Capitolo V: la piuma

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Avrei pensato che si trattasse di una piuma fuoriuscita dal cuscino, se non fosse che il cuscino è di lattice. È tutto così strano. Dopo essermi vestita infilo la piuma nello zaino e filo a scuola. Anche oggi sono in anticipo, così mentre aspetto seduta sul muretto tiro fuori la piuma e la esamino attentamente. Non sembra appartenente ad un piccione perché è completamente bianca e molto grande, inoltre tutte le finestre erano chiuse quindi non si spiegherebbe l'entrata di un uccello.
-Eva! Come va? Ieri mi sono accorta che non ti ho chiesto il numero di telefono!- dice lei con l'enfasi che la contraddistingue. -Ma cos'hai lì?- chiede indicando la piuma tra le mie mani. Gliela faccio vedere e lei esclama:-MA È BELLISSIMA! Dove l'hai trovata?-
-Sulla strada, mentre venivo a scuola.- lo so che mentire è scorretto, soprattutto ad una possibile amica, ma cosa le avrei potuto dire: "Si è materializzata nel mio letto mentre dormivo"?
-Sai io sono un'appassionata di piume. Posso vederla?- mi chiede lei porgendomi una mano. Io gliela passo e lei la esamina attentamente.
-Che strano. Ha la forma e la grandezza di una penna riemigrante primaria ma ha la struttura di una piuma: quasi del tutto assente di una rachide. Potrebbe essere una semi piuma ma di così grandi è proprio strano vederne in giro. Tra l'altro sembra appartenente ad un cigno ma da queste parti, che io sappia, di cigni non ce n'è traccia. Magari qualcuno che le colleziona l'ha persa. In ogni caso tienitela stretta, è molto rara.- per quanto non abbia capito nulla dei suoi tecnicismi, concordo col dire che sia molto strano. -Allora me lo dai il tuo numero o no?- mi chiede lei fingendosi spazientita. Ci scambiamo i numeri e poi per fare conversazione mi chiede in tono malizioso:- Com'è andata ieri con Andrea?- notando la mia espressione confusa, precisa:- Ho visto che uscivi da scuola con lui e ho immaginato che andassi a casa sua per fare il lavoro di coppia. Lo conosco da molti anni e so che preferisce fare subito i compiti piuttosto che trascinarseli, anche a causa degli allenamenti. Sotto la maschera da belloccio si nasconde un vero e proprio secchione!-
-Beh devo dire che mi sono divertita.-
-Divertita a fare una ricerca di storia?! Cavolo sei proprio cotta!-esclama lei con una risatina.
-Intendevo che sono stata bene.- mi accorgo solo dopo averlo detto di aver peggiorato la situazione. Lei mi rivolge un sorrisetto malizioso e poi, finalmente, mi da tregua. -Pensa che io devo fare il compito con quello scansa fatiche di Davide. Probabilmente farei prima a lavorare direttamente da sola. - afferma Irma sbuffando.
In quel momento ci passa davanti Andrea e sorridendo ci saluta. Subito dopo Irma mi rivolge uno sguardo insinuante. -Che c'è? Ci ha solo salutate- chiedo io imbarazzata.
-Lo conosco da quasi dieci anni e ti assicuro che non mi ha mai "salutata" così. Comunque se vuoi far finta di nulla fai pure.- dice facendo spallucce.

È trascorsa una settimana. Tutto è filato liscio: sto legando molto sia con Irma che con Andrea, la scuola va bene, e i fischi alle orecchie sono meno frequenti e meno fastidiosi. Poi, un giorno, durante un'ora piuttosto noiosa, Andrea mi ha toccata con il braccio per attirare la mia attenzione e, una volta ottenuta, ha scritto sopra un angolo del suo quaderno "ti va di fare due passi dopo scuola?" Mi sta per caso chiedendo di uscire? No, meglio non illudersi. Faccio segno di sì con la testa e gli ricambio il sorriso. Quindi all'uscita camminiamo fianco a fianco. Irma mi vede e dopo essere rimasta per qualche secondo a bocca aperta, mi fa l'occhiolino e poco più tardi mi arriva un suo messaggio: "divertitevi 😉🥵". Mi scappa una risatina. Ammiro molto il modo in cui Irma riesce ad essere spontanea e aperta dopo poco che ci conosciamo: mi spinge a fare lo stesso.
-Dove mi stai portando?- chiedo ad Andrea accorgendomi che non stiamo percorrendo la strada per andare a casa.
-Nel mio luogo preferito, ti piacerà. Allora, parlami un po' di te: quali sono i tuoi sogni, le tue ispirazioni?-
-Mmm domanda complicata! Il mio sogno è viaggiare per il mondo, scoprire paesi nuovi e culture diverse. Mentre le aspirazioni sono finire il liceo con buoni voti e prendere una laurea ma devo ancora capire in cosa, anche se mi ispirano soprattutto due campi: medicina e cinematografia.-
-Cavolo due campi molto simili eh!- dice lui ironico.
-Comunque mi sa che condividiamo un sogno: anche io voglio viaggiare, esplorare ogni angolo della terra.-
-Magari potremmo farlo insieme.- azzardo io. Dopo averlo detto mi pento, ma la sua espressione mi tranquillizza: sembra stupito positivamente.
-Siamo arrivati.- dice lui sorridendo. È un enorme prato fiorito. Un luogo stupendo, quasi fiabesco.
-È... è meraviglioso!- esclamò io estasiata.
-Già, lo penso anch'io. Ho scoperto questo posto quando ero bambino e da quel giorno vengo sempre quando posso. Bene ora hai visto il mio luogo preferito, dimmi un po' qual era il tuo a Milano?-
-Solo se mi prometti che non ti spaventerai.-
-Ehm...prometto.- afferma Andrea confuso.
-Bene. Allora, era... il cimitero monumentale. Lo so che può sembrare macabro, però ti assicuro che i cimiteri vengono sottovalutati. Sono dei posti così tranquilli e profondi, come ponti fra i due mondi. Inoltre il cimitero monumentale di Milano contiene molte tombe spettacolari di personaggi celebri. La morte mi ha sempre affascinato, così come il modo in cui i vivi celebrano i morti, soprattutto dalla dipartita di mio padre a dire il vero.- dico io gesticolando animatamente. - Oddio ora ti sembrerò una pazza aspirante assassina.-
-Non potrei mai giudicarti per questo!- esclama lui poggiandomi una mano sulla spalla.
Ci sdraiamo sul prato ad osservare le nuvole ed è tutto quello di cui avevo bisogno in quel momento. Ci voltiamo per guardarci e restiamo così per qualche secondo, poi i nostri visi si avvicinano lentamente. Le nostre labbra si sfiorano per poi baciarci dolcemente. Le sue labbra sanno di menta e lui profuma di pulito. Mi mette una mano sotto il mento per avvicinarmi di più. È tutto così magico.
Ma ecco che, d'improvviso, ritorna il fastidioso ed insistente fischio, accompagnato dall'altrettanto dolorosa fitta alle scapole. Mi stacco di scatto dal bacio. Cerco di nascondere il dolore ma con insuccesso.
-Eva che succede?- mi chiede Andrea ancora frastornato per il bacio mettendosi seduto di fianco a me.
-Non mi sento tanto bene, possiamo tornare a casa?-
-Ma certo, vuoi che chiami un medico?-
-No no, devo solo stendermi un attimo.- Alessandro mi aiuta ad alzarmi e mi accompagna fino a casa.
-Grazie di tutto, mi dispiace per averti rovinato il pomeriggio. Ci vediamo domani.- lo saluto mentre mi dirigo barcollando verso la porta di casa.
-Come? Non ti lascio a casa da sola in queste condizioni, vengo con te.- così dicendo entra in casa mia.
-Ti dispiace se mi metto in pigiama?-
-Scherzi? È casa tua!-
Così vado in bagno per cambiarmi. I dolori aumentano a dismisura, fino a farmi contorcere. Cado e sbatto la testa. Non so se sia per la caduta o per il dolore, fatto sta che perdo i sensi, esattamente come una settimana fa. Questa volta però non mi trovo alla stazione. Non mi trovo proprio da nessuna parte: intorno a me c'è il buio. Ma infondo a questo tunnel oscuro, vedo una sagoma: c'è qualcuno. Così corro per raggiungerlo. Gli tocco la spalla per farlo voltare, ma prima che si giri mi sveglio di soprassalto. Spalanco gli occhi come se fossi riemersa dall'acqua. Mi alzo a fatica. Il pavimento è coperto da sangue color rubino. Il mio sangue. Immagino che venga dalle spalle così mi dirigo verso lo specchio per controllare la ferita. Ed è lì che le vedo. Due enormi, piumate e candide ali.

Per un battito di aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora