Era una mattina come tante di quegli ultimi vent'anni passati lì.
Come ogni mattina Noah si svegliava con la sua sveglia personale, il gallo Arturo.
La vita non era semplice e abituarsi ad essa tanto meno.
Osservava il cielo limpido nel suo enorme giardino. Si sedeva sul grande chiancone, al lato del portone, che conduce al suo nuovo lavoro, a sorseggiare il suo solito caffè.Dopo quella brutta esperienza abbandonò gli aerei e si trasferì in Puglia.
Era il dieci marzo quando il suo aereo perde quota, finendo nel mar Adriatico.
Da quel momento alle sue origini non tornò più.《Buongiorno Lolita, quante uova questa mattina!》
Parlava con i suoi animali, erano diventati la sua famiglia e la sua fonte di guadagno.
《Su Martino, va a radunare il gregge!》
Tra latte, uova e farinacei la sua giornata prendeva vita.
Ammirava il suo gregge pascolare in quei campi verdi, seduto all'apice del pioppo secolare, pensando che quello era il paradiso. Non aveva mai immaginato, prima, che potesse esistere una pace così appagante.
Ascoltava il vento, gli dava ottimi consigli.
Era diventato il suo confidente, in esso faceva volare tutte le sue paure, i suoi dolori e frustrazioni.
Guardava le nuvole e pensava a tutte quelle volte che aveva attraversato quell'ammasso di vapore acqueo.Giunta l'ora tornava alla sua dimora.
Preparava il suo pick up e andava a fare il giro delle consegne.
Odiava scendere al paese, soprattutto, nel periodo estivo quando Alberobello diventava una meta turistica.Gilda, la signora del minimarket a cui consegnava, gli aveva proposto di adibire il suo casolare a bed and breakfast, ma non aveva mai preso in considerazione questa idea.
Non amava la confusione e né tantomeno condividere quell'angolo di paradiso con nessuno.Aveva trovato quei trulli, vagando senza una meta e ne era rimasto affascinato.
Un particolare lo aveva attratto, precisamente un simbolo.
Il cuore trafitto di Maria, forse era un segno.
La madonna del Loreto, la protettrice degli aviatori gli stava mandando un segno? Voleva comunicargli qualcosa?
Rimase immobile a fissare quell'immagine e quando si riprese da quello stato di trance si mise a cercare il venditore.Quelle pietre avevano molti anni, volevano messe in sesto ma, era determinato e voleva quel posto a tutti i costi.
Ci mise quasi un anno a sistemare il tutto. Il risultato che ne venne fuori era veramente gratificante.
Quattro trulli, tutti messi a nuovo conservando l'originalità dei materiali e la bellezza dell'antico.Si sentiva un altro uomo.
Aveva abbandonato tutto per dedicarsi alla vita rurale.
Non lo aveva mai fatto, aveva sempre visto suo nonno fare il contadino e la sua famiglia aveva, sempre, prediletto un lavoro gratificante economicamente per lui.Sembrava che qualcuno gli suggeriva quello e come doveva farlo.
Era riuscito a creare un giro di consegne non indifferenti. Tutti prodotti biologici da lui prodotti.
In città lo chiamavano "Lo straniero forese".
Il suo stile era differente, un affascinante contadino.
Sempre ben vestito anche se indossava semplici jeans e magliette di poco valore.
Un uomo di poche parole, ma quelle poche spese bene e sempre adeguate.
In tanti si chiedevano come facesse a stare da solo, a lavorare e curare anche la sua persona.
I contadini del luogo erano, la maggior parte, rozzi e sconci.
Lui faceva la differenza e ogni volta che arrivava in città era sempre una bella visuale.
Con i suoi cinquant'anni e la sua capigliatura d'argento sembrava ancora un ragazzino, anche le più giovani apprezzavano la sua compagnia.
Con il suo sguardo di ghiaccio riusciva a gelarti in un solo istante ma, allo stesso tempo scaldarti come il sole d'agosto.
Pochi invece avevano sentito la sua voce.Quando il sole calava e la luna iniziava a prendere posto tra le stelle, si rintanava nella sua dimora.
Era veramente un luogo accogliente. L'aveva reso caldo, contrastando il freddo delle pietre che lo avvolgevano. Aveva scelto per l'interni, i colori caldi dell'estate, passando dai toni scuri del legno ai colori sgargianti, rosso e arancio, dei tendaggi che rivestivano l'arredamento.Era un abitudinario; posava le sue cose sulla mensola all'ingresso, toglieva i suoi scarponi, metteva le sue amate pantofole e si recava nella sua amata cucina.
Accarezzava l'enorme tavolo in legno massello all'interno della sua sala da pranzo e si dirigeva verso l'angolo cottura.
Per essere un uomo sapeva cucinare, veramente, molto bene.
Ormai aveva imparato a fare il pane nel suo forno a legna e la magnifica focaccia barese. Per quest'ultima doveva ringraziare Gilda che gli aveva confidato dei piccoli segreti, per renderla soffice e alta.
Sorseggiava il suo vino e finito di cenare si recava nel grande giardino adiacente l'abitazione. Si accomodava sulla panchina dondolo e prendeva il suo inseparabile taccuino, alzando gli occhi al cielo iniziava a scribacchiare.Amante della poesia, dell'astronomia e di qualsiasi cosa appartenesse ad essa.
Amante delle rose e della vigna, creava le sue poesie ispirato dagli odori, colori e sapori.Aveva capito che il suo posto nel mondo era lì.
Nessuno aveva approvato la sua scelta.
Nessuno lo aveva aiutato.
Nessuno era rimasto al suo fianco.
Ma dopotutto Noah non si fece scoraggiare.
Possedeva tutto ciò di cui aveva bisogno.
Ammirava la sua dimora come fosse una reggia.
Si sentiva soddisfatto e appagato, da lì niente e nessuno l'avrebbe più portato via.
Il suo letto lo chiamava, la sveglia Arturo avrebbe suonato molto presto e come ogni notte, prima di coricarsi, sfiorava quelle pietre. Per lui simbolo di rinascita.
Quella notte la sua attenzione venne catturata da qualcosa.
Il cassetto del suo comodino era aperto e ai piedi di esso giaceva una busta da lettera.Sembrava quasi ipnotizzato nel guardarla.
La sua mente avvolse il nastro e come per magia si ritrovò catapultato a quella sera, dove lei era bellissima.
Aveva custodito quella lettera per trent'anni e oggi ne usciva fuori quasi per miracolo.
Non la ricordava nemmeno, forse aveva rimosso quel ricordo o, forse no!.
La raccolse con cura e la depose nel cassetto, spegnendo la luce e accendendo i sogni.
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Contest Di Scrittura degli Opposti.
RandomUn personaggio che non si allontana da casa sua incontra un viaggiatore.