Capitolo 1 - "Rivendell"

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Il vento ululava forte facendo sventolare le bandiere stracciate poste sui bastioni della fortezza nera. L'aria era calda, ricca di umidità ed odorante di zolfo proveniente dal grande vulcano vicino, il quale colorava il cielo ingombro di grandi nuvole nere con maestosi lampi di fuoco.

Il grande occhio giaceva immobile e silenzioso sulla grande torre di Barad-dûr, osservando ogni cosa e cercando invano di scoprire dove fosse nascosto il suo unico tesoro: l'unico anello. Il suo sguardo fu presto distratto da nove figure nere che cavalcavano velocemente su oscuri destrieri e diretti proprio verso la sua fortezza. Finalmente i suoi nove cavalieri erano tornati dalla missione.

Non passò molto tempo quando il re degli stregoni di Angmar domandò di essere ricevuto dal suo signore.

Salì le scale diretto al cospetto del suo padrone, accompagnato solamente dalla paura della reazione di Sauron davanti al suo fallimento.

"Mio signore, Sauron, ti porgo i miei omaggi." disse lo spettro inchinandosi con rispetto una volta arrivato davanti all'oscuro signore.

"Non sappiamo di cosa farcene dei tuoi omaggi. Avevi una sola missione: riportarci l'anello, ed hai fallito." interruppe una figura incappucciata sorpassando lo stregone per portarsi al fianco del grande occhio. Il re di Angmar imprecò mentalmente.

"Non devo tener conto a te." sibilò.

"Forse, – replicò lo sconosciuto – ciononostante questo con cambia l'esito della tua missione. Non sapevo che questi hobbit fossero così difficili da uccidere." lo derise.

Il cavaliere si alzò sguainando la spada, ma fu subito fermato dal suo signore che esplose in una vampa di fuoco iniziando a parlare nell'oscura lingua di Mordor.

"Smettetela! Non tollero questi battibecchi da ragazzine!"

I due si arrestarono e ripresero immediatamente il proprio posto, senza però smettere di guardarsi in cagnesco.

"Il tuo fallimento – riprese Sauron – mi ha molto deluso. Confidavo in te affinché mi venisse restituito ciò che 3000 anni fa mi fu rubato da Isildur, ma evidentemente ho sbagliato a riporre la mia fiducia in te. Narya, sarai tu a fare in modo che l'anello torni a me."

La figura incappucciata si mosse portandosi di fronte al grande occhio togliendosi il cappuccio e riversando sul mantello una cascata di capelli neri che incorniciavano il volto pallido della giovane donna su cui era stampato un sorriso che trapelava anche dai pozzi oscuri che erano i suoi occhi.

"Sarà fatto... Padre."

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I raggi del sole invadevano timidamente la valle quel giorno. L'autunno era arrivato oramai da qualche tempo, ciò nonostante quel giorno ricordava l'estate appena trascorsa.

Nella valle di Rivendell tutto si svolgeva con la solita pace caratteristica degli elfi. Ognuno svolgeva le sue mansioni quotidiane nella più totale serenità, mentre gli ospiti della casa di Elrond si godevano una ricca colazione in vista degli ultimi preparativi che avrebbero dovuto svolgere per partenza del giorno dopo.

All'improvviso un corno risuonò nella valle accompagnato dallo scalpitio degli zoccoli di una dozzina di cavalli, i quali si fermarono, insieme ai loro cavalieri, davanti alla dimora del re. Uno di loro, però, aveva un fardello: il corpo di una giovane donna senza sensi. Ella aveva lunghi capelli neri e il volto mortalmente pallido.

"Presto – disse il cavaliere scendendo da cavallo e prendendo delicatamente tra le braccia il corpo esanime della donna – andate subito a chiamare mio padre."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 01, 2021 ⏰

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