Capitolo II: nuove conoscenze

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La campanella non è ancora suonata, così resto qualche minuto davanti al portone. È decisamente più piccola della scuola che frequentavo a Milano e, forse proprio per questo, sembra un luogo accogliente (per quanto possa esserlo un liceo, ovviamente).
C'è già qualche studente anticipatario che, come me, aspetta il suono della campanella. Mentre sono lì che mi fisso le punte dei piedi per evitare di instaurare un imbarazzante contatto visivo con qualcuno, vedo avvicinarsi una ragazza dai lineamenti delicati - Bella gonna!- dice lei con un sorriso dolce. -Grazie!- sussurro abbassando lo sguardo sulla mia gonna jeans come per accertarmi che il complimento sia davvero rivolto a me. -Sei nuova da queste parti?- chiede. -Sì, mi sono trasferita da una settimana-
-Beh benvenuta allora. Come ti chiami? -
-Eva.-
-Benvenuta Eva, io mi chiamo Irma. Lo so è un nome un po' strano ma il significato è molto carino: vuol dire consacrata a Dio, grande e potente. Figo no? .- dice lei entusiasta.
Io la guardo stupita per la sua parlantina veloce.
-Oddio la mia chiacchiera ti ha spaventata? Mi dicono tutti che parlo troppo, ma insomma se siamo stati creati con la bocca e la lingua vale la pena usarl... ops doppio senso. Va beh hai capito no?- mi chiede con uno sguardo speranzoso.
- Si si ho afferrato, comunque non è male la tua parlantina.- dico io con un sorriso timido
- Grazie! Menomale che c'è qualcuno che la apprezza. Senti vuoi che ti faccia da guida per il tuo primo giorno? La scuola sembra piccola ma in realtà si rischia di perdersi!-
-Sì grazie mi farebbe molto piacere.-
-Perfetto allora, sai dirmi in che classe ti hanno assegnata?-
- Si ehm un attimo solo che...- dico ravanando freneticamente nello zaino in cerca del bigliettino con la sezione. Quando lo trovo glielo mostro e lei esclama: - Non ci posso credere! Sei in classe con me, 3D, D di deficienti, solo i ragazzi però.-

Entriamo insieme in classe, ma appena il professore mi vede, mi placca. -Ehi tu sei la ragazza nuova, giusto?-
-Sì.- rispondo io timidamente.
-Bene allora stai qui così appena arrivano tutti ti faccio conoscere ai tuoi compagni.- e infatti dopo pochi minuti mi presenta alla classe dicendo le solite cose: lei è Eva, la ragazza nuova, si è appena trasferita qui con la mamma accoglietela ecc...
-Siediti pure dove vuoi.- dice infine. Proposta piuttosto inutile visto che c'è solo un posto libero.
Io faccio un sorriso e in imbarazzo mi "scelgo" un banco vicino alla finestra, di fianco ad un ragazzo dalla chioma castana chiara. Appena mi siedo il ragazzo si gira verso di me e porgendomi la mano si presenta - Ciao, io sono Andrea.- dice abbozzando un sorriso. Mi accorgo solo quando si gira di quanto sia dannatamente bello: lineamenti perfetti, capelli castani chiari, folti, mossi e un sorriso straordinario. In quel momento provo una strana sensazione, come  una connessione con lui, come se avessi ritrovato un pezzo mancante del mio DNA.
Cerco di seguire la lezione, ma sono così tesa che il mio cervello pensa solo a controllare ogni mio movimento: stai composta, stai dritta, sorridi, distogli lo sguardo. Durante l'intervallo fortunatamente corre in mio aiuto Irma. Insieme facciamo una passeggiata tra i corridoi. -Vedo che ti sei seduta di fianco al più figo della scuola eh, guarda un po' la nuova arrivata!- dice scherzosamente in tono provocatorio. Io arrossisco e abbasso lo sguardo imbarazzata.
-Attenta però, non è tutto oro quel che luccica. Per quanto sia bello e simpatico, ha avuto un sacco di problemi, sai? Dalla morte del suo migliore amico non è più lo stesso. Come biasimarlo, erano sempre come pane e burro quei due, nonostante fossero agli opposti. Ora se ne sta sempre tutto solo nel suo brodino, per questo motivo quello accanto a lui era l'unico posto libero.-
-Come è morto?- chiedo io rattristata
-In un incendio. Era a casa da solo e dicono che non avesse chiuso il gas. Quando i genitori sono tornati la casa era in fiamme e lui era rimasto intrappolato, non hanno mai ritrovato il suo corpo, probabilmente era già diventato cenere. Alcune voci malevole dicono che abbia dato fuoco alla casa volontariamente. Ma secondo me è un' assurdità, insomma era un ragazzo piuttosto strano, sempre sulle sue, molto misterioso, ma non penso proprio che fosse un suicida-
-Ma è terribile!- Dopo un attimo di riflessione disse: -Già è stato un duro colpo per Alessandro.-
Sedendomi al mio posto non posso negare di essere un po' in ansia. Insomma se la presenza di una vicino di banco gli desse fastidio?
No, non mi devo fare paranoie, nel caso me lo direbbe e mi sposterei. Passo tutta l'ora a pensare a questa storia (invece di seguire la lezione...) senza spiccicare una parola con Alessandro fino a quando è lui a spezzare il silenzio - Com'è vivere in una grande città?-
-Oh...ehm...comodo, insomma ci sono tutte le comodità a tue disposizione e anche attrazioni varie.- dico io con il cuore che mi batte a mille per la timidezza e l'ansia sociale sempre presenti.
-Intendi che per andare al supermercato non bisogna farsi 30 minuti di macchina come qui?-
-Esattamente- rispondo io lista che abbia fatto una battuta per rompere il ghiaccio.
-Assurdo- dice lui ironicamente.
-Invece com'è vivere in un paesino?- dico io cogliendo al balzo l'occasione per fare conversazione
-Tutt'altro che comodo. Però non è così male, il punto è che dipende tutto dalla tua nomea, se hai una buona reputazione allora puoi star tranquillo, gli abitanti saranno come la tua seconda famiglia: molto premurosi e sempre attenti che tu sia bene; se invece hai una cattiva fama la tua vita sarà un inferno: ogni faccia che vedrai ti sarà ostile, tutti sparleranno alle tue spalle e si inventeranno cattiverie su di te...- il suo sguardo si incupisce improvvisamente e capisco che sta pensando a ciò che dicono sul suo migliore amico.
Intuisco che abbia notato la mia espressione piuttosto spaventata perché cambia all'istante espressione e gira lo sguardo, come pentito delle sue parole.

