Chapter IX

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LAUREN'S POV

''Il mio cuore appartiene a te'', l'ultima cosa che restò di lei, una frase, sei parole. Risuonavano nella mia testa da settimane, da quando chiudendosi la porta alle spalle aveva portato tutto via con sé. Non ho più avuto sue notizie, non l'avevo più rivista, nemmeno alla presentazione finale del progetto. Déjà-vu. Dinah l'aveva chiamata più volte, avevano parlato, non ho mai saputo cosa avesse detto. Sapevo solo di dover riprendere la mia vita in mano, non potevo lasciarla vincere, non di nuovo.

''Lau, sei pronta?'' chiese Normani affacciandosi dalla porta del mio ufficio.

''Sì, solo un attimo'' risposi con un filo di voce passando velocemente le dita sulle mie guance umidicce, lei entrò avvicinandosi alla scrivania.

''Lau...'' disse, alzai lo sguardo su di lei, ''...se non riesci posso chiamare Ally e dirle che hai avuto un contrattempo'' scossi velocemente il capo alzandomi.

''Sto bene, andiamo Mani'' dissi sorridendo lievemente dopo aver preso la giacca di pelle dalla poltroncina, lei annuì incamminandosi all'uscita. Era il compleanno di Allyson, oggi avrebbe dato una grande festa nella sua casa a Miami e siccome non potevo partire prima, Mani aveva deciso di volare con me quel pomeriggio. Ero tormentata, il mio stato d'animo non era dei migliori, avevo mille domande, mi sentivo uno schifo. Continuavo a darmi la colpa, ero stata complice di un tradimento bello e buono, mi sentivo sporca. Ho sempre odiato chi tradiva ed è sempre stata l'unica cosa che non avrei mai potuto perdonare a nessuno, mi chiedevo spesso cosa spingesse la gente a farlo e mi rispondevo sempre che solo un vigliacco avrebbe tradito invece che lasciare. Non prendiamoci in giro, se le cose non funzionano, lo sai, se l'amore è finito, lo sai, se ci sono dubbi, lo sai. E allora perché, mi domandavo, perché tradire?

''Signorina, stiamo per decollare, se può allacciare la cintura di sicurezza...'' la voce dell'hostess del jet privato interruppe i miei pensieri, annuì sorridendo e lei ricambiò cordialmente. Normani aveva un'espressione preoccupata, glielo leggevo in faccia che avrebbe voluto parlarmi, provare ad aiutarmi in qualche modo, avvicinarsi ma i miei muri non glielo permettevano, non l'avevano mai fatto con nessuno, Camila a parte.

''Mani?'' richiamai la sua attenzione, spostò velocemente il suo sguardo dall'oblò a me, guardandomi quasi sorpresa. Ultimamente non parlavo molto, continuavo a lavorare, a frequentare amici e locali ma più che comunicare, mi limitavo a rispondere quando mi si rivolgeva la parola.

''Dimmi Lau'' rispose dolcemente accompagnando un caldo sorriso, abbassai per un attimo lo sguardo sulle mie mani iniziando a giocare nervosamente con gli anelli quasi pentita di aver pronunciato il suo nome perché sapevo bene cosa avrei voluto chiederle ma non avevo il coraggio di far uscire quelle parole, allora alzai gli occhi sui suoi e, come sempre, senza bisogno di dirlo, lei capì.

''Non so se ci sarà, L...'' disse poggiando le sue mani sulle mie che erano intrecciate tra loro, abbassai la testa toccando con la fronte le sue dita, lei si alzò per sedersi accanto a me. Mi abbracciò, fortissimo. Piansi, tantissimo.

CAMILA'S POV

10 chiamate perse da DJ

Da DJ:

Mila, mi fai preoccupare...

Mi ero appena svegliata ed aprì gli occhi immediatamente alla vista delle notifiche, come se fosse appena finito un incubo ed io mi fossi svegliata di soprassalto, ma no, purtroppo non era un incubo ma un disastro che non sapevo come risolvere. Avevo tradito John, eppure l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che avevo fatto proprio l'unica cosa che Lauren non avrebbe mai perdonato a nessuno, anche se non avevo tradito lei, ma con lei. Avevo tradito John, avevo in un certo senso tradito Lauren, ed avevo tradito me. Cosa sono diventata? Quando ho iniziato a perdermi? Non mi riconosco più, chi sono? Erano le uniche cose a cui riuscivo a pensare. Il telefono iniziò a vibrare sul comodino di quella che sarebbe stata la mia stanza da letto forse per il resto della vita, ero tornata a L.A. subito dopo essere stata allo studio di Lauren qualche settimana addietro. Non l'ho più rivista, non l'ho più sentita. L'unica che sentivo era Dinah, mi chiamava spesso, almeno una volta al giorno, sempre molto attenta a non farsi scappare nulla sul conto dell'amica. Era giusto così, del resto. L'avevo detto a John, una settimana fa, dopo la cena per il nostro anniversario. Gli avevo detto di non aver provato niente, che era stata solo una cosa di una notte, un'avventura di un'ora con qualcuno di cui non ricordavo nemmeno il nome, gli avevo detto ch'era stato uno sbaglio stupido, dettato forse dalla paura del cambiamento repentino che avrei dovuto affrontare, insomma una convivenza e un matrimonio non sono cosa da niente. Lui ha portato il punto, per un po', ma poi mi ha perdonato, lasciando nel dimenticatoio questo stupido errore. Se solo fosse stato davvero un errore...

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