Presentazione

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Lauren Jauregui aveva 24 anni e da ormai due anni era la fotografa più illustre di New York City, riceveva chiamate in continuazione: negozi, politici, agenzie, star, tutti volevano lei. Lauren era un vero e proprio fenomeno, così voluta e così acclamata che non era di certo mancata occasione di vederla in televisione. Con i suoi occhi verde smeraldo e la sua reflex sempre alla mano, non smetteva mai di stupire i suoi sostenitori con i suoi scatti sempre impeccabili, alcuni osavano definire la sua camera "magnetica", altri dicevano fosse "magica", bastava qualche scatto ed eri stregato.
La ragazza aveva sviluppato questa passione sin da piccola, probabilmente era ereditaria dato che suo padre in passato era stato pure lui fotografo anche se mai giunse al successo raggiunto invece dalla figlia.
Lauren aveva studiato al California College Of Arts congedandosi in Fotografia e Disegno con il massimo dei voti, subito dopo fu adocchiata da un'agenzia che radunava giovani fotografi come aiuto-apprendisti  e da lì iniziò la sua scalata verso il successo.
Seppur rinomata ed ormai zeppa di soldi, Lauren non si era mai montata la testa, era sempre la solita scapestrata che adorava bere e divertirsi in compagnia degli amici; amava follemente le serate tranquille in riva al mare, con una birra alla mano e dei buoni amici attorno, molto spesso le mancava Miami, la sua città natale, dove aveva lasciato assieme alle abitudini tutti i suoi compagni che ogni tanto aveva il piacere di rincontrare grazie a lunghe e piacevoli rimpatriate.

Situato lungo la Wall Street, il Jauregui's Studio era un edificio abbastanza imponente tutto in vetro che contava sei piani escluso l'attico che costituiva uno spazio a parte al quale era severamente vietato accedervi. Al suo esterno, vicino le porte automatiche, vi erano due omoni di colore in divisa che provvedevano alla sicurezza degli interni, entrando, al piano inferiore, vi era la reception ed un grande ascensore in metallo bianco che s'intonava perfettamente con l'arredamento del medesimo colore. Via via salendo c'erano la sala d'attesa, arredata in stile moderno con dei divanetti in pelle bianca e vari quadri probabilmente dipinti dalla proprietaria dell'immobile, sulla destra vi era una specie di bar che serviva di tutto e sulla sinistra una porta con su scritto WC; un piano interamente adibito ai costumi dove vi si potevano trovare, ad ogni ora della giornata lavorativa, le costumiste che tagliavano, aggiustavano, mettevano, toglievano, correndo avanti e indietro senza sosta; gli uffici dei vari designer adibiti ai fotomontaggi, alle stampe e alla pubblicità; al quinto piano era attrezzato il set fotografico diviso in due parti, da un lato vi erano passerelle mobili, luci, cavalletti di tutte le forme e misure, specchi, sfondi di vari colori, lampade e oggettini vari e dall'altro c'erano dei divanetti in pelle bianca con dinnanzi un tavolino su cui erano buttate delle riviste, le vetrate di questo piano erano le uniche munite di persiane automatiche che, abbassate, lasciavano la stanza in completo buio; infine, alla vetta dell'edificio, vi era l'ufficio della padrona di casa, a differenza degli altri piani, questo era arredato in stile moderno con un colore nero opaco, era molto semplice, quasi al centro era collocata una larga scrivania sulla quale c'era un laptop, delle penne e varie scartoffie, dietro di essa c'era una grande sedia in pelle e davanti due poltroncine in pelle nera, sui lati vi erano delle mensole con varie targhe e riconoscimenti poggiati sopra ed una che era completamente dedicata al set di camere della fotografa, in fondo alla stanza vi era un lungo divano anch'esso in pelle nera ed un armadio non troppo imponente. Ed era proprio lì dentro che Lauren Jauregui passava la maggior parte del suo tempo.

Camila Cabello aveva 23 anni ed era una delle più brave ballerine della American Ballet Theater, la compagnia più famosa di New York e dintorni nella quale la giovane era entrata a far parte due anni addietro, appena dopo essere uscita dal college.
La vita di Camila era sempre stata incentrata sulla danza, sin dalla più tenera età. Spinta ad intraprendere questo sport, la ragazza aveva iniziato a danzare all'età di 4 anni e da quel momento non aveva mai smesso. Lei viveva per danzare e danzava per vivere, amava il suo lavoro ed ancor di più amava essere amata per quello che faceva, infatti era fonte d'ispirazione per molte ragazze e ragazzi che ispiravano ad entrare nelle compagnie e per questo era molto seguita e ben voluta, ovunque andasse incontrava persone che le chiedevano foto o autografi, era una vera e propria celebrità.
Molti erano i programmi televisivi che invitavano la ragazza e tanti altri erano gli inviti da parte di cantanti famosi a partecipare ai loro tour che la ballerina doveva sempre rifiutare perché costantemente impegnata con le tournée.
Nonostante la fama, Camila era sempre rimasta ben ancorata al suolo, infatti ogni volta che era in giro per il mondo, ad ogni sua esibizione si motivava a dare sempre il meglio di sé perché anche il massimo per lei non era mai abbastanza.
Per quanto le desse fastidio ammetterlo, alla cubana mancava molto la sua città natale, Miami, nella quale aveva abbandonato tutte le sue abitudini e conoscenze prima di partire per il college. Le mancavano soprattutto le sue amiche e la vita spensierata che conduceva lì, infatti ogni volta che aveva una tappa in Florida, non si faceva scappare l'occasione di tornarci.

Ed è lungo la frastornata Broadway che si ergeva impetuoso il teatro sede dell' American Ballet. Con più di 2000 posti a sedere, era l'unico teatro capace di fare sold out ad ogni tappa della sua compagnia. Al suo esterno un tabellone a luci neon con su scritto Ameican Ballet Theater a lettere cubitali in una grafia strana era fissato al culmine della costruzione, in basso sulla destra c'era un piccolo scompartimento con finestra in vetro blindato con su scritto TICKETS, al centro invece c'era l'enorme porta che consentiva l'accesso al teatro. Entrando dalla grande porta si accedeva ad un largo atrio pieno di luci enormi attaccate al soffitto, vi erano delle scale che portavano ai vari palchi sovrastanti riservati all'élite e delle altre che scendevano portanti all'ingresso della sala, tutto l'atrio era circondato da statuette in marmo di media altezza e sulla sinistra, accanto ad una delle rampe per salire, c'era una parete apposita per gli scatti. La sala era immensa, di forma circolare con il tetto piano, in fondo a tutto c'era il palcoscenico contornato dal sipario costituito da tende rosso fiammante con sopra lo stemma dell' American Ballet, procedendo da lì iniziava la platea che contava circa 1.900 posti a sedere mentre, sporgenti dalle pareti tutt'intorno, c'erano i palchi che sommati ammontavano a circa 100 posti, ai lati del palcoscenico c'erano degli scalini che portavano alle quinte, la parte in cui i ballerini dovevano lasciare tutti i loro problemi e pensieri prima di andare in scena. Ed era proprio lì che Camila passava buona parte delle sue giornate.

Note autore:
bella raga, sono tornata con una nuova storia che (nuovamente) sento vicina, spero vi piaccia quanto vi è piaciuta l'altra che non so se continuare o meno.

Questa è solo la presentazione, aspettatevi di tutto perché non sapete ancora nulla.(;

-enjoy(:

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