11. La mia vita sarebbe un bel documentario

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Al mio risveglio mi ritrovo con la testa posizionata sulle gambe di Olivia.

Mi stropiccio gli occhi assonnati e dopodiché mi guardo intorno, accorgendomi di essere in una camera a me del tutto sconosciuta.

Cavolo.
Sono in un mare di guai.

Limitati ricordi della sera precedente fanno capolino nella mia mente.
Avevo buttato giù un paio di bicchieri con dentro diversi alcolici e poi non so, vuoto totale.

Intravedo il mio cellulare sopra il comodino bianco accanto al grande letto e nell'istante in cui mi allungo per prenderlo mi arriva una notifica.

Spalanco gli occhi alla vista dell'enorme quantità di sms e soprattutto di chiamate perse.

Leggo di sfuggita uno dei messaggi che mi ha inviato mio fratello.

Oggi, tu e papà verrete a pranzo a casa nostra. Mamma non sembra per niente di buonumore, preparati e ti prego rispondimi al più presto, mi sto preoccupando!

Bene, quel 'preparati' non mi convince affatto, mi alzo lentamente dal letto senza fare rumore, è sabato e non vorrei svegliare inutilmente Olivia.

Esco dalla stanza e mi guardo intorno, ci sono svariati studenti della South che stanno dormendo indisturbati sul pavimento del corridoio.

Scendo le scale e finalmente raggiungo il piano terra.

Okay e ora cosa faccio?! Sono letteralmente bloccata qui.

Noto Scott e altri ragazzi finire di raccogliere le varie lattine di birra da terra e decido di andare in giardino, dove trovo Jace in compagnia di Miller e alcune cheerleader.

Alzo gli occhi al cielo non appena si voltano verso di me, o meglio, tutti tranne Blake.

Quest'ultimo non mi degna nemmeno della sua presenza e continua a farsi gli affari suoi.

Meglio così.

«Ehi Allie!», mi saluta Jace e io faccio altrettanto, fingendo un sorriso.

Nel frattempo, Rebecca mi passa accanto, lanciandomi un'occhiataccia.

Dio, voglio ritornare a casa, subito!

«Hai fame? Se vuoi fare colazione c'è del cibo in cucina», mi informa Jace, avanzando nella mia direzione.

«No, in realtà dovrei tornare a casa».

Subito dopo, ci raggiunge Scott che mi scruta dalla sua altezza spaventosa.

È bello, dannazione se lo è.

«Ti possono accompagnare loro, no?», Jace sembra rivolgersi proprio a quest'ultimo e a Blake, difatti, Miller che fino a poco fa non ci degnava di uno sguardo, si gira verso la nostra direzione.

Eh?
Assolutamente no, non salgo in macchina con il nemico.

A differenza degli altri che fanno a gara per mostrare il loro disgusto nei miei confronti, Blake ha un viso privo di emozioni che mi studia con intensità e che non fa trasparire alcun pensiero.

Ciò significa che non so cosa aspettarmi da lui e che prima o poi sarò colta di sorpresa.

«Sei l'unico che non ha bevuto ieri sera, non ti sto chiedendo tanto, è solo un passaggio!», continua a dirgli Jace, cercando di convincerlo.

Nel mentre, Blake lo incenerisce con lo sguardo e dopodiché getta il mozzicone della sigaretta a terra.

«Lo faccio solo perché ti devo un fottuto favore», specifica nella direzione di Jace e dopodiché si volta verso di me. «Sali».

Mi ha appena trattata come se fossi un cane? Ma chi si crede di essere?

Stronzo.

«Lo faccio, ma non di certo perché me lo hai ordinato tu, Miller», ribatto per poi sistemarmi sul sedile posteriore della sua auto.

«Fate i bravi», mormora velocemente Jace nella loro direzione.

«Si, papà», gli risponde divertito Scott, sedendosi sul sedile accanto a quello del guidatore.

Quando Blake stringe le mani attorno al volante non posso fare a meno di notare le nocche sbucciate, probabilmente ieri sera avrà fatto a botte con qualcuno.

Non mi stupisco più di tanto.

Poco dopo, Scott alza il volume della radio e inizia a canticchiare, alleggerendo la tensione che si era creata.

𖥸𖥸𖥸

«Puzzi di alcol, Allie», cantilena nella mia direzione mio padre. «Smettila di tenere il cellulare silenziato, mi hai fatto preoccupare».

Mi fermo e mi volto verso di lui. «Avevo il telefon-», non riesco a finire la frase che inizia subito a parlarmi sopra.

«Fammi indovinare, avevi il telefono spento? D'altronde come sempre...», sembra a dir poco deluso dal mio comportamento. «Tra poco andremo a pranzo da tua madre e da tuo fratello, per favore datti una sistemata».

Mi limito ad annuire e a passo svelto mi dirigo in bagno.

Ho preferito non controbattere, non volevo peggiorare la situazione.

Mi faccio una doccia fredda e dopodiché mi vesto velocemente.
Lego i capelli in una coda di cavallo e dopodiché decido di applicare del mascara sulle mie folte ciglia.

Nonostante ciò, mi sento ancora in completo disordine.

Afferro il mio telefono e raggiungo mio padre davanti alla sua auto.

𖥸𖥸𖥸

«Mamma», la saluto non appena metto piede dentro la mia vecchia casa.

«Disgrazia...», biascica a bassa voce nella mia direzione, ha bevuto di nuovo.

Ha i capelli raccolti in una crocchia e il rossetto rosso mette in risalto i suoi occhi verdi, ormai spenti.

Intravedo svariate bottiglie di vino mezze vuote sul ripiano della cucina.

Da quando mio padre le ha chiesto il divorzio non c'è giorno in cui lei non beve.

«Accomodatevi pure nella sala da pranzo», ci invita la donna che lavora per mia madre.

Io invece faccio tutt'altro, lascio da soli i miei genitori e decido di andare al piano superiore, precisamente nella camera di mio fratello.

Arrivata, percorro con lo sguardo la stanza ma non c'è nessuna sua traccia, ma dove si è cacciato?

Un biglietto leggermente accartocciato sulla sua scrivania attira la mia attenzione.
Si, sono una ficcanaso ma poco importa.

Lo afferro e inizio a leggerlo con la fronte corrugata.

Ci vediamo il 24/09/21 nel quartiere del Bronx alle 22:00, come l'ultima volta.
Non farti vedere da nessuno, mi raccomando.

Rileggo frettolosamente il biglietto, ma il contenuto rimane sempre quello.

Tra due giorni deve andare in quel quartiere malfamato e soprattutto pericoloso.

Cosa nasconde? Sono confusa.

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Scusatemi per il lieve ritardo nel pubblicare, ma sono stata molto impegnata con la scuola!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto💗

- Sabrina🍓

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