Dopo un'ora noiosissima di matematica, ecco che arriva quella di storia. Ho sempre avuto un rapporto strano con questa materia, mi affascina moltissimo, poi però quando devo memorizzare date e guerre mi demoralizzo ed inizio ad odiarla. La prof di storia fin da subito mi da una buona impressione, insomma sembra un po' matta ma simpatica. Con entusiasmo entra salutando la classe: - BUONGIORNO RAGAZZI! Come avete trascorso le vacanze? Tra alcol e droghe? Aspettate un attimo... non lo voglio sapere. - scoppia una risatina generale con occhiatine tra i miei compagni.-In ogni caso adesso sono finite, ed inizia un nuovo ed entusiasmante anno scolastico, o per meglio dire un nuovo periodo della vostra istruzione. Sapete il passaggio da biennio al triennio è molto importante. Rappresenta proprio la vostra crescita: da ragazzini preadolescenti a giovani adulti con ormoni impazziti. Sarà più difficile, è logico, ma sono certa che non vi manchino le capacità e vedrete che sarà molto più interessante degli scorsi due anni di liceo, più stimolante con tante materie nuove che potrebbero diventare le vostre preferite.
Ora però basta con le ciance. Ogni anno, come sapete, mi piace iniziare con un lavoro di gruppo per riprendere i contatti con i vostri compagni dopo ben 3 mesi di vacanze estive.
Quindi, come sempre, le coppie saranno formate in base alla disposizione dei banchi, quindi il vostro compagno di banco sarà anche colui con il quale svolgerete il vostro lavoro.-
Dicendo questo da una sfogliata al registro e vista la sua espressione stupita, penso propio che abbia incrociato il mio nome -Ma qui c'è un'alunna nuova! Oh che meraviglia! Dai su non essere timida, alzati in piedi...fatti vedere.- così io IMBARAZZATISSIMA,  mi alzo, con tutti gli occhi su di me. - Benvenuta!- esclama la prof sfoggiando un sorriso a 32 denti.
-Beh visto che sei nuova, a te darò la possibilità di decidere  se fare il compito con il tuo compagno di banco o se scegliere con chi farlo, magari qualcuno con cui hai potuto parlare all'ingresso o all'intervallo... insomma chi vuoi tu.- a quel punto mi ritrovo ad un bivio. Insomma vorrei scegliere Irma, perché con lei ho parlato di più e mi sento maggiormente in confidenza, però se decidessi di non lavorare con il mio compagno di banco sembrerebbe che non mi stia simpatico Andrea, e visto che sono già timida e quindi posso risultare stronza, non voglio correre questo rischio, oltretutto dopo aver saputo tutto quello che ha passato...
Così prendo la mia decisione:- Va benissimo così prof: lo farò con Andrea.-
-Perfetto. Allora il lavoro che dovrete fare è...- (meglio tagliare questa parte super noiosa, vi basti sapere che è una ricerca sulla religione nel Medioevo).
Mi giro istintivamente verso Andrea, ed evidentemente anche  lui fa lo stesso perché i nostri sguardi si incrociano per qualche secondo, fino a quando entrami li distogliamo imbarazzati. Così ci ritroviamo entrambi a guardare il banco, arrossiti. Dopo che questo interminabile momento di imbarazzo collettivo cessa, l'ora è già finita. Mentre preparo la cartella, Andrea si avvicina e mi chiede con gentilezza: -Eva ti va di venire a casa mia questo pomeriggio per la ricerca? Insomma forse è un po' presto però poi c'è il rischio che con gli allenamenti di calcio non riesca a ricavarmi un altro pomeriggio libero.-
-va bene. A che ora facciamo?-
-Se vuoi puoi venire anche subito, posso cucinare un piatto di pasta e poi ci mettiamo al lavoro, che ne dici?-
-Dico che è perfetto.-
Sorridendo come due ebeti ci dirigiamo verso casa sua ed iniziamo a conversare :- Allora dimmi un po' quale buon vento ti porta in questa umile cittadina?- chiede lui con curiosità -Ehm... mia mamma cercava un nuovo inizio, diciamo così.- probabilmente il mio sguardo si incupisce perché subito dopo lui dice affranto:- Mi dispiace ho toccato un nervo scoperto?-
-oh... no...ehm tranquillo, sai la psicologa dice che fa bene parlarne. Mio padre è morto in un incidente circa sei mesi fa. Mia mamma non riusciva a voltare pagina: ogni parte di Milano le ricordava lui, così abbiamo deciso di trasferirci qui.-
-Cavolo, io... mi dispiace davvero.- ed è qui che mi rivolge un sorriso dolcissimo, ogni parte del suo viso sorride. È un sorriso di comprensione e di affetto, il più bello che abbia mai visto.

Per un battito di aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora