello è finito nel tunnel della brutta bestia.

Il sorriso gli muore sulle labbra non appena intercetta il mio sguardo, spalanca gli occhi e a passo svelto si avvicina a me.

Lo fulmino con lo sguardo non appena cerca di trovare delle scuse.

«Ci vediamo alla partita di domani, o forse no», Miller sfotte Jaden e dopodiché sostiene per pochi secondi il mio sguardo, mentre si gusta divertito la scena.

Lo odio.
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Ehilà! Ecco qua il nuovo capitolo, spero vivamente che vi sia piaciuto. Fatemi sapere, ci terrei molto💘💓💖

- Sabrina🍓

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