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sono due settimane che mi trascino a scuola, evito tutti e cerco di dare meno nell'occhio possibile, parlando pochissimo con le mie amiche e giuro di non essere mai stata tanto vicina all'esaurimento.
probabilmente notando questo mio comportamento bizzarro mia madre mi ha appena obbligata ad uscire per prendere un gelato, e così io sto camminando in centro tutta sola guardando le vetrine.
proprio mentre guardo una di queste, mi si gira lo stomaco vendo nel riflesso due ragazzi che si baciano appassionatamente.
stringo gli occhi per capire meglio chi sono e, non riuscendo nel mio intento mi volto completamente, guardando meglio.
così facendo, noto che il ragazzo è Barella.
divento completamente rossa mentre la gelosia mi divora e, dopo essere rimasta un secondo impalata, mi avvicino a grandi passi a loro.

quanto notano la mia presenza, i due si voltano, fissandomi sconcertati.
«ciao, chi sei?» chiede la ragazza, che mi pare di non aver mai visto.
faccio un sorriso gelido, irritata, pronta ad essere più che maleducata «quella che ora deve parlare con lui» dico, sbattendo le ciglia.
la osservo dall'alto al basso, prima di riprendere fiato e parlare «tu invece, devi essere quella che ora se ne va, subito.» dico, sorprendendo anche me stessa per l'acidità con il quale ho pronunciato quelle parole.
la bruna sposta una ciocca dietro l'orecchio, stupita da tono e dalle mie parole «scusa, cosa?» chiede quindi, lanciando una sguardo d'intesa con Nicolò, pronta ad essere appoggiata.
lui però, sembra intenzionato a parlare con me, nonostante il modo, e così, chiude la palpebre e le riapre, annuendo leggermente.
la ragazza fa per parlare, ma poi si volta e se ne va, indignata.
«grazie per avermi rovinato il pomeriggio» mormora seccato, una volta che è abbastanza lontana.
alzo le spalle, fissandolo «parliamo.» dico in un sospiro.
«non c'è nulla di cui dobbiamo parlare, mi pare» mi risponde, riappoggiandosi al muretto.
incrocio le braccia sul petto, guardandolo con un sopracciglio alzato «serve che mi esprima?» domando secca.
«sì» ribatte il biondo, fissandomi.
sbuffo, gesticolando «dopo... dopo che sei venuto a casa mia, non ci siamo più parlati e al parco non vieni più, come mai?» domando stupidamente, sapendo la risposta alla domanda.
mi osserva per qualche secondo prima di aprire bocca «nulla, non c'è più stata l'occasione»
rimango un attimo in silenzio, ripensandoci qualche istante, lasciando cadere le mani lungo i fianchi.
«no, sii sincero con me come io lo sono stata con te» rispondo alla fine, dopo averci pensato.
Nicolò piega un lato della bocca in una sottospecie di sorriso, come se fosse divertito e poi mormora «non mi capita spesso, anzi, non mi capita mai che qualcuno si stacchi. quindi è strano, ma rivederci sarebbe ok, credo»
lo fisso per un secondo «mh, ok.» dico, sorpresa dalla facilità con il quale l'ho convinto a parlare «vado ora, magari riesci a ritrovarla e a parlarci» dico con un cenno verso la direzione dove la ragazza è andata.
fa un gesto con la mano, sospirando «è troppo arrabbiata»
«ah, mi dispiace.» sussurro quasi «ciao, Nico, ci vediamo»
i suoi occhi si aprono un po' per la sorpresa, ma quella divertente scintilla passa subito «ci vediamo, Ele» ribatte.

sospiro, stringendomi forte nel mio cappotto per far fronte al vento freddo di Marzo, e poi sbuffo quando il mio sasso non va dove era indirizzato.
«così non lo beccherai mai» mormora qualcuno dietro di me.
«ciao, Sofia» borbotto, riconoscendola immediatamente.
«qui non ci sei mai» mi dice allora, alludendo al fatto che io sia in un parco casuale e non al mio, stranamente.
«qui mi piace» rispondo, consapevole che nell'altro parco sentirei il bisogno di piangere.
«no che non ti piace» la sento sospirare.
«senti, è ok, non mi cambia nulla un parco o l'altro» rispondo, seccata nell'essere così esposta con qualcuno.
«non c'è nessuno in quell'altro» mi dice infine la mora, fissandomi.
alzo di scatto la testa, annuendo «ok, corro» borbottò, dimenticando di non parlarne troppo nemmeno con Sofia.
«prego!» mi urla dietro la mia amica, vedendomi correre più veloce che posso.

sbuffo, vedendo che Sofia ha mentito e che seduto al mio posto c'è un'altra figura.
mi volto velocemente per correre via, e infilarmi in qualche altro posto solitario, ma una voce mi ferma.
«ei! ci hai messo una vita ad arrivare!» mi grida dietro Nicolò, vedendomi scappare.
«ci metto meno ad andarmene, tranquillo» rispondo, fermandomi un secondo.
«non ho obbligato la tua amica a portarti qui per nulla, siediti, dai» ribatte prima di farmi scappare il biondo.
«Nicolò guarda, ora devo proprio scappare, magari un'altra volta» cerco una scusa io.
«ti vuoi sedere o no? non ho tutto il pomeriggio» sembra sbottare allora.
sospiro, arrendendomi e sedendomi accanto a lui «che c'è?» chiedo, scocciata.
«sei tu che hai insistito tanto per parlarmi, una settimana fa, posso farlo io ora?» domanda vedendomi nervosa.
mi limito ad annuire, allungando braccia e gambe stiracchiandomi.
«bene» mormora prima di zittirsi, facendomi sorridere involontariamente, capendo cosa ha intenzione di fare.
non dico una parola nemmeno io, consapevole che sta cercando di ricostruire il nostro rapporto precedente fatto di silenzi carichi e appoggio il mento al mio braccio, comodamente.

sotto lo stesso cielo || nicolò barella Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora