"Ombra"

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Brian riuscì a tornare a casa senza perdersi, il silenzio che lo aveva accompagnato durante il tragitto l'aveva messo parecchio a disagio, infatti aveva deciso di mettersi le cuffie per distrarsi e per ascoltare la sua playlist preferita.
Era entrato in casa senza fare rumore, ma sua madre si era comunque accorta di lui.
-Ciao Brian com'è andato il primo giorno?- chiese lei curiosa
-bene...- rispose il ragazzo infastidito
-cosa avete fatto?-
-niente di che- mentì, gli venne abbastanza facile dato che era la risposta che dava ogni volta che tornava a casa da scuola.
-come sempre- commentò sarcasticamente lei. Era in cucina, seduta al tavolo, di fronte al computer. Era da ormai tre anni che lavorava da casa e ciò a Brian piaceva, per qualsiasi cosa poteva sempre contare sul suo aiuto, ma a volte stare da soli con lei, tra le stesse mura era faticoso, sia fisicamente che mentalmente.
Il ragazzo salì le scale e si diresse velocemente in camera sua. Sua madre, come sempre, non lo fermò.
Aveva ancora le buste in mano, decise di riordinare i libri prima che fosse troppo stanco.
Tirò fuori tutto, rovesciando il primo sacchetto sul letto, fece lo stesso con il secondo, mentre mise la scatola dentro l'armadio, senza tirare fuori le divise.
Studiò per un istante il casino che aveva combinato, poi iniziò a sistemare i libri sulla libreria, accanto ai suoi amati quaderni.
Per le penne e il resto non aveva bisogno di comprarle, tanto ne aveva una quantità industriale di cancelleria nei cassetti.
Appena ebbe finito si sedette sulla sedia, prese un vecchio astuccio e aprì uno dei cassetti della scrivania. Tirò fuori un paio di penne e iniziò a metterle dentro la custodia.
Si spostò verso il letto e prese lo zaino giallo, prese il diario fornitogli dalla scuola e studiò l'orario di domani.
Quello sarebbe stato il secondo giorno di scuola e non sapeva se i professori avrebbero voluto fare lezione oppure no. Magari era in programma una gita dentro l'istituto stesso o i professori avrebbero introdotto le loro materie per poi lasciare in pace gli studenti.
Nel dubbio fece lo zaino scegliendo con cura i libri che corrispondevano alle materie, mise anche il portacolori che aveva preparato prima con molta cura, un paio dei suoi quaderni, quelli che usava principalmente per disegnare, l'agenda e una borraccia piena d'acqua.
Appena ebbe finito decise di rilassarsi un attimo lì, seduto sulla scrivania, in una posizione fin troppo scomoda.
Brian non riusciva a togliersi dalla mente la scena in cui la creatura si avvicinava a lui per studiarlo. Iniziò a pensare a quale animale potesse assomigliare di più, l'unica che gli venne in mente era una pantera nera, dato che quella cosa assomigliava davvero tanto ad un felino. Era strano però, le pantere potevano vivere in quel luogo così buio, freddo e stretto?..
Quando aveva saputo del trasferimento  suo padre gli aveva detto che l'animale più pericoloso che avrebbe potuto trovare in quella zona erano gli insetti.
Brian cercò di capire se delle zanzare potevano essere più mortali delle pantere. Concluse quasi subito che la risposta era affermativa.

I suoi genitori non gli avevano mai detto di non esplorare il bosco, quindi suppose che nessuno sapeva di quel pericolo. Nemmeno gli abitanti della cittadina?..
Il ragazzo aveva troppe domande ma non poteva ottenere alcuna risposta altrimenti sarebbe stato costretto a rivelare ciò che aveva visto e il suo istinto diceva che era meglio non farlo.
Per farsi togliere quei pensieri dalla mente prese un quaderno giallo dalla libreria e una matita da uno dei cassetti, aprì il quaderno e iniziò a scarabocchiare sulla prima pagina, la sua testa continuava a riempirsi dei dettagli di quella cosa: le orecchie, gli artigli, la lunga coda, si accorse solo in quel momento che all'estremità di questa c'era una specie di triangolo, gli ricordava molto la coda di un diavolo, quelli rossi con le corna che tutti conoscono. Adesso che ci pensava le zampe non erano come quelle dei felini, gli artigli sembravano lunghe dita affilate. Nonostante avesse incontrato la creatura in una situazione disperata, più la ricordava, più l'immagine risultava chiara e vivida.
Questa cosa lo stupì, lui aveva una memoria orribile, si stupiva già solo di ricordare la strana sostanza di cui era fatta la cosa, figuriamoci se si era soffermato così tanto sui dettagli. Ad un certo punto si ricordò un particolare fondamentale, gli occhi, rimase a bocca aperta quando gli riaffiorò alla mente che erano completamente bianchi. Gli occhi erano la prima cosa che aveva visto, Brian fece una ricerca veloce sul cellulare, per scoprire se esistesse un animale con gli occhi completamene bianchi.
Ciò lo portò a scoprire che nessun animale aveva queste caratteristiche, solo gli animali ciechi possedevano degli occhi leggermente bianchi. Ma lui era sicuro che la creatura che aveva incontrato non era cieca, l'aveva osservato, si era anche girata per guardarlo un'ultima volta. Magari l'aveva annusato ma adesso che ci pensava non aveva un naso, anzi non sembrava avesse una faccia. Era come un'ombra.
Le parole di Luca gli riaffiorarono alla mente, quindi erano davvero ombre?
Scrisse la parola "ombra" a penna nera in alto sul quaderno, mentre il disegno era in basso a sinistra.
Rimase a fissare quella pagina per un paio di secondi, poi si convinse dell'idea che gli aveva già sfiorato più volte la mente. Doveva capire cosa fosse quella cosa.
Si stupì di come Alisia aveva reagito allo stato di Luca magari lei sapeva qualcosa. Anche Alberto sembrava coinvolto, persino Ginevra era sospetta.
Magari loro sapevano di cosa si trattasse. Ma allora perché non dirlo?...
Forse c'era qualcosa sotto, qualcosa di più grande di quella semplice creatura
Doveva capire cosa, la scuola era decisamente coinvolta, l'iniziazione era una scusa per immischiare gli studenti. Come mai nessuno diceva nulla?
Tutto questo era molto strano, fin troppo. Perché nessuno si era accorto di niente?
Brian non riusciva a stare con le mani in mano, doveva sapere, si chiese se l'iniziazione che avevano affrontato non fosse stata architettata proprio per far in modo che accadesse ciò che era accaduto. Aveva troppe domande in mente e troppe poche risposte, non poteva dire niente a nessuno e doveva investigare per i fatti suoi. Magari era tutto nella sua testa e stava solo impazzendo. Non vedeva l'ora di scoprire cosa stava accadendo, non poteva semplicemente ignorarlo. Si sarebbe sentito come un topo in trappola.
Sul quaderno scrisse un paio di domande a cui voleva trovare assolutamente risposta, lo infilò nello zaino e si alzò dalla sedia.

Il suo stomaco aveva brontolato, segno che era quasi ora di pranzo, si avviò verso la porta sperando che la giornata durasse il minimo indispensabile.
Era la prima volta in tutta la sua vita che non vedeva l'ora di tornare a scuola.

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