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«ei dai! aspetta un secondo!» mi ritrovo ad urlare, correndo dietro al biondo.
si ferma di botto, senza voltarsi «che c'è? non ti disturba la presenza di un mostro?» sputa, seccato.
non posso far altro che mordermi un labbro, maledicendomi «ero in una situazione critica, non le hai sentite le voci?» sussurro, non sicura.
«le ho sentite, e? c'è qualcosa che ti da noia? ok ci hanno visti, perché preoccuparsi tanto? ti vergogni?» risponde, stavolta lanciandomi uno sguardo inquisitore, forse un po' troppo lungo.
«non mi vergogno!» rispondo di getto, agitandomi e girando le mani.
mi guarda per un secondo, soppesando le sue parole prima di aprire bocca «se ti infastidiscono così tanto le voci che girano, forse è meglio non vedersi per un po'» e si gira, senza lasciarmi il tempo di ribattere e lasciandomi nuovamente in quello stato di inquietudine in cui ero quando non ci parlavamo.
sbuffo, rivoltandomi e rendendomi conto che ho perso il bus.

sto camminando a lato strada, sperando di riuscire a prendere il bus che mi passerà accanto, consapevole che se dovesse passare mentre sono distante dalla fermata farò solo peggio.
fortunatamente, quando sto arrivando in prossimità di quella sento il rumore dietro di me.
mi sbraccio, per fermarlo e poi salire, rendendomi conto solo una volta salita che è stranamente vuoto.
quando mi accorgo che fa una strada a me sconosciuta, mi volto verso una ragazza seduta lì accanto e chiedo se porti fino al mio quartiere.
mi lancia un'occhiata sospetta, prima di aprire bocca «non ne sono sicura, ma credo di sì» mi risponde, con un forte accento del nord.
la osservo curiosa, indecisa che se farmi i fatti suoi o meno «non sei di qui, vero?» mormoro infine.
fa un sorriso divertito, forse un po' a disagio «mi sono trasferita 3 settimane fa, credo si senta. sono del Veneto comunque, Padova»
immaginando che il mio essere così curiosa potrebbe aver dato fastidio, allungo la mano, presentandomi, come a sdebitarmi «Elena, e sono di qui»
ride sommessamente, imitando il mio gesto «Nausicaa»

qualche secondo dopo, la ragazza si riscuote e si alzandosi e scendendo alla fermata successiva, prima però si volte e mi dice «ciao, Elena!»
la fisso per un secondo, una volta che è giù dal bus, ricordandomi che non le ho chiesto l'instagram e che così non la ritroverò mai più.
«ecco...» mormoro seccata davanti al mio comportamento sciocco, probabilmente avrei avuto una nuova amica.
mi scordo della faccenda poco dopo però, quando mi rendo conto di essere arrivata alla fermata più vicina a casa mia.

tamburello distrattamente le dita sul tavolo della mia stanza, ragionando che andare al parco sarebbe una pessima idea, perché rischierei di incontrarlo e perché non voglio sembrare io quella a cercarlo.
qualcuno bussa alla porta, e mi limito a uscirmene con un tranquillo «che c'è?»,  mia madre apre leggermente la porta, osservandomi un secondo e poi guardando il casino sul mio letto.
fa un sospiro, come a sottolinearlo e poi dice «c'è Sofia alla porta, blatera di qualche questione importante riguardo al re...» mi dice, cercando nei miei occhi la conferma di ciò che sta dicendo, quando la trova, aggiunge «spero che dopo aver parlato di questa benedetta incoronazione della regina, sistemerai la camera, sennò non vedrai più i reali per un po'»
sorrido, rendendomi conto che Sofia vuole proprio che io esca, mia madre mi osserva ancora un secondo prima di uscire dalla mia camera, mormorando un «io non ero così alla sua età...»
la ignoro, cambiandomi la maglia che è macchiata, spruzzandomi il profumo, lavandomi i denti e uscendo.

quando sono fuori mi rendo conto che ha un pacchetto in mano e la guardo stranita, indicandolo.
la cosa sembra ricordarle qualcosa di importante perché fa «ah, sì!» senza però aggiungere altro.
dopo qualche secondo che ci fissiamo in silenzio, mormoro «devi dirmi qualcosa? non ho ben capito cosa hai detto a mia madre»
la mora fa un sorrisino divertito, passandomi il pacco «ecco, ora vedi»
lo scarto, incuriosita, e quando dentro ci trovo  una coroncina di plastica, di quelle per bambini, alzo lo sguardo in cerca di una risposta.
scoppia a ridere davanti alla mia confusione e dice solo «be? ora capisci il discorso che ho fatto a tua madre?»
stringo le labbra, tentando di non ridere e fingendo di fare l'offesa «non è divertente»
«oh, lo è e molto anche» mi osserva per un secondo, tornando seria per un attimo aggiunge «dobbiamo parlare di sta cosa, ancora non mi hai spiegato il vostro rapporto e non mi racconti più nulla»
la fisso un po', pensierosa e alla fine commento «non te ne parlo perché non ne ho idea. per la prima volta non ne ho davvero idea»
Sofia sembra abbastanza soddisfatta della risposta, almeno per ora, e si limita a sbuffare, in segno d'assenso.

"ciao, possiamo parlare?", digito in fretta, e ancora più in fretta spedisco, spaventata dal poter cambiare idea.
mi mordo la guancia quando vedo che è attivo e quando leggo seen sotto il mio messaggio.
per qualche istante brillano i 3 puntini, poi nemmeno quelli, rimane attivo qualche secondo, ed esce.
non emetto un suono, rimanendo a fissare la chat, che piano piano si fa più scura fino a mandare il telefono in stand by.
sospiro quindi, sentendo una morsa al petto così feroce, da farmi paura ed insospettirmi davvero per la prima volta.

***

le ragazze mi stanno ancora fissando, sconcertate, quando il mio telefono squilla, fastidioso e reclamando una risposta.
nau
mi mordo la lingua, ricordandomi che non ho più avvisato la mia amica delle novità successe qua giù e che probabilmente sarà scocciata perché non ci sentiamo da giorni.
le 4 sembrano notare il mio ignorare la chiamata e Anna sussurra «non rispondi?»
faccio un sorriso tirato, alzando lo sguardo verso di lei «non capita tutti i giorni di uscire con le gatte»
le altre ricambiano il sorriso, forse più scarno del mio e io mando giù il boccone amaro, guardandole.

a casa, posso nuovamente riordinare i miei pensieri.
ho fatto un casino.
ho messo in mezzo cose che andavano dimenticate, o almeno, cose a cui non dovevo pensare, e che invece sono state la parte principale, anche se non nominate, della serata.
Barella si sposa, e io non posso far altro che domandarmi come sarà la sua nuova vita, dal giorno in un cui vedrà Federica con l'abito bianco poi
sento un fiume di emozioni non nuove, non spiacevoli, ma vecchie, riinvadermi, come se il fatto di essere tornata nella mia città natale le abbia anche fatte tornare.
«mami?» chiede curiosa Martina, vedendomi zitta.
le passo una mano fra i capelli, spostandoglieli
«tutto ok, tata» mormoro, più a me che a lei.

capitolo corto ma richiesto e con l'aggiunta di un personaggetto tattico che adoro e che mi adora :)

se qualcosa non è chiaro, come sempre, o qualcosa non vi piace non esitate a commentare, cercherò di spiegarmi al meglio o modificare.
in caso però voleste lasciare un commento anche solo per supportati non ve ne faccio una colpa 🙋🏼‍♀️

sotto lo stesso cielo || nicolò barella Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora