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⚠️mi aveva pubblicato il capitolo erroneamente, se rileggete in fondo ho aggiunto la parte che mancava⚠️

mettendo un piede sulla lastra fredda del pavimento, sento ronzare la testa ancora di più di prima.
sospiro, passandomi una mano sul volto pensando fra me e me che sarà la prima e ultima volta che bevo, per poi alzarmi e ricadere di nuovo sul letto.
dopo aver fissato un po' lo stesso punto, mi rialzo con una spinta e vado a farmi una doccia fredda, maledicendomi nuovamente.

mentre aspetto alla fermata, stringendomi nel cappotto per il freddo invernale, sento il rombo di una moto passarmi accanto.
«buongiorno, come va dopo la bevuta?»mi giro, guardando il ragazzo dai capelli neri e gli occhi azzurri.
faccio un passo indietro, ricordo poco o nulla di ieri sera, ma so che mi sono lasciata andare e che ora devo ricostruire il mio muro di freddezza.
«bene, grazie, ora sto aspettando il bus» dico, indicando con il dito la strada che sta bloccando, che è esattamente quella che dovrei prendere.
«sali? ti do un passaggio» dice Davide, con un sorriso a trentadue denti.
scuoto il capo, sicura «aspetto il bus» ripeto.
alza le spalle, scrollandole «che m'aspettavo non lo so proprio» dice ripartendo velocemente.
rimango a fissare il fumo provocato dalla benzina dissolversi nell'aria, sbuffando quando mi si avvicina troppo al naso, per qualche istante rimango stupita dalla sua reazione, ma il rumore dell'autobus che si è fermato accanto a me mi riporta con i piedi per terra.

«direttamente ritornata dal mondo dei morti o sbaglio?» ride Anna appena mi siedo accanto a lei.
«non me ne parlare, mi chiedo come avete fatto a mollarmi lì» rispondo, sporgendomi per vedere meglio i ragazzi che stanno salendo.
«oh, ci dispiace, ma la mamma di Sofia era lì e non riuscivano a trovarti, Serena ha detto che ti avrebbe trovato un passaggio, però» dice grattandosi la testa l'altra.
«si, l'ha fatto» sospiro «ed era mister Barella il passaggio»
«oh oh oh, ti ha portata lui?» chiede alzando gli occhi dal libro di testo, curiosa.
annuisco, scalando di un posto per far sedere Ginevra con noi «di che si parla?» faccio spallucce, considerandolo un argomento da poco e lo stesso fa Anna, troppo impegnata a ripassare.
«allora, domenica andiamo no?» chiede ancora la mora.
«non sarebbe male» mi limito a dire, e Anna batte una mano sul mio braccio, dandomi ragione.
«sento Sofia, ma se siete d'accordo voi dira si pure lei, immagino» mormora girandosi le mani.
«sì, hai ragione, prova a chiamare Gin, io ora... devo fare una cosa» dico alzandomi dal nostro posto e catturando l'attenzione anche di Anna.
«dove vai, si può sapere?» domanda infatti.
mi limito ad indicare qualche posto più avanti, dove una figura rossa sta ascoltando la musica con la testa appoggiata al finestrino.
le altre alzano le sopracciglia, curiose, ma non domandano altro.

«possiamo parlare?» chiedo sedendomi, sperando mi senta.
«ma chi si rivede, che mi devi dire?» dice l'altra, sfilandosi una cuffia
prendo un respiro, è un discorso che non avrei voluto affrontare, non da sola almeno «perché?» chiedo solo, sperando capisca.
la vedo alzare le sopracciglia, ma quando non dico una parola si gira verso il finestrino, pensando a una risposta che mi soddisfi.
«il gruppo funziona meglio in quattro» sussurra solamente.
«le gatte sono cinque» rispondo, sporgendomi in avanti.
«tu hai Sofia, Sofia ha Ginevra, Ginevra ha Anna, Anna ha te. il che crea un piccolo disaccordo fra te e Ginevra, e fra Anna e Sofia, ma il voler bene all'altra fa si che il boccone venga mandato giù e così siete un gruppo unito, vi volete bene e ognuna di voi farebbe di tutto per l'altra.» a quel punto Serena fa silenzio, mentre io con le mani le faccio cenno di continuare.
sospira, guardandomi «io non avevo nessuna e nessuna aveva me. non ero nel gruppo, non interamente. ha fatto male appena l'ho capito, ma ora no. è stato un mio errore dall'inizio, obbligarmi a legarmi a voi quando non eravate il mio tipo di persone. non ce l'ho con voi, solo... solo con me, voglio un periodo di pausa da tutto, voglio stare con i miei pensieri. magari, più avanti, le gatte torneranno 5, più avanti però...» mi fa un piccolo sorriso triste, ed io inclino la testa, capendo che nulla la farà tornare indietro.
«va bene, ti lascio pensare ancora allora Se» mi alzo, tornando verso le altre, alle quali nel frattempo si é aggiunta Sofia, ma mi fermo improvvisamente, prima che quella si infili la cuffietta «comunque, se vuoi, anche se non stai con noi, hai sempre me, ed io spero di avere sempre te. se hai bisogno, non esitare a farmi una squillo.» e poi raggiungo le tre, senza aspettarmi una risposta, che tanto non sarebbe arrivata conoscendo Serena.

sotto lo stesso cielo || nicolò barella Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora