6/7 ; 580 parole.
forse, a rendere la sofferenza parte integrante della vita dell'uomo - nonché fonte di continui interrogativi che pervadono non solo la mente delle persone, ma persino quasi ogni forma d'arte da egli creata - è la sua ossessione con esso. quando il bicchiere è mezzo pieno, si tende osservare come questo, al contempo, sia mezzo vuoto. sul tetto del suo vecchio appartamento, namjoon si accorse che persino in quel momento, in cui era da solo, con la sua musica e il piacere di potersi godere i suoni dolci della notte, parte di lui tentava di riportare la sua attenzione su tutto ciò che non poteva comprendere, tutto ciò che non era riuscito a fare, a essere. non aveva motivo di concentrarsi sui lati più bui della sua vita in un momento simile, così tranquillo e piacevole, eppure la sua mente tentava di ricordargli di quella volta in cui non aveva chiesto «e tu, come stai?» prima di lanciarsi in una descrizione dettagliata del perché non lui si sentisse bene. nonostante fosse accaduto anni prima, quel piccolo avvenimento lo perseguitava, come troppi altri. eppure era ormai passato, non avrebbe potuto porvi rimedio. alle persone piace rimuginare su avvenimenti passati, ormai irrimediabili, così distanti, talvolta persino futili, ma che sembrano volerci ricordare come abbiamo sbagliato, siamo stati poco comprensivi o troppo comprensivi. quante volte le persone si ripetono «quanto sono stato stupido!»? quante, invece, si ricordano di essere state ottimi amici, ottimi compagni o, ancora, semplicemente delle belle persone? non è tipico dell'uomo ritrovarsi a pensare al giorno in cui ha compiuto una buona azione e, con un sorriso sulle labbra, dirsi che si ha fatto qualcosa correttamente, non è nostra indole. sembra quasi che l'uomo cerchi nulla se non un motivo per ricordarsi che non è destinato a vivere una vita felice, che non potrà mai soddisfare i propri voleri, figurarsi quelli altrui. l'uomo cerca di ricordarselo, rincorre il dolore quando questo non bussa alla sua porta: lo cerca disperatamente, ha bisogno di provare un minimo senso di perdimento, disapprovazione.
ma perché? per quale motivo? non illudersi di poter essere felici, di vivere una vita felice. non farsi cogliere di sorpresa. si viene al mondo piangendo, lo usano in molti per giustificare il pessimismo che arde vivo in noi. namjoon, dopo pochi secondi di pianto, aveva però iniziato a ridere, sua madre glielo raccontava sempre. aveva preso a ridere, inconsapevole della persona che sarebbe diventato. rincorreva il ponte, da quando era tornato non faceva che sognare il ponte. il ponte e jimin, che voleva impedirgli di spegnersi in solitudine. erano entrambi così felici, così positivi, un tempo. poi, era arrivata la vita, quella vera. sorrideva, jimin, affermava che «tutti devono soffrire, ma tutto é destinato a passare». l'aveva trovato spesso ironico, come «tutto passerà» fosse qualcosa che viene ripetuto in cerca di conforto. «tutto», quel tutto comprendeva anche le piccole gioie, le stesse che spronavano le persone ad alzarsi dal letto e vivere, giorno dopo giorno. namjoon non sapeva cosa stesse cercando. continuava a ripetersi di cercare la gioia, la felicità, la luce dopo anni di buio, eppure sapeva di voler vivere quel dolore pienamente, farlo suo. sapeva che ne avrebbe sentito la mancanza, se l'avesse abbandonato.
tutto passa, prima o poi, tutto passa.
la domanda, però, è se noi siamo pronti a vivere ciò che ci aspetta oltre il buio.
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mono. knj
Fanfiction«ami talmente tanto la vita da credere di odiarla». tw: menzione di suicidio.