CAPITOLO 2

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Quella mattina la luce del sole che entrava dalla finestra accanto al mio letto mi svegliò pochi secondi prima che suonasse la mia sveglia. Ero un po' infreddolita, quindi decisi di fare colazione con una fetta di torta al cioccolato e un bicchiere di latte caldo per cominciare la giornata con le giuste energie. Dopo essermi preparata e aver perso un po' di tempo a leggere, come sempre salutai i miei genitori con un abbraccio e un bacio pieni di affetto e gratitudine. Andai alla fermata dell'autobus con il libro sottobraccio e aspettai che arrivasse il tram. 
Non appena salii mi sistemai su un sedile libero e attesi ripassando la lezione di matematica per quel giorno. Dopo circa 15 minuti scesi e mi diressi verso scuola, la quale era accanto alla biblioteca dove mi ero recata il giorno prima. Entrai nel cortile e attesi che arrivasse Vicky. Dopo poco lei mi corse incontro urlando "JUNEEEEE" e mi abbracciò; io ridacchiai perché con quel gesto aveva richiamato tutta l'attenzione su di noi. Mi fece vedere la sua nuovissima cover e mi raccontò che una ragazza molto popolare aveva osato usare lo stesso vestito di un'altra. Poi mi disse che erano usciti i biglietti per il concerto del suo cantante preferito e aveva accompagnato questa informazione con un gridolino che cercò di soffocare. Iniziai a ridere e guardando l'orologio mi accorsi che dovevamo entrare, quindi fermai Vicky ed entrammo dentro la scuola. I corridoi erano pieni di studenti che si recavano alle proprie classi, quindi io e la mia amica entrammo in fretta alla lezione di attualità, ci sistemammo nei banchi al centro e la lezione incominciò.
***
Una volta finite le lezioni abbastanza monotone e stancanti, io e Vicky andammo a mangiare in un bar di fianco alla nostra scuola. Dopo il nostro pranzetto lei andò ai corsi di recupero a scuola e io andai a studiare in biblioteca, quasi come ogni giorno. Entrai dalla grande porta principale e quel profumo di carta e inchiostro mi fece sorridere. Attraversai il corridoio e mi sedetti in un tavolo accanto a un ragazzo. Sì, non proprio un ragazzo a caso, lui lo conoscevo bene. Lui era il migliore amico di Vicky e quindi anche io lo avevo incontrato spesso negli ultimi anni.
"Hey Peter! Come va?" dissi rivolgendogli uno dei miei migliori sorrisi. Lui alzò lo sguardo con la bocca ancora semi aperta poiché stava leggendo e mi sorrise.
"Ciao June, tutto bene. Vieni, mettiti nella sedia di fianco alla mia, voglio mostrarti una cosa a cui ho pensato oggi." Disse entusiasta poggiando la mano sulla sedia affianco alla sua, quindi io mi avvicinai incuriosita e una volta seduta, avvicinai il viso al foglio che aveva davanti, il quale aveva un disegno e moltissime formule matematiche. Adoravo il sorriso che aveva quando era felice e le fossette che gli si formavano sulle guance erano adorabili. Ogni tanto si girava a guardarmi con quei suoi occhi verdi sempre contenti e io annuivo sorridendo, sorpresa da ciò che aveva pensato. 
***
Uscimmo dalla biblioteca che era buio ed era quasi ora di cena, l'aria autunnale mi pungeva leggermente in viso e le nuvole offuscavano il cielo rendendolo di una sfumatura chiara di grigio. Mi stavo per dirigere a casa, quando Peter mi fermò prendendomi per mano. 
"Ehm, June, se vuoi posso accompagnarti a casa, sai, fa freddo e..." 
"Certo" risposi senza neanche lasciarlo finire. Era insicuro quando parlava e avevo subito notato che si stava imbarazzando, infatti si stava contorcendo le dita. 
"Oh, ok bene" disse sorpreso lasciandosi sfuggire un sorriso. Così ci incamminammo verso casa, lungo i viali ricchi di foglie che scricchiolavano sotto le suole delle nostre scarpe. 
***
Quella sera, dopo aver cenato, andai in camera mia e mi sdraiai sul letto con lo sguardo rivolto al soffitto. Volevo leggere un libro, ma mi sorpresi a ripercorrere con la mente tutto il mio pomeriggio al fianco di Peter. Scacciai quel pensiero che mi si era infilato nella mente senza permesso e mi misi a sfogliare distrattamente le pagine di un romanzo.
La giornata successiva fu abbastanza noiosa e monotona, ma l'unica cosa che riuscì a spezzare quella insopportabile semplicità fu l'invito da parte di Peter di andar a studiare a casa sua. Era già accaduto molte volte in passato, quindi accettai ma mi sentii più entusiasta del solito. Quindi all'ora di pranzo dopo la scuola io e lui ci dirigemmo verso casa sua. Era una villa particolarmente grande e ben arredata. All'entrata c'era un mobile con dei tulipani rosa e rossi e delle piccole camomille, proseguendo c'era una grande sala con un divano turchese decorato con dei cuscini dalle fantasie delicate e la luce entrava da una grande finestra contornata da tende della stessa tonalità del sofà. Sul pavimento c'era un tappeto beige che richiamava il colore di una delle pareti e di fianco al divano un tavolo di vetro mi saltava sempre all'occhio quando entravo nella stanza. Isabel, la mamma di Peter, aveva sempre avuto un ottimo gusto, e la sua casa ne era la prova. 
Io e Peter andammo in cucina e iniziammo a cucinare un po' di pasta. Mi diressi verso gli scaffali bianchi e iniziai a tirare fuori gli ingredienti necessari, quando una voce familiare attirò la mia attenzione. Stava cantando una canzone sottovoce, la sua preferita: "...we're only getting older baby, and I've been thinking about it lately, but does it ever drive you crazy, just how fast the night changes..." ormai la sapevo anche io a memoria. Mi voltai di scatto e vidi la sorellina di Peter varcare la soglia. Continuava a canticchiare quando alzò lo sguardo e sorrise incredula. 
"J, non pensavo che venissi!" mi si precipitò addosso e mi abbracciò forte forte. Io ridacchiai e le baciai la fronte. "E invece eccomi qua! Domani io e tuo fratello abbiamo un test e oggi studiamo insieme." Lei mi sorrise e mi disse che doveva a tutti i costi mostrarmi un libro e farmi vedere il nuovo poster della sua band preferita. Io annuii ridendo e insieme ci sedemmo a tavola mentre l'acqua bolliva. 
Il pranzo fu veloce e divertente, del resto lo era sempre se c'era Jess, la sorella di Peter. Aveva un carattere fantastico, era vivace e allegra ed era sempre piena di entusiasmo e amore. Conoscevo anche lei da qualche anno e la consideravo più mia sorella che non solo un'amica: quei suoi capelli lucenti color miele, i suoi occhi verdi come quelli del fratello sempre luminosi e felici, e le lentiggini che le decoravano il viso la rendevano la ragazzina che tanto adoravo. 
Io e Peter studiammo tutto il pomeriggio nel tavolo in cucina, ma ogni tanto ridevamo per la battuta di uno e dell'altra e senza rendercene conto il sole se ne era già andato e presto la luna avrebbe illuminato il cielo. Quando me ne accorsi, subito dissi che dovevo andare e salutai Jess con un grande abbraccio e salutai anche il fratello di Peter, Jack, con il quale però non avevo mai parlato tanto. Peter si offrì con gentilezza di accompagnarmi a casa e io accettai. Camminammo fin sotto casa mia chiacchierando dell'autunno che aveva privato gli alberi delle loro foglie, ma che aveva donato allo stesso tempo del fresco e  delle piogge alla terra inaridita dal sole estivo. Eravamo arrivati, quando Peter improvvisamente mi prese per mano, cosa che non era mai successa. Rabbrividii di piacere nel sentire la sua mano calda riscaldare la mia. Aveva il naso arrossato dal freddo e il viso abbassato. Glielo alzai con una mano ed entrambi sorridemmo nel vedere i nostri occhi incontrarsi, il mio azzurro con il suo verde. Vidi le sue scarpe avvicinarsi piano alle mie e i suoi occhi guardavano le mie labbra.  Avevo una voglia matta di baciarlo dall'inizio del nostro pomeriggio insieme e quello mi sembrava il momento perfetto, però ero timorosa che mi potesse respingere. Mi avvicinai ancora di più e lo baciai dolcemente. All'inizio lui ne rimase sorpreso, ma poi sorrise sulle mie labbra e continuò quel magnifico bacio. 
Salii in casa con Peter al mio fianco e invece di trovare mia madre sorridente in cucina, sentii un pianto disperato provenire dalla camera da letto dei miei genitori. Corsi subito in quella direzione seguita da Peter e appena entrai in camera, vidi mia mamma con il trucco colato e i capelli spettinati. Ero disperata e confusa e non riuscivo a respirare regolarmente. Mi inginocchiai davanti a mia mamma e la guardai confusa. Lei aveva il viso tra le mani e quando si accorse che ero arrivata in casa, lo sollevò e mi disse:
"Amore...Vieni qua e dimmi che non mi lascerai mai" corsi ad abbracciarla e le sue lacrime inumidirono la mia spalla. Aveva una espressione stravolta dipinta sul suo dolce viso e cercai di non piangere per riuscire ad aiutarla ma non riuscii a trattenermi perché vedere mia madre in quello stato mi distruggeva. Peter allarmato venne ad abbracciarci entrambe e io posai la testa sulla sua spalla, mentre lui accarezzava dolcemente me e mia mamma.

SPAZIO AUTRICI:

uuuuuh questo è il nostro primissimo libro e speriamo piaccia a tutti!!! troppo eccitate!! ovviamente io e la mia "collega" abbiamo opinioni diverse, quindi nei commenti fate sapere come vi sembrano i personaggi... <3<3<3 xoxo
CODESIS<3<3

sulle tracce dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora