Erano rimasti fermi a guardarsi per secondi interminabili.
Francesco sentiva le dita di Tommaso accarezzargli piano il collo, la nuca, i capelli, sentiva il suo fiato sul viso, sentiva la sua pelle nuda, bagnata, fredda, sotto le mani, Francesco sentiva tutto, e aveva sentito tutto, e visto tutto.
-Grazie.
Tommaso aveva sorriso, o almeno credeva, Francesco vedeva solo i suoi occhi, ma quella luce che si era accesa per un attimo, quella luce di solito significava un sorriso, uno di quei sorrisi enormi e bellissimi che illuminavano tutta la stanza.
-Grazie di cosa?
-Di non farmi sentire mai sbagliato.
Tommaso lo aveva baciato di slancio, le braccia che si stringevano dietro al suo collo, la testa inclinata, gli si era abbandonato contro di peso, e Francesco si era sentito invadere da un'ondata di amore, e poi, sentendo la sua lingua, da un'ondata di eccitazione.
Quel bacio, quelle labbra morbide, quella lingua, gli avevano di colpo ricordato quanto fosse eccitato.
Tommaso non aveva aperto gli occhi, aveva continuato a baciarlo, eppure era stato come se avesse capito, come se avesse percepito il cambio di registro, come se gli avesse letto nel pensiero, e all'improvviso quel bacio non era più fossette, e lentiggini, e sorrisi, non era più Tommi che lo prendeva per mano, e lo capiva, e lo faceva sentire meno solo.
Era sesso.
Era più profondo, più intenso, era un bacio che gli afferrava l'uccello, e lo strizzava, che gli scavava nelle viscere, che gli mozzava il fiato, era provocante, erano denti che affondavano un istante di troppo, era quel corpo nudo che gli si premeva addosso, era quella lingua che gli affondava in bocca, e gli prometteva cose, era Tommaso, Tommaso che si toccava davanti a lui, Tommaso che veniva davanti a lui, e Francesco era rimasto senza fiato.
Tommaso aveva interrotto il bacio, dandogli un piccolo colpetto sul naso col suo, tenero, così tenero, e così eccitante allo stesso tempo.
-Le tue fantasie... Dimmele.
Guardandolo negli occhi, per un istante Francesco si era sentito strappare via dalla realtà. Quello sguardo nero, profondo, profondissimo, che pareva pronto ad inghiottirlo, lo sguardo che aveva sognato, lo sguardo su cui aveva fantasticato, era quello sguardo che si era trovato davanti.
Tommaso lo aveva baciato di nuovo, gli aveva mordicchiato le labbra di nuovo, e glielo aveva chiesto di nuovo.
-Dimmi a cosa hai pensato. Dimmi cosa vuoi che faccia...
Francesco aveva esitato per un istante, e Tommaso aveva ridacchiato, ritornando di colpo Tommi, Tommi con gli occhi che ridevano, e con le fossette, Tommi che gli leggeva nel pensiero.
-Franci, mi sono appena fatto una sega mentre tu mi guardavi e ti ho confessato di aver pensato a te ogni volta che ho scopato... Direi che siamo oltre l'imbarazzo!
Lo perculava, lo appoggiava, lo provocava, era il suo amico, il suo amico e la persona che si era appena masturbata per lui, che si era appena masturbata mentre lui lo guardava, era tutto, ed era troppo, e lo era in una volta sola.
Riusciva a farlo ridere, e commuovere, e eccitare nello stesso momento.
-Io...
Si era nuovamente bloccato, incapace di trovare le parole giuste, e Tommaso gli si era rifatto sotto, baciandolo con forza, di nuovo, a fondo, accarezzandogli le spalle e facendo scorrere la lingua contro la sua, schiarendogli le idee e confondendogliele di nuovo.
-Sono solo io. A me puoi dire tutto - gli aveva baciato piano una guancia, cercando il suo sguardo - A me puoi fare tutto...
-Pensavo a te nudo - era riuscito finalmente a dire Francesco, con un sospiro.
