Prologo: la bambina

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20/05/2005. Stazione ferroviaria di Milano.
La confusione dei treni, di chi parte e chi ritorna, nasconde un lamento continuo: un pianto di neonato. Nessuno se ne accorge nella frenesia della stazione, tranne un' anziana signora di ritorno dall'ospizio dov'era ricoverato il marito. Lo conosceva bene questo pianto, lei che di neonati ne aveva accuditi tanti: prima i  figli e poi gli innumerevoli nipoti.
Si fermò così d'un tratto, rizzando le orecchie per capire da dove provenissero quelle strazianti urla. E
così lo vide, sotto una panca, quel fagottino rosa che piangeva a dirotto e si agitava come un dannato.
"Quale genitore può essere tanto crudele da abbandonare questa così piccola creatura in una stazione?" Si domandò la signora. Prese in braccio la dolce neonata che improvvisamente smise di piangere, tranquillizzata dal dolce abbraccio dell'anziana signora, simile a quello confortante della mamma, nonostante lei una mamma non l'avesse mai avuta.
E così, mentre i pendolari continuavano ignari a salire e scendere freneticamente dal treno, aveva appena messo piede sulla terra una  creatura dolce quanto misteriosa.

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