CHAPTER XVII

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LAUREN'S POV

''Non capisco perché dobbiamo andare a questa stupida festa, DJ...'' esclamai sfinita chiudendo velocemente un'anta della mia cabina armadio.

''Lauren, perché l'ha organizzata Mani per inaugurare la sua nuova casa e dobbiamo esserci, non essere sempre così drammatica!'' rispose la polinesiana riferendosi al fatto che non volessi andarci perché non avevo nulla da mettermi.

''Non poteva fare qualcosa di più semplice?! No, no... si doveva organizzare una festa in maschera... ma guarda un po' tu!'' borbottai portando le braccia al petto mentre girovagavo per la stanza.

''Dai, su... sarà divertente!'' disse Dinah ridacchiando, forse per la mia imbronciatura. Sbuffai prima di tornare a rovistare tra i vestiti alla ricerca di qualcosa che mi soddisfacesse.

''Perché non metti quello? No... l'altro, quello rosso'' disse indicando un abito rosso fuoco in fondo all'asta, lo presi guardandolo per poi provarlo sotto gli occhi attenti della donna.

''E' perfetto!'' esclamò esaltata, io grugnai ormai rassegnata al fatto che avrei indossato qualcosa che non mi piaceva totalmente, così andai a vestirmi. Quella sera ci sarebbe stata una festa nell'imperiosa villa che Normani aveva acquistato qui a New York, aveva invitato tutti i suoi conoscenti oltre noi, Kate e John. La brillante idea dell'evento 'alternativo', però, l'aveva avuta Dinah... chi altro se non lei. C'era un tema: la lussuria. E a tal proposito c'era ovviamente anche un dress-code, abiti eleganti di colore o rosso o nero. Il resto era bandito. Non capì bene dove, ma da qualche parte, all'ingresso o all'esterno della villa, sarebbero state consegnate delle maschere che ogni invitato avrebbe dovuto indossare prima di accedere all'evento, poi nessuno sapeva null'altro circa la serata, solo il duo che si era occupato di organizzare il tutto. Il fatto era che quelle due insieme erano diaboliche, le loro menti si fondevano e creavano cose all'infuori del pensabile e a testimonianza di ciò, tutte le feste del liceo che non erano mai party ''normali''... ma del resto, come si potrebbe considerare anche solo lontanamente normale creare letteralmente un'escape room in un appartamento?! In aggiunta al mio stato d'animo del momento, Kate non sarebbe venuta perché impegnata con la sua famiglia. Quanto desideravo una chiamata urgente che mi avrebbe permesso di evitare quel dannato evento.

''Dinah! Mi aiuti con i capelli?!'' dal bagno sentì la voce di Camila che chiedeva aiuto a DJ la quale rispose che sarebbe scesa in un attimo. Anche Ally era da me, in una delle stanze degli ospiti, come la cubana. Avevo offerto loro di prepararsi qui e restare per la notte, dal momento in cui vedevo abbastanza inutile prenotare una camera d'hotel con tutte le stanze disponibili nella mia abitazione, entrambe accettarono e così quel pomeriggio, dopo essere atterrate, raggiunsero me e DJ, che già era qui da qualche giorno. Ovviamente l'invito era stato rivolto anche a John che però preferì – per citarlo – non invischiarsi nelle cose tra donne e pernottare al Palace. L'idea di passare un'intera serata in mezzo a gente importante non mi dispiaceva del tutto siccome avrei potuto farmi pubblicità ma ero certa che con un tema del genere nessuno avrebbe badato alle mie chiacchiere lavorative, anche perché Dinah era stata chiara: niente lavoro, mente libera e divertimento. Entrai in doccia ma non prima di aver azionato la mia playlist, almeno mi avrebbe aiutato ad entrare nel giusto mood, che al momento era del tutto assente. Mentre l'acqua scorreva prepotentemente su ogni millimetro della mia pelle, le note di Call out my Name di The Weeknd furono interrotte dalla porta che si spalancò con un tonfo, facendo sì che il mio corpo si voltasse istantaneamente verso la fonte del suono.

''Dinah! Ma che cazzo...'' dissi interrogativa dopo aver passato piano una mano sulla lastra di vetro così da pulire l'appanno e vedere chi fosse.

''Ti giuro che la uccido!'' urlò ancora immobile, io continuavo a non capire.

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