7. Tutto bene

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Erano crollati sul pavimento bagnato, cercandosi subito, aggrappandosi l'uno all'altro, baciandosi.
Avvolto nell'abbraccio di Francesco, le sue mani che lo stringevano forte, fortissimo, così forte da far quasi male, Tommaso aveva dovuto ricacciare indietro a forza le lacrime.
Non si era mai sentito tanto amato, e protetto, e al sicuro in tutta la sua vita.
Ne aveva un bisogno disperato, e nemmeno se ne era reso conto.
Aveva affondato il viso nel collo di Francesco, probabilmente il posto che preferiva al mondo, perché era caldo, e sapeva di casa, e profumava di lui.
Erano rimasti zitti e abbracciati così a lungo che Tommaso avrebbe quasi potuto addormentarsi.
Gli occhi chiusi, il respiro lento, si era lasciato andare del tutto contro Francesco, baciandogli piano la pelle sudata, felice.
Completamente, perfettamente felice.
Dire che non centrava il sesso sarebbe stato mentire, ma era stato talmente più che una semplice scopata, era talmente più che una semplice scopata, più del bisogno fisico, più dell'eccitazione, che Tommaso non avrebbe nemmeno saputo da dove iniziare per spiegare.
Si era sentito libero.
Si era sentito capito.
Si era sentito amato.
-Grazie...
Appena un sussurro, ma Francesco lo aveva sentito.
Francesco lo sentiva sempre.
-Per cosa?
-Per esserci. Per volermi bene. Per non farmi sentire solo.
-Io non ho fatto niente, Tommi...
Tommaso si era tirato indietro, staccandosi a fatica, cercando il suo sguardo.
-Tu hai fatto tutto.
Gli aveva preso il viso tra le mani e lo aveva baciato, maledicendosi per non riuscire a spiegarsi, a trovare le parole adatte, maledicendosi per non essere in grado di fargli capire quanto avesse bisogno di lui, e quanto fosse incredibilmente bravo a dare tutte le risposte giuste alle sue domande mute.
Così lo aveva baciato, piano, godendosi ogni istante, sprofondandogli le mani nei capelli, circondandogli la vita con le gambe, mai abbastanza vicino.
Mai abbastanza.
Si erano baciati per minuti interi, senza riuscire a smettere, stringendosi, a Tommaso sembrava quasi di poter scomparire dentro Francesco, di potersi dissolvere in lui, di poter cancellare il confine tra la loro pelle, non c'era niente che avrebbe voluto di più, voleva solo baciarlo, baciarlo e non sapere dove finisse lui e dove iniziasse l'altro, non sapere più di chi fossero quelle mani, quelle braccia, quella gambe, quella lingua, era una sensazione talmente potente che avrebbe potuto annichilirlo, e terrorizzarlo, invece lo faceva sentire, ancora una volta, protetto. Amato. Al sicuro.
Al posto giusto.
Era lì che doveva stare.
Tra le braccia di Francesco.
A baciarlo, e a farsi baciare.
Era così che doveva essere.
Non importava nient'altro, non contava nessun altro, andava tutto bene, sarebbe andato tutto bene, perché erano loro due.
Erano loro due davvero.
Adesso, dopo che anche l'ultimo muro era caduto, adesso che era successo, adesso erano loro due. Erano loro due davvero, erano insieme davvero, e andava tutto bene, poteva solo andare tutto bene quando erano insieme, niente poteva andare male, niente sarebbe andato male, andava tutto bene.
Tutto.
Bene.
Aveva continuato a ripeterselo, e a ripeterselo, come un mantra, mentre lo baciava, mentre lo stringeva, mentre gli infilava le mani tra i capelli e la lingua in bocca, mentre lo tirava contro di sé, incapace di spiegarsi in un'altra maniera, incapace di trattenersi, incapace di frenarsi, quasi tremando nel sentire il corpo di Francesco rispondere, le sue mani che gli correvano lungo la schiena, i suoi denti che gli sfioravano le labbra.
Avrebbe voluto trovare le parole per dirlo a Francesco, per spiegarglielo, ma l'enormità di quella sensazione lo schiacciava, e lo lasciava senza fiato, e l'unica cosa che poteva fare, e che riusciva a fare, era stringerlo, e baciarlo.
Baciarlo, continuare a baciarlo, baciarlo senza poter smettere.
Si erano staccati dopo un tempo che non aveva alcun senso, istanti o forse ore, entrambi senza fiato, entrambi senza riuscire ad allontanarsi, le mani che si cercavano, e si stringevano, occhi negli occhi, vicini.
-Non ho mai... Non ho mai provato niente del genere nella mia vita - A quelle parole, Tommaso aveva sentito gli occhi riempirsi di lacrime, e il cuore sciogliersi come neve al sole - Tu... Tu sei... - Francesco non era riuscito a continuare. Aveva scosso la testa, mormorando qualcosa, chiedendogli scusa con lo sguardo, e Tommaso gli aveva sorriso.
-Franci.
Non sapeva da dove gli uscisse quel tono, quel tono sicuro, e rassicurante, quel tono capace di calmare il balbettio di Francesco, capace di tranquillizzarlo. Non ne aveva idea. Non ne aveva idea, ma funzionava.
Francesco lo aveva guardato, e Tommaso aveva sentito riapparire quella specie di strana, bizzarra connessione che avevano entrambi percepito dal primo giorno. Era come se potessero capirsi senza bisogno di parlare, come se potessero leggersi dentro, come se sapessero.
Come se di colpo andasse tutto bene.
Come se potessero dirsi qualunque cosa.
-Non ho mai provato niente del genere. Non so nemmeno dargli un nome. Non so cos'è, non so... Non so nemmeno bene come mi fa sentire, perché... Ho paura perché non ho paura. Ha senso questa cosa?
Tommaso aveva sorriso, e annuito.
-Mi sono sentito anche io così.
-Tu... Cosa? Quando?
Francesco lo aveva fissato, stupito, e Tommaso si era stretto nelle spalle.
-Io non sono mai stato spaventato da quello che sentivo per te. Ero spaventato perché... Perché non lo ero. Perché tu ti avvicinavi, e invece di nascondermi, mi mostravo ancora di più. Ti lasciavo vedere tutto e... Non volevo che scappassi.
Francesco si era lasciato sfuggire una risatina quasi amara.
-Scappare? Nel caso non lo avessi notato non sarei potuto scappare nemmeno... - si era interrotto, la voce che si affievoliva, lo sguardo colpevole.
-Perché, volevi scappare? - Tommaso lo aveva bonariamente preso in giro, chinandosi per baciarlo, stupendosi nel vedere i suoi occhi incupirsi - Fra! - Tommaso gli aveva preso le mani - Ti prego, va tutto bene, non preoccuparti, davvero, va tutto...
-...bene. Va tutto bene. Vuoi dirlo un'altra volta?
-E non è così? Non va tutto bene? Non stai bene?
Francesco aveva aperto la bocca per ribattere, richiudendola senza dire nulla. Tommaso gli aveva sorriso, ancora, di nuovo, sentendosi pieno di amore, sentendo lo strano bisogno di rassicurarlo, stupendosi per l'ennesima volta di come Francesco lo facesse sentire.
-Siamo io e te. E quando siamo io e te va sempre tutto bene - gli aveva detto con tono dolce.
-Ma... Noi... È... È diverso, è cambiato tutto, insomma...
Tommaso lo aveva interrotto.
-Non è cambiato niente, Franci. Niente. Non lo vedi? Non lo senti? Siamo io e te, e basta. Io e te. Solo noi due. Siamo solo noi due da quando ci siamo conosciuti, siamo solo noi due anche quando siamo in mezzo agli altri, siamo noi due e basta, Franci. E non voglio fare quello che non ci ha pensato, che non lo ha sperato, che... È solo che adesso sembra tutto così... Giusto. Quando sono con te, io mi sento me stesso, me stesso per davvero. E non c'è niente che potrebbe cambiare questa cosa. Niente.
Francesco aveva abbassato lo sguardo, e Tommaso aveva sorriso, rendendosi conto di non aver nessun timore, di non essere spaventato, né preoccupato, solo felice.
Felice.
-Franci, io non ti sto chiedendo niente. Per mesi ho sperato che tu mi ricambiassi, che potessi provare per me quello che provo io per te, che potessi amarmi quanto...
-Lo sai che è così.
Serio, serissimo, Francesco aveva alzato nuovamente gli occhi e improvvisamente il tono, la sua voce che rimbombava contro i muri del bagno, e nella testa di Tommaso, strappandogli un sorriso.
-Adesso lo so. Adesso che lo sai tu. Io l'ho sempre sentito, l'ho sempre... Lo intuivo. Ma ogni volta che ci credevo, ogni volta che pensavo che fosse... Poi tu mi respingevi.
-Tommi...
-Aspetta. Fammi finire. Tu mi respingevi, eppure io non me ne andavo. Avrei voluto, e ci provavo, ma alla fine... Alla fine restavo. Perché... - con un sospiro, Tommaso gli aveva preso il viso tra le mani, incastrando gli occhi nei suoi - Perché tu sei l'amore della mia vita, Francesco Maria Oppini. Lo sei. L'ho capito appena ti ho visto. E non so bene cosa voglia dire, so solo come mi sento quando sono con te - Tommaso aveva sorriso, felice di poterlo finalmente ammettere, felice di poterglielo finalmente dire - Completo. Giusto. Scelto. E fino ad oggi credevo che l'unica risposta, che l'unico tassello mancante fosse... Credevo che fosse tutto uno spreco, perché tu non mi ricambiavi. Perché tu mi respingevi, perché non mi volevi. Stronzate. Fra, a me non frega un cazzo della persona con cui stai. Non mi interessa. Sono stato male per mesi, ma oggi, adesso, ho capito che... Che non conta un cazzo. Tu sei l'amore della mia vita, e anche se non so bene cosa voglia dire, so come mi fa sentire, e anche se non so cosa succederà, so che andrà tutto bene, perché va sempre tutto bene quando sono con te, e tu con me.
