Prologo

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Inserí le chiavi dentro il chiavistello e fece scattare la serratura. L'odore di chiuso che gli si scontrò addosso lo convinse ad alzare le persiane e spalancare le finestre.

Non passava le vacanze da molto tempo in quella casa in montagna, solo di recente Gabriel l'aveva convinto a prendersi qualche mese di festività e respirare dell'aria pulita.

Ricordava ancora come da piccolo amava correre per i piccoli boschetti, disturbando ed inseguendo piccoli animali che incontrava lungo il cammino.

Erano passati anni. Anni che aveva trascorso vivendo in città e prendendo metropolitane per il lavoro. La sua era una vita monotona che cambiava routine due volte ogni mille mai. Niente in confronto a quella dei suoi fratelli.

Tre mesi. Aveva tre grandissimi mesi tutti per sé e lui non sapeva che diavolo fare. Era già partito dal presupposto di ricominciare a lavorare alla stesura che aveva buttato giù durante il viaggio in pullman, ma se Balthazar lo avesse scoperto avrebbe preso il primo volo diretto per il Kansas e l'avrebbe buttato all'aria aperta a suon di calci.

Castiel amava la natura, ma in inverno preferiva di gran lunga starsene chiuso in casa con una cioccolata calda in mano a sfogliare qualche lettura interessante.

Afferrò le valigie e le posizionò al centro del salotto. L'interno della stanza era molto in stile "rustico" niente a che vedere con la sua casa a Lawrance. Completamente differente.

Avrebbe perso uno o due giorni per disfare i bagagli e sistemare intorno, niente che richiedesse uno sforzo immane, comunque.

Aveva trovato un passatempo.

Lasciò le valige in salotto e si studiò attentamente intorno. La casa era come la ricordava: diversi quadri di paesaggi appesi ai muri e qualche suo disegno incorniciato e posato sopra il camino. Sorrise mentre sfiorava la foto di un Hannah bambina col naso impiastricciato di torta alla crema.

Il tempo passato lì era pieno di bei ricordi nonostante ci fosse stato qualche litigio in mezzo.

Lanciò un altra occhiata alle valigie e, con un sospiro, cominciò a portarle nella sua vecchia stanza.

Afferrò tutto il necessario per quel giorno e si appuntò mentalmente di passare da qualche supermercato. Avrebbe scommesso tutti i suoi soldi che il frigo fosse vuoto.

Si chiuse la porta alle spalle ed iniziò a sistemare un po'; se voleva vivere lí dentro, che almeno ci vivesse pulito.

************

- Riconosciuto qualcuno, fratellino? Sono in astinenza di gossip quindi apri quella magnifica bocca che ti ritrovi e sputa il rospo. - la voce di Gabriel risuonava attutita dall'altro lato dell'apparecchio, Castiel era più che sicuro che stesse dando una festa e l'idea veniva di gran lunga accentuata dalle risatine che lo interrompevano di tanto in tanto. Non che se ne stupisse, ma credeva che il buon senso di suo fratello fosse aumentato durante gli anni trascorsi con Kalí. Idea sbagliata.

- Sono rimasto tutto il giorno in casa, Gabriel. Le valigie non si disfano da sole. - sospirò portando alle labbra la cioccolata calda fatta tre minuti prima. Fece una smorfia quando il liquido bollente gli pizzicò la lingua ed allontanò di scatto la tazza.

- No, Castiel. No, no. Così non ci siamo. Sai cosa significa la parola vacanza? - Castiel rimase in silenzio.

- Non fare niente. -

- Ripulire casa può fare solo del bene. Ti piacerebbe dormire in mezzo alla polvere?

- Castiel! - ribatté Gabriel - Datti una calmata e divertiti.

- Il mio divertimento non consiste nell'ubriacarsi e... Fornificare con persone che nemmeno conosco.

- Fornificare? - rise - Hai detto veramente "Fornificare"?

-Cosa? È sbagliato? - chiese Castiel corrucciando le sopracciglia.

Gabriel scoppiò a ridere. - Evita quella parola, Cassie. Allora, che ne dici di alzare il culo dalla sedia e farti una passeggiata? - gli propose.

- Ma sono le 21:00! - esclamò il moro.

- Appunto. - disse - È presto. Esci e fai conquiste! - subito dopo gli chiuse il telefono in faccia.

Castiel sbatté le palpebre ed allontanò la cornetta dall'orecchio fissando lo schermo intensamente. Lanciò un altra occhiata alla cioccolata e poggiò il telefono sul tavolo, prendendone un sorso.

Forse Gabriel aveva ragione, forse il suo cervello per una volta non stava dalla parte del torto.

Aveva bisogno di svagarsi, ma la voglia di uscire era minima.

Strisciò la sedia ed andò accanto alla finestra per spostare di poco la tendina; le luci del piccolo Paesino creavano un atmosfera familiare, lo facevano sentire a casa.

Abbassò la serranda e spense le luci.

Il divertimento poteva aspettare.

Note dell'autrice:

Ok, so che in questa specie di capitolo non succede assolutamente niente. Ma, andiamo, è un prologo.

Nonostante questo, inizio col dire che non so niente su come proseguirà questa specie di cosa. Sarà una sorpresa per voi come lo sarà per me XD

Fatemi sapere se continuare o no - magari senza lanciare pomodori, preferisco le torte - e se questo prologo non vi dice niente date almeno una possibilità al primo capitolo, se anche quello vi farà schifo avete la piena libertà di chiudere la pagina - ma spero che rimarrete, ho i biscotti! XD

Stay || DestielDove le storie prendono vita. Scoprilo ora