Tommaso gli aveva sorriso.
-E fin qui direi che ci siamo...
All'improvviso, sentendosi stupido, Francesco aveva realizzato che era vero.
Tommaso era lì, ed era nudo, ed era davanti a lui, e poteva guardarlo, toccarlo, accarezzarlo, poteva farlo.
Poteva sentire la sua pelle sotto le mani, poteva farle scorrere lungo la sua schiena, poteva vederlo ricoprirsi di brividi, poteva vedere gli occhi farglisi più torbidi, era nudo davanti a lui, si era appena masturbato davanti a lui, era appena venuto davanti a lui, e gli stava chiedendo cosa fare dopo, gli stava chiedendo cosa voleva, gli stava dicendo che avrebbe fatto qualunque cosa, che si sarebbe fatto fare qualunque cosa.
-A cos'altro pensavi?
Francesco lo aveva guardato, lo aveva guardato tutto, ogni centimetro di pelle, ogni centimetro di quella nudità che gli mandava in pappa il cervello.
-A scoparti. Pensavo a scoparti.
Questa volta le parole gli erano uscite facilmente dalla bocca, come se trattenerle fosse diventato troppo difficile.
-Mi immaginavo di scoparti.
Le pupille di Tommaso erano diventate improvvisamente enormi nel sentire quella frase.
-Quindi è questo, che vuoi? - gli aveva chiesto, quasi sussurrando - Vuoi scoparmi?
Arrossendo appena, Francesco aveva annuito, cercando di ignorare il senso di vergogna latente che sentiva dentro.
-E tu? Cosa vuoi tu? - era riuscito a chiedergli con uno sforzo.
Le braccia agganciate dietro al suo collo, sorridente, Tommaso sembrava un bambino in un negozio di caramelle, un bambino ingordo, un bambino che sapeva che avrebbe ottenuto tutto quello che chiedeva.
-Beh, l'idea di farmi scopare non mi dispiace... - Tommaso aveva ridacchiato, e poi di colpo si era fatto serio, serissimo, di nuovo quello sguardo, di nuovo quegli occhi, Francesco si sentiva quasi male davanti a quegli occhi - Vuoi sapere cosa sogno io, Franci? Cosa sogno ogni notte, ogni singola notte da mesi? Cosa voglio fare?
Francesco aveva annuito.
-Voglio il tuo cazzo, Francesco. Voglio succhiartelo. Voglio succhiartelo talmente tanto da farti cedere le gambe.
Francesco aveva deglutito a fatica, l'erezione che gli si risvegliava nel costume, premendo contro la stoffa, contorcendosi assieme al suo stomaco.
-Voglio che mi scopi in bocca, e poi voglio che mi scopi il culo.
Francesco non riusciva a respirare, tutto il suo campo visivo occupato dagli occhi di Tommaso, neri, nerissimi, così scuri, così seri, tutto il suo corpo concentrato nei boxer, pulsante.
Dal suo collo, una delle mani di Tommaso era scesa lungo il suo petto, fermandosi sulla pancia, afferrandogli la maglietta.
-E poi voglio un sacco di altre cose, ma cominciamo togliendo questa...
Francesco aveva annuito, muto, e si era tolto la t-shirt, facendosi aiutare da Tommaso, che gliel'aveva sfilata dalla testa, lanciandola sul pavimento.
Si era abbassato su di lui, iniziando a baciargli il collo, a leccarlo, a mordicchiarlo, Francesco si era aggrappato alle sue spalle, ogni morso come una piccola scossa elettrica che gli correva sottopelle fino al cazzo.
Tommaso aveva continuato a baciarlo, inesorabile, risucchiandogli piano la pelle tra le labbra, le clavicole, lo sterno, il petto, gli aveva preso un capezzolo tra i denti, e Francesco si era lasciato sfuggire un singhiozzo, un oddio, la prima parola di senso compiuto che riusciva ad emettere dopo minuti interi di affannoso silenzio.
-Oddio sì o oddio no? - gli aveva chiesto Tommaso, fermandosi, alzando lo sguardo su di lui.
-Oddio sì, oddio sì, continua!
Tommaso aveva riso piano contro la pelle della sua pancia, leccandola, infilandogli la punta della lingua nell'ombelico, scendendo fino all'elastico del costume.
-Fammi spazio.
Obbedendo, Francesco era indietreggiato con la sedia, nuovamente muto, nuovamente senza parole, e aveva guardato Tommaso inginocchiarsi tra le sue gambe, e posare le mani aperte sui suoi polpacci, facendole scorrere verso l'alto, facendolo trasalire mentre gli solleticava il retro delle cosce con la punta delle dita.
-Togliamo questo costume...
Era tenero, e dolce, e provocante, e impaziente, era tutto, era Tommaso, Tommaso che prima di sfilargli i boxer gli dava un bacio sulla pancia, Tommaso che gli accarezzava le gambe, e le baciava, Tommaso che dava una lunga, lunghissima leccata al suo pene eretto, strappandogli un gemito, Tommaso che gli afferrava i fianchi, delicato e aggressivo allo stesso tempo, e agganciava i suoi occhi, e si abbassava su di lui, e gli prendeva il cazzo in bocca.
Per un istante, e poi due, Francesco aveva pensato di morire.
Quella bocca, quella lingua, il modo in cui lo succhiavano, e lo leccavano, e quegli occhi, quello sguardo, Francesco gli aveva accarezzato i capelli bagnati, e aveva allargato le gambe.
-Oddio Tommi non fermarti... Non fermarti, ti prego non fermarti.
Tommaso non si era fermato, Tommaso non si fermava, continuava a succhiare, e succhiare, sempre più forte, sempre più a fondo, Francesco si era abbandonato completamente alla sua bocca, alla sua lingua, alla sensazione di caldo e umido che gli avvolgeva l'erezione, era incredibile, era pazzesco, senza rendersene conto aveva iniziato a tirarsi la testa di Tommaso contro, sempre di più, sempre più velocemente, bolle di eccitazione che gli risalivano lungo la gola e uscivano prive di vergogna dalle sue labbra.
Tommaso lo aveva succhiato, e succhiato, accarezzandogli il petto, cercando le sue mani, afferrandole, lo aveva succhiato per interminabili minuti che a Francesco erano sembrati troppo brevi, lo aveva succhiato finché non lo aveva sentito cedere, il corpo molle, inerme, completamente in balia della sua bocca. Solo allora aveva smesso.
Gli aveva baciato l'interno coscia, aveva infilato le dita tra le sue, e gli aveva sorriso.
Si era alzato, sporgendosi per baciarlo, Francesco per un istante si era ritrovato privo di forze, incapace di parlare, incapace di pensare, di ragionare, mentre Tommaso gli infilava le mani nei capelli, e la lingua in bocca.
-Quanto ti amo...
Lo stomaco attorcigliato, Francesco se lo era tirato addosso, deglutendo a vuoto nel sentirlo semieretto contro la sua pancia, nel sentirlo gemere piano mentre lo baciava.
Con quello che era sembrato uno sforzo sovraumano, Tommaso si era staccato da lui, mettendosi in piedi. Si era passato una mano tra i capelli, ansimante, bello, bellissimo, Francesco aveva allungato un braccio e lo aveva accarezzato, aveva la pelle liscia, così liscia, aveva fatto scivolare la mano sulla sua schiena, sul suo culo, facendolo di nuovo avvicinare, baciandogli impulsivamente l'osso del fianco, gli addominali di Tommaso che si contraevano mentre gli sfuggiva un piccolo mugolio, Francesco aveva allungato anche l'altra mano, gli aveva afferrato entrambe le natiche, continuando a baciarlo.
Tommaso aveva chiuso gli occhi, appoggiandosi pesantemente alle sue spalle non appena aveva sentito la sua lingua sfiorargli i peli pubici.
-Oddio Fra...
Con stupore, Francesco si era reso conto che avrebbe voluto fargli un pompino. Che la vista del suo cazzo che si induriva gli faceva aumentare le pulsazioni, e la salivazione, che la sola idea di prenderlo in bocca lo eccitava.
Timidamente, gli aveva posato le labbra sul glande, e il suono che era uscito dalla gola di Tommaso gli aveva creato uno spasmo in tutto il corpo.
Francesco lo aveva succhiato appena, e leccato, i gemiti di Tommaso che gli davano alla testa, gli pareva di essere ubriaco, si era spostato di lato, sentendolo crescere sotto la lingua, sentendo il suo cazzo irrigidirsi in risposta.
Tommaso lo aveva bloccato tirandogli i capelli.
-Fermo! Fermati...
Francesco si era paralizzato.
-Non... Non ce la faccio. Non ce la posso fare...
Quando si era tolto le sue mani di dosso, Francesco si era sentito quasi male.
Tommaso era indietreggiato, senza riuscire a guardarlo, respirando a fondo.
-Tu non capisci l'effetto che mi fai... - aveva di colpo alzato gli occhi, piantandoli nei suoi - Non capisci quanto ti voglio...
Si era interrotto, gli occhi grandi, di nuovo scuri, di nuovo seri.
-Non capisci, e vorrei potertelo spiegare, vorrei poterti dire cosa... Come... - si era interrotto, cercando le parole - Tu non puoi farmi una pompa, Francesco. Non puoi, perché io impazzisco. Non riuscirei a controllarmi, non riuscirei a essere delicato, vorrei solo venirti in bocca, vorrei solo...
Francesco aveva trattenuto il fiato vedendolo girarsi, dargli le spalle, piegarsi in avanti, sempre più in avanti, le mani che scivolavano lungo il bordo della vasca, la schiena che si inarcava, era stato come ricevere un pugno, come una secchiata d'acqua calda addosso, di colpo Tommaso era lì, come lo avevo immaginato, nudo, piegato in avanti, e lo guardava da sopra la spalla, con quegli occhi, e gli chiedeva di scoparlo.
La voce gli si era spezzata mentre parlava.
-Scopami. Se non mi scopi impazzisco, se non mi scopi io... Non puoi iniziare a farmi un pompino, Fra, non puoi, ho bisogno che mi scopi, ti prego... Ti prego.
Immobile sulla sedia, Francesco aveva aperto e richiuso la bocca un paio di volte, senza poter parlare, il cazzo che si contorceva alla vista di Tommaso, alle parole di Tommaso.
-Franci...
Lo aveva chiamato una, due volte, ma Francesco non riusciva a muoversi. Tommaso aveva continuato a parlare, piano, la voce che si insinuava lentamente dentro Francesco.
-Ho bisogno di sentirti, Franci. Voglio sentirti, ti voglio dentro, voglio che mi scopi...
Di colpo Francesco era in piedi, di colpo era davanti a lui, le ginocchia che tremavano. Tommaso lo aveva pregato di nuovo, con la voce che si rompeva mentre Francesco lo prendeva per i fianchi, accarezzandolo piano.
-Ti prego Franci... Ti prego...
Sentendolo, sentendo quelle parole, le parole che aveva immaginato, che aveva sognato, Francesco si era riscosso.
Aveva guardato quella schiena nuda, bellissima, e si era chinato per baciarla, tutta, arrivando fino al collo e poi scendendo, Tommaso che si riempiva di brividi.
Come in trance, Francesco gli aveva baciato il culo, e sentendo Tommaso gemere piano si era inginocchiato, iniziando a leccarlo.
Tommaso aveva scartato di lato, ma Francesco aveva insistito, e insistito, leccando, succhiando, bagnandolo, ogni imprecazione e ogni gemito di Tommaso che gli si conficcavano nel cervello, nelle budella.
Istintivamente, lo aveva aperto con le mani e aveva affondato ancora di più la lingua, facendogli scorrere le labbra aperte tra le natiche, allungando una mano alla cieca, scontrandosi con l'erezione di Tommaso, afferrandola.
Tommaso gli era quasi crollato addosso, perdendo il controllo.
-Cristo, Fra! Cristo santo, cazzo, oddio sì, oddio, oddio...
Francesco aveva continuato a leccarlo, e a muovere la mano lungo il suo cazzo, il palmo che gli pressava i testicoli, Tommaso che tremava, che imprecava, che ricominciava a implorarlo, Francesco adorava sentirlo implorare, adorava quei ti prego, adorava quelle parolacce, adorava il modo in cui pronunciava il suo nome, il modo in cui lo supplicava di scoparlo, le volgarità, senza rendersene conto aveva iniziato a masturbarsi, talmente eccitato da quella versione di Tommaso, completamente spudorata, priva di filtri, ancora più del solito, ancora di più, che per un attimo aveva pensato di farla finita così, di non poter resistere oltre, ma Tommaso lo aveva riportato di colpo alla realtà.
-Fra... Fra, ti prego... Ti prego... Cristo, Fra, cazzo!
Francesco si era bloccato subito sentendo il ruggito con cui Tommaso aveva pronunciato quelle parole, e si era alzato a fatica.
Ansimando, rosso in volto, Tommaso lo aveva guardato da sopra la spalla.
Si erano fissati per un paio di istanti, il silenzio rotto solo dai loro respiri affannosi.
-Ti prego, Franci... Ti prego, scopami...
A Francesco piaceva avere il controllo, nel sesso.
Gli piaceva comandare, gli piaceva decidere, gli piaceva prendere l'iniziativa, gli piaceva dominare, dare piacere a qualcuno e poi toglierglielo, anche la sola possibilità, lo eccitava tantissimo.
Sarebbe stato così facile, dirgli di no.
Ignorarlo.
Torturarlo un pochino, solo un pochino, sentirlo implorare ancora.
Sarebbe stato facile, ma Francesco non poteva.
Non voleva.
Voleva lui, tutto, subito, e voleva dargli tutto quello che voleva, e voleva di nuovo sentirlo urlare, e imprecare, voleva farlo godere e sentire quella sensazione appagante che lo afferrava nel sapere di essere capace di farlo gemere in quel modo lì, e pregare in quel modo lì.
Voleva fargli quell'effetto.
E voleva scoparlo.
Tommaso lo sapeva.
Tommaso sapeva tutto, sempre.
Aveva iniziato a parlare con la voce rotta, sembrava sapere cosa gli piaceva, cosa lo eccitava, e sembrava saperlo anche meglio di Francesco.
-Voglio il tuo cazzo, Franci. Lo voglio dentro, lo voglio ora, voglio che mi scopi, che mi scopi forte, adesso, ti prego, Franci, ora, scopami, fammi male, ti prego...
Aveva iniziato a indietreggiare appena verso di lui, sfiorandolo con il culo, senza staccargli gli occhi di dosso, senza smettere di parlare.
Francesco gli aveva affondato le dita nei fianchi, sentendo ogni singola sillaba pronunciata da Tommaso scendere ad avvolgergli l'erezione.
Lentamente, aveva appoggiato la punta del cazzo contro di lui, guardandolo chiudere gli occhi per un attimo, e deglutire forte, sentendolo indietreggiare ancora, sentendolo pregare ancora.
Con un colpo di reni, e una freddezza che non sentiva, Francesco si era spinto dentro Tommaso, strappandogli un urlo che aveva soffocato mordendosi le labbra a sangue.
Poteva vedere ogni suo singolo movimento riflesso sul suo viso, lo sentiva in ogni parola, in ogni gemito, lo sentiva nelle gambe, nelle mani, nelle braccia, nella testa, e lo sentiva nel cazzo.
Non aveva mai scopato nessuno così, non sapeva nemmeno di poterlo fare, di poter scopare qualcuno in quel modo, di poter desiderare qualcuno così tanto, era come essersi risvegliati di colpo, come aver scoperto un segreto ben nascosto, poteva essere così, poteva davvero essere così.
Tommaso gli andava incontro e gli svicolava tra le mani, urlava e gemeva e lo insultava e lo pregava, Tommaso lo stringeva dentro di sé e gli strappava il fiato dai polmoni, gli faceva venir voglia di esagerare, e accelerare, di sprofondargli dentro, sempre di più, sempre di più, di salire, di spaccarlo in due, e di abbracciarlo, e cullarlo, e di piangere, il respiro di Francesco andava a ritmo con gli schiaffi della sua pelle contro quella di Tommaso, coi propri grugniti, coi suoi mugolii, era sudato, eccitato, eccitatissimo, dolorante, e gli veniva da piangere, e avrebbe voluto baciarlo, piano, dolcemente, teneramente e con tutta la lingua e la cattiveria che aveva, avrebbe voluto zittirlo, provava a zittirlo con ogni affondo e ogni suono che usciva dalla sua bocca gli attraversava il corpo, il cazzo, come una scarica, gli pareva di aver superato ogni suo limite, di poter continuare per sempre, voleva continuare per sempre, voleva solo quello, solo Tommaso nudo, solo Tommaso piegato in avanti, solo Tommaso, sempre.
Sentendosi sempre più vicino a venire, Francesco aveva rallentato, quasi fermandosi, riprendendo fiato, piegandosi a leccare il sudore dalla schiena di Tommaso, facendolo contorcere.
-Rifallo...
Francesco gli aveva nuovamente baciato la schiena, facendo scorrere la lingua sulla sua colonna vertebrale.
Tommaso si era lamentato appena, piano, mormorando qualcosa, piegandosi ancora, inarcandosi, costringendolo a ricominciare.
All'improvviso era diventata una questione di vita o di morte, Francesco si era ritrovato anche lui a implorare Tommaso, si era chinato su di lui, appoggiando il petto sulla sua schiena, un piede sul bordo della vasca e gli era entrato dentro sempre di più, Tommaso che non riusciva nemmeno ad articolare le parole, gli si premeva contro, l'odore di sapone, e della sua pelle sudata, l'odore di shampoo che assalivano Francesco, stordendolo, la voce di Tommaso che si intrecciava alla sua, ai suoi mormorii contro la sua pelle calda, Francesco lo aveva morso, piano, entrando e uscendo da lui piano, piano, di colpo piano, lentamente, dolcemente, Tommaso che gli baciava la mano che aveva allungato sulla sua spalla, Tommaso che gli diceva che lo amava ogni volta che il cazzo di Francesco gli scivolava dentro.
-Ti amo Franci. Ti amo, ti amo, ti amo, TI AMO.
Francesco aveva nuovamente aumentato il ritmo, facendolo tremare, le mani che scivolavano sudate sul bordo della vasca, erano bastati pochi colpi, Francesco si era aggrappato ai suoi fianchi, tirandoselo contro, imprecando, di più, di più, pochi colpi, e Tommaso aveva iniziato a gemere sempre più forte, era lo stesso suono che Francesco aveva sentito attraverso al muro, eppure era diverso, era più forte, più intenso, aveva iniziato a ripetere il suo nome e Francesco non aveva capito più nulla, solo che lo stava scopando, e scopando, e scopando, e che gli scoppiava la testa, e che gli pareva di impazzire, e poi Tommaso stava urlando, o forse era lui che urlava, non lo sapeva, sapeva solo che non aveva mai provato niente di simile, che non aveva mai sentito niente di simile, era come se il suo intero corpo si fosse ribaltato e riversato nel suo cazzo, e in Tommaso, Tommaso che gemeva, e mugolava il suo nome, e lo stringeva dentro di sé, e non lo lasciava più andar via.
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Tutt'al Più
FanfictionQualche volta penso di tornare da te, e se non l'ho ancora fatto non è perché l'amore sia finito. Io ti amo ancora. Non l'ho fatto solo perché... Perché ho paura di trovarti cambiato.