Camminavo con il cellulare tra le mani aperto su Google Maps.
Il mio cuore batteva così forte che avevo paura che la gente intorno a me potesse sentirlo.
Avevo paura di incontrare Ash.
Per la prima volta ero io ad avere paura di lui, e quella sensazione faceva veramente schifo.
Girai a destra e andai a sbattere contro il para urti di un'auto parcheggiata, imprecai massaggiandomi il ginocchio e continuai il mio tragitto.
-Girare di nuovo a destra tra...- il mio cellulare si spense per la batteria scarica facendomi imprecare in lingue persino a me sconosciute.
Per il resto del tragitto mi orientai chiedendo indicazioni ai passanti e sperando di arrivare entro l'anno successivo.
E poi ero lì, davanti a quella porta con sopra una targetta dorata marchiata con il suo cognome.
Mi guardai intorno come per cercare una via d'uscita, più o meno come faceva lui quando mi mettevo davanti a lui a scuola prima di prenderlo a pugni, cercavo una via d'uscita perchè ero un verme schifoso e sapevo che non sarei riuscito a reggere il suo sguardo, o semplicemente la sua presenza.
Con non so quale coraggio bussai sul legno con mano insicura, rimasi fermo in quella posizione fino a quando non sentì una chiave girare nella serratura.
Sentì tutti i muscoli del mio corpo irrigidirsi, e persi un battito quando una testa riccia fece capolino da dietro la porta.
I suoi occhi arrossati dal pianto si sbarrarono quando incontrarono i miei colpevoli, mi scrutò qualche secondo mordendosi il labbro per poi sbattere rumorosamente la porta.
Mi sedetti con la schiena attaccata alla superficie di legno e posso giurare che lui fece la stessa cosa, il mio petto si alzava e si abbassava più velocemente del solito mentre sentivo i suoi singhiozzi riempire il silenzio tra di noi.
-Scusa- bisbigliai insicuro che lui l'avesse sentito.
Ma per cosa mi ero scusato nemmeno io lo sapevo, per i tre anni d'inferno che gli avevo fatto passare o per avergli mentito?
In entrambi casi uno 'scusa' detto senza nemmeno guardarlo in faccia non sarebbe bastato.
-V-vattene- singhiozzò dando un pugno alla porta che ci divideva.
-Hey, guarda che non è un problema se stai piangendo, ti ho già sentito ricordi?- sorrisi al pensiero della nostra prima telefonata.
-Non è p-per quello- tirò su con il naso e lo sentii alzarsi e aprire la porta.
Io mi alzai velocemente e subito agganciai i suoi occhi ai miei, non riuscivo a reggere il suo sguardo, per la prima volta quello sottomesso ero io.
-Vattene perchè ti odio e se avessi saputo che eri tu non avrei nemmeno aperto la porta, vattene a fanculo Hood e non parlarmi mai più- mi diede qualche spinta per allontanarmi da lui e poi si chiuse la porta alle spalle.
Mi sedetti sul muretto davanti a casa sua con la testa tra le mani e sentii i miei occhi iniziare a pizzicare e diventare umidi.
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unpredictable 》cashton
RandomTutto partì da quello stupido messaggio. Ma nessuno dei due pensava, che, tra sette miliardi di persone, proprio loro si sarebbero innamorati.