Le voci si sentono già dall'angolo della strada.
Luisa, la festeggiata, tacchi nuovissimi, ha una minigonna nera e un camiciotto bianco con una galetta che le lascia un po' scoperta la pancia.
Il rossetto glitterato brilla da tre metri di distanza.
Ha scelto Oscar G, sul viale Europa. È una delle pizzerie vicine al mare che rimangono aperte anche a fine estate; una grande area all'esterno dove ci si può muovere in libertà, specialmente a fine stagione.
Caldo, caldissimo: che ci fa con la felpa, per di più tremenda, le dice subito Lucrezia avvicinandola.
«Dammela che la infilo nella mia borsa. Fa schifo. Non avevi altro?!»
Si avvicinano ai tavolini pieni di roba da mangiare e bere, la prima cosa da fare per darsi un contegno.
Norah non sa più dove tenere la sinistra, ora che Lucrezia le ha tolto la felpa che ci teneva appoggiata sopra.
Finge di cercare qualcosa nello zainetto e si avvicina a un tavolo. Con qualcosa in mano, un bicchiere o un piattino, si sentirà meglio.
Andreas è con Leo, come sempre. Fanno coppia fissa. Tutti e due con il ciuffo davanti, Leo piccolo e magrolino occhi a spillo, Andreas gigante dagli occhi verdi che vince sempre.
Il GGG, Il Grande Gigante Gentile. Magari fossi Sofia! Mi porterebbe via con sé nel paese dei giganti. Ma sarà di quelli buoni o cattivi? Che coppia saremmo! Con lui arriverei fin nella stanza della regina d'Inghilterra.
Si scopre a guardarlo ferma come un palo, invece di fare quello che le ha detto Lucrezia.
«Con un bicchiere in mano giri un po' qua e là e trovi qualcuno per chiacchierare. Vedrai che funziona. Basta che tu non ti sieda, è da sfigati. Oh, e poi mi raccomando: Se mi vedi che parlo con qualcuno lasciami fare, eh. Se stiamo sempre appiccicate non si combina nulla».
Ora con quel bicchiere in mano non sa proprio dove andare.
Lucrezia ha attaccato a chiacchierare con Oscar.
Oscar è uno con la voce un po' nasale, anche lui negli ultimi banchi, sempre al seguito di Andreas e Leo, con l'elastico delle mutande di Dolce e Gabbana che spunta dai jeans.
«Lui non decide nulla, tranquilla, si vede subito. Però sa tutto di tutti, fidati».
La sentenza di Lucrezia alla fine della seconda settimana di scuola.
Norah evitava d'istinto quella persistente nota speziata che sentiva nelle narici ogni volta che le passava accanto in classe.
Ma sapeva che Lucrezia era un'esperta in materia.
Bisogna muoversi. Col bicchiere nella destra si avvia a larghi passi verso il lato opposto al suo, percorrendo una diagonale in mezzo ai vari gruppetti.
Che caldo insopportabile, è madida di sudore e la frangia le si sta appiccicando alla fronte. Beve in un sorso la coca cola ghiacciata che ha nel bicchiere senza smettere di avanzare verso una qualche meta.
Sente un piacevole fresco attraversarle la gola.
«Che ci fai con quel bicchiere vuoto in mano?»
Riconosce alle sue spalle la voce di Luisa, la festeggiata. Gira su se stessa troppo in fretta e la urta, facendole cadere di mano il suo bicchiere, ancora pieno.
Luisa fa appena in tempo a fare un passo indietro prima di essere investita da un succo vischioso arancione che però le centra un lembo della gonna.
«Mi dispiace, che cavolo, scusa scusa!»
In un attimo si forma un gruppetto.
«Aspetta, forse con un po' d'acqua...»
Sente un filo di sudore scenderle lungo la schiena.
«Nooo, lascia stare, non serve a nulla, il succo macchia, che cavolo però» fa Luisa trattenendo a fatica la stizza.
Norah è come un pesce catturato nella rete di sguardi e risatine che arrivano da varie direzioni.
Avvampa, è come se un mattone le piombasse sullo stomaco di colpo.
Cerca un cestino per gettare il bicchiere ormai inutile che le occupa una mano con cui vorrebbe cercare qualcosa per pulire alla meglio il succo caduto. Non c'è nulla lì vicino.
Si sente come i polli infilzati che girano sulla graticola.
Infila il bicchiere vuoto nello zaino.
Una sedia vuota finalmente.
Il vortice di jeans a vita bassa, giubbotti corti, Nike e qualche tacco riprende il suo flusso.
La musica che esce da una cassa fa un sottofondo che copre le voci.
Luisa esce dal bagno con la macchia ancora umida e si unisce a Laura e Giulia che si sono messe a ballare sulle note di «Complicated» di Avril Lavigne.
Norah cerca con lo sguardo Lucrezia.
Col gomito sinistro puntato sul ginocchio si regge il mento, mentre con la destra prende dallo zaino il suo Alcatel, cui finge di prestare attenzione anche se se ne vergogna un po'.
«Troppo caro, che te ne importa? Basta che funzioni no?» era stata la frase di suo padre.
«Ma guarda che hanno tutti il Nokia, questo è brutto, roba da sfigati! Mi prenderanno tutti in giro! E dai!»
Era stato uno dei primi weekend della terza media. Era venuto a prenderla con il furgone nuovo di zecca. Un'avventura andare a comprare il cellulare a Mediaworld, a Pisa.
Era partita bene.
«Sì, però ce ne andiamo anche a fare un giro, eh! Mica mi farai stare un pomeriggio là dentro!» Avevano fatto tappa in un bar in Borgo, di quelli coi tavoli fuori. Si ricordava ancora il panino che aveva preso: Lucifero, con speck e peperoni conditi col tabasco.
Aveva un'ossessione per il tabasco, glielo aveva fatto assaggiare lui in una delle loro uscite e se ne era innamorata.
«Guarda quello! Sarebbe perfetto!» Lo aveva trascinato subito verso quel Nokia33 rosa che luccicava nell'espositore.
«Aspetta, fammi dare un'occhiata ai prezzi. Guarda, quello è il reparto delle offerte».
Avevano fatto il giro dell'intero reparto tre o quattro volte.
«Se ti serve come dici, uno o l'altro è uguale! Erano questi i patti. E poi sei ancora piccola, magari ti cade e si rompe! Non ho mica voglia di strangolarmi per un cellulare! Scordatelo»
Prendere o lasciare. Le era toccato prendere l'Alcatel nero in offerta, l'unico che stava nei cinquanta euro.
Il più brutto di tutti. Gli aveva tenuto il muso tutto il ritorno.
Mette via il telefono. La gamba destra, accavallata sull'altra, oscilla come l'asticella del metronomo nell'allegro.
Una lieve brezza placa il rossore del viso.
La sua sedia è in un angolo, sotto la tettoia a spioventi di legno.
Proprio accanto a lei chiude l'angolo una dipladenia con i pochi fiori sopravvissuti all'estate torrida volti all'ingiù, gli steli coperti di foglioline secche. Ce n'è uno ancora aperto, di un bel rosso cremisi.
Per il momento non si sarebbe mossa da lì.

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FOGLIE
Teen FictionNorah, una ragazzina di quattordici anni, vive sospesa tra due mondi: uno accogliente, intessuto di fantasie e armoniosi rapporti con gli elementi dell'universo che la circonda; l' altro, quello "reale", che le pone sfide complicate, a tratti addir...