avviso che in un paragrafo ho fatto uso di una parola volgare, mi scuso se infastidirà.
stringendo fra le dita la maglia di cotone della mia amica, mi ricordo che probabilmente starà congelando e che io faccio lo stesso.
«hai... hai freddo?» domando, tirando un respiro fra una parola e l'altra.
Serena scuote la testa, silenziosa, mentre io ricordo che la moto ha due posti e che non ho idea di come farci tornare a casa.
dopo qualche secondo che quel pensiero mi ha attraversato la mente, ricordo che Nicolò è ancora lì e ha visto tutta la scena, così mi volto, guardandolo.
è immobile, silenzioso, mi guarda con un sorriso pacato e annuisce, facendomi cenno di pensare alla mia amica e non a lui.
deglutisco guardandolo negli occhi e penso solo a quanto io sia fortunata ad avere un'amicizia così, complicata ma equilibrata.quando poco dopo lascio andare Serena con Nicolò, assicurandole che a breve sarebbe tornato a prendere anche me e che lui ricordasse quale fosse la sua via, sento un vuoto incolmabile riempire la scogliera.
mi guardo intorno, percependo che l'aria è pesante e sentendo una strana sensazione.
tito fuori il mio Iphone 5, sorridendo sapendo che è l'ultimo modello e che chiunque spenderebbe un rene per averlo.
la cosa mi rilassa un attimo, e posso prendermi un minuto per ragionare che in meno di mezz'ora Nico non sarà qua.
inizio a camminare, stanca della mia immobilità, avanti e indietro, facendo riapparire lo stato di inquietudine in cui ero prima.
«un, due, tre...» inizio a contare, stando in equilibrio vicino alla scogliera, mettendo un piede davanti all'altro.
mi siedo di nuovo, su a una roccia, stirando gambe e braccia, per poi guardare il mio telefono, annoiata.passata la prima mezz'ora, sento un rumore non troppo distante da me, come uno scricchiolio che viene coperto da qualcosa.
lancio un'occhiata all'ora, notando che è mezzanotte e mezza e che è un'idea terribile essere fuori casa ora.
quando il rumore si ripete, mi alzo di scatto, accendendo la torcia e urlando «chi è?»
prevedibilmente, nessuno risponde e io torno a sedermi, nervosa.
dopo poco, un terzo suono segue i precedenti, e stavolta mi ritrovo un uomo davanti.
sgrano gli occhi, alzandomi e facendo qualche passo verso la strada.
«che vuoi?» chiedo, notando che probabilmente è ubriaco e non riesce a camminare dritto.
l'uomo sembra sorpreso dalla mia domanda, deglutisce, e poi con voce roca sussurra «oh, io nulla, tu che vuoi, ragazzina?»
la cosa mi agita ancora di più e così faccio un gesto con la mano, indicando un punto lontano da me «voglio che te ne vai» dico, cercando di avere la voce più ferma possibile
«sto bene qua io» ribatte l'altro, fissandomi.
«lei no, infatti viene con me» dice una voce secca dietro di me, e so di non essere mai stata tanto felice del suo terribile effetto sorpresa.
«andiamo» bisbiglio, salendo sulla moto.
«non mi proporre mai più qualcosa che preveda lasciarti sola di notte» si limita a sussurrare Barella, a denti stretti.sussulto quando riparte velocemente ed ottengo un'altra sua occhiata preoccupata nello specchietto retrovisore.
dopo qualche istante mormora «non si è avvicinato, vero?»
sgrano gli occhi, leggermente stupita dalla domanda e poi scuoto il capo, sincera «no, è rimasto a quella distanza tutto il tempo, se non di più»
non risponde, ma fa cenno di aver capito ed accelera un po', per tornare più in fretta a casa.«ei! casa mia l'hai superata un secondo fa» gli faccio notare quando sorpassa velocemente la fila di villette a schiera.
non mi risponde, senza nemmeno spostare lo sguardo per farmi capire che ha capito, si limita a rallentare leggermente.
quando si ferma all'entrata del parco, mi sento improvvisamente di nuovo felice e sveglia.
«scendi?» mi chiede, vedendo che sono rimasta seduta con un sorriso da ebete stampato sul volto.
«oh, volentieri» mormoro, scivolando giù e afferrando la mano che mi sta porgendo.«dodici, tredici, quattordici...»
«sono troppe, fermati» sentenzia Nicolò, disteso accanto a me, frenando il mio contar le stelle.
«sono troppe, ma ognuna di loro ricorderà di averci visti insieme una fredda notte di marzo, voglio sapere quanti possono vantare di un tale privilegio» rido, consapevole che mi prenderà per pazza.
lui inclina leggermente la testa verso di me «allora, spero non siano molte, mi sembrava un momento privato questo»
lo fisso di rimando «non credo, anche perché, mi sembra ovvio che comunichino fra di loro, quindi ora questo lo sanno pure le stelle che sono in Africa, è come se fossero qui con noi»
sembra diventare serio a quella mia affermazione e, continuando a guardare il cielo, mormora «non è meraviglioso? come il cielo ci leghi tutti? se tu... se tu dovessi essere in Africa, saremmo sempre vicini... le stelle farebbero in modo di farci essere vicini»
giro di scatto la testa, tornando a fissarlo, colpita dal suo pensiero profondo «sì, hai ragione» mormoro, fermandomi ad osservare il suo volto.quando il mio telefono squilla, cantando il numero di mia madre, trasalisco, notando l'ora.
«cazzo! è l'una, devo andare» dico, voltandomi verso il biondo.
mi alzo, pronta ad incamminarmi, fino a che lui mi ferma «dove vai? ti porto io»
la cosa mi blocca le gambe e non posso far altro che ridere come una stupida, annuendo alla sua affermazione.«siete tornati amici?» chiede sedendosi nel banco accanto al mio Sofia.
alzo lo sguardo, distratta, per poi fare un cenno con la testa «non siamo mai stati amici», ribatto.
mi lancia un'occhiata maliziosa, tirando fuori un libro «ma se ti ha portata a casa»
«era in debito» mormoro inventandomi una scusa che spero appaia plausibile.
«oh, ok. e ieri notte?» sibilla ancora la mora.
«ho dormito, tu che fai di notte?» continuo, agitandomi leggermente.
«oh, quelle occhiaia dicono il contrario.» rimane in silenzio qualche instante, studiandomi, per poi riprendere a parlare «e anche Zoe Stalli»
«mh?» chiedo, riconcentrandomi sul mio libro.
«vi ha visti ieri, dice, per l'una. non so se la cosa sia vera, ma è sulla bocca di tutti» dice velocemente, prima di zittirsi per l'entrata della professoressa.
la cosa mi lascia particolarmente turbata e sulle spine, perché Zoe Stalli ci ha visto giusto.prevedibilmente, appena metto un piede fuori dall'aula a ricreazione, tre ragazze, mi si avvicinano con un sorriso ammaliante.
«è tutto ok?» chiedo, vedendo che non cercano altri.
«Elena Tandini?» domanda la castana al centro.
sbuffo, passandomi le mani sui jeans «posso aiutarvi in qualche modo?» ripeto ancora, sperando che capiscano che non ho troppa voglia di parlare.
sempre la ragazza al centro allunga una mano verso di me, ricominciando a sorridere dopo che il sorriso si è spento alla mia fredda risposta «Zoe Stalli, in caso non lo sapessi»
«non lo sapevo» commento, afferrandole la mano, e la invito nuovamente ad arrivare al punto «come posso esservi utile?»
la ragazza alla sinistra della cara Zoe pare rianimarsi per poi mormorare «oh, nulla di che... parlare»
«di quale argomento?» chiedo, fingendomi completamente estranea alla questione che ho intuito.
«ci chiedevamo se conosci bene Nicolò» riprende posizione la castana.
«non poi così bene» ribatto, un po' restia nel parlare con loro proprio fuori dalla porta della classe.
«si dice in giro che ieri notte foste insieme...» sussurra Zoe.
«e chi lo dice? io ieri notte pensavo solo a dormire più di otto ore» continuo sulla strada della mia farsa.
«strano» commenta la ragazza «ero convinta di avervi vista. così come vi ho visti andare via insieme da scuola, ma tu proprio non lo conosci Nico, eh?»
mi irrigidisco, notando che non è tanto stupida come credevo, e così cerco di sviare velocemente dalla posizione pendente in cui mi ha messa «non abbastanza da chiamarlo con un soprannome, tu sì invece?»
fa un sospiro, secca «Elena, non capisco il motivo della tua menzogna, penso tu possa evitare, tanto ora lo sanno tutti»
rimango un secondo a bocca asciutta, un po' sorpresa dal suo tono, ma mi rianimo velocemente «lo sapevo già questo, non mi aspettavo nulla di meglio da questo posto.»
sorride, ricordandomi particolarmente la mia immagine, «felice di non coglierti impreparata, a presto.»
«ci si vede» ribatto, un po' sottotono, infatti sono sorpresa nell'aver trovato una persona con una personalità così simile alla mia.quando alla seconda coppia di amiche che mi passa davanti, indicandomi con un sorriso, mi ricordo di essere ancora in corridoio, con un brivido torno indietro alla velocità della luce.
«sembra tu abbia appena visto un fantasma, o comunque un mostro orribile» mi dice con voce scherzosa il ragazzo davanti a me, Barella.
dato che siamo vicini alla porta, posso sentire tranquillamente gli occhi delle ragazze di fuori che mi bruciano la schiena, e pure quegli delle oche della mia classe.
così, con una faccia che cerco di far risultare il più convinta possibile, deglutisco un secondo e sospiro, pronta a sentirmi in colpa per la mia futura frase.
«il mostro orribile lo sto vedendo ora, è biondo e proprio davanti a me» dico a voce abbastanza alta da farmi sentire da un po' di gente e con tono aspro.
vedo Nicolò sgranare un pochino gli occhi sorpreso e lanciarmi uno sguardo a punto di domanda, ma io non faccio altro che sostenere lo sguardo per qualche secondo e poi scivolare al mio banco.
sentendomi in colpa per come l'ho trattato, soprattutto dopo che ieri sera mi ha aiutata anche quando avrebbe potuto dormire, faccio un sospiro e tiro fuori il telefono, dove una notifica di instagram già mi aspetta.***
«cosa?» chiede sorpresa Anna.
Ginevra e Sofia si guardano un istante, senza emettere suono.
Serena fa un leggero colpo di tosse, schiarendo la voce, per poi dire «possiamo chiedere come?»
faccio un sorriso tirato, annuendo «tumore al cervello, in un anno.»
Sofia impallidisce ancora di più, sentendosi in colpa «mi dispiace, condoglianze cara» sussurra quindi.
le altre fanno lo stesso, con sorrisi dolci e non posso far altro che sentirmene un po' scaldata.capitolo cortissimo e ci ho messo 10 anni per farlo però è iniziata la scuola e ho meno tempo, mi dispiace <3
per cose non chiare o altro commentante, sono qui per risolvere i dubbi.
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sotto lo stesso cielo || nicolò barella
أدب الهواةla storia d'amore adolescenziale fra due ragazzi, di quelle che non possono durare, per un motivo o per l'altro, di quelle che conservano una goccia da amore anche dopo anni, sufficiente a farti venire una piccola stretta allo stomaco. con questa f...