Dolcemente, Tommaso aveva baciato Francesco sulle guance, portando via le lacrime che incontrava, e poi lo aveva abbracciato, forte, stretto, sentendolo trattenere il fiato.
-Non ti sto chiedendo niente, Franci. Non devi rispondermi, non c'è nessuna domanda. Va tutto bene - Tommaso gli aveva dato un piccolo bacio sul collo - Va tutto bene...
-Io ho una fidanzata.
-Lo so. Anche io ho un ragazzo.
-Ma... Cosa...
-Fra, smettila. Non ha importanza - Tommaso aveva sciolto l'abbraccio, cercando nuovamente i suoi occhi - Non dobbiamo per forza capire tutto, non dobbiamo decidere niente, va tutto bene così, è tutto giusto così.
-Come può andare bene così, io... Abbiamo... Come si può tornare indietro da questo?
Tommaso gli aveva accarezzato il viso, sorridendogli piano.
-A te sembra che io voglia tornare indietro?
Francesco aveva scosso la testa, quasi in lacrime.
-Forse tu no, ma io... Io non so come... Non...
-Ma lo so io. Io so tutto. Ti conosco, ti sento - gli aveva preso la mano - Non devi dire niente, non devi fare niente, non serve, non...
Francesco lo aveva interrotto, baciandolo. Baciandolo lentamente, a fondo, entrandogli dentro, rimestandogli le viscere, i pensieri, lo stomaco, strizzandolo come una spugna bagnata, la testa leggera, le mani sudate, il cuore che galoppava.
Nessuno lo aveva mai baciato così.
Nessuno lo aveva mai guardato così.
-Tu... Non so cos'è. Non so come chiamarlo, tu dici che è amore, e forse hai ragione, ma io sono stato innamorato, Tommaso, io sono innamorato, e questo... Tu... Tu sei di più. Quello che sento è di più, come mi fai sentire, come sto quando sono con te, come divento, come diventiamo, tu... Hai mai pensato che l'amore potesse essere riduttivo? Perché io credo di amarti. E credo... No, so, so di non aver mai voluto tanto qualcuno nella mia vita, mi basta guardarti, sfiorarti, è come se ti sentissi dentro la testa, è... Non lo so, cos'è. E non so come fare. Non so come fare ma voglio farlo. Ti prego credimi. Per piacere.
Tommaso lo aveva guardato, aveva guardato quel viso che amava così tanto, quel viso bellissimo, quegli occhi bellissimi, stupendosi per l'ennesima volta di quello che c'era tra loro.
Francesco aveva inspirato ed espirato a fondo, quasi tremando.
-Come si fa, Tommi?
-Non lo so - Tommaso aveva scosso la testa, sorridendo tra le lacrime - Non lo so, ma so che in qualche modo faremo.
Erano rimasti seduti a terra sulle piastrelle bagnate, in silenzio, rabbrividendo appena, avvicinandosi inconsapevolmente, le mani incastrate, guardandosi negli occhi, senza dire nulla, perché non serviva.
Non c'erano più segreti, non c'erano più confini, non era come Tommaso se lo era immaginato, non era come lo aveva sognato, eppure era esattamente come doveva essere, era giusto, erano loro due, solo loro due.
Quasi al rallentatore, Tommaso aveva alzato una mano, posandola sul collo di Francesco, accarezzandolo piano, guardandolo chiudere gli occhi per un istante, un piccolo sospiro che gli usciva dalle labbra.
-Ti amo - aveva sorriso, mentre lo diceva, aveva sorriso perché ora che poteva finalmente dirlo, di colpo gli pareva inutile - E hai ragione tu, è riduttivo, lo è, non è abbastanza, ma non ho altre parole. Non ho altre parole per spiegarti quanto... Io ti sento sempre, Francesco. Sempre. Sei sempre con me. E non c'è niente che conti di più. Non so cosa succederà dopo, non so cosa dobbiamo fare, non so... Non so niente - Tommaso lo aveva abbracciato, e gli aveva datto un bacio sulla spalla, piccolo - So solo che adesso siamo qui, adesso siamo solo io e te, e non conta nient'altro.
Un altro bacio sulla spalla, e un altro ancora, e ancora, la lingua che scendeva lungo la clavicola di Francesco, un morso, un secondo morso, le mani che lentamente, accarezzandolo, portandosi dietro una scia di brividi, scivolavano lungo la sua schiena, fino ad afferrargli il culo.
Tommaso gli si era stretto contro, sentendo la sua pelle farsi calda.
Aveva iniziato a strusciarsi lentamente su di lui, baciandogli il collo, il profilo del viso, il mento, affondandogli nella bocca.
-Tommi...
Francesco riusciva a malapena a parlare, e Tommaso aveva cercato i suoi occhi, e gli era parso di caderci dentro.
-Solo io e te un'ultima volta, Franci... Una sola...
Aveva continuato a muoversi contro di lui, e a baciarlo, senza farsi domande, senza aspettarsi risposte.
Erano solo loro due, e andava tutto bene.

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