Sto Venendo a Prenderti!

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Spalancai gli occhi mettendomi a sedere sul letto: era l'una del mattino.

La luce della luna che oltrepassava le tende bianche, risaltava il perfetto contorno di tutti gli oggetti, rendendoli ancora più sgradevoli da osservare.

Era notte fonda e grondavo di sudore.

Nonostante ci fosse un inquietante silenzio, sentii un rumore provenire dal piano di sotto.

Stavo male e avevo paura.

Sapevo di dover fare qualcosa ma non sapevo cosa, sapevo di non essere al sicuro ma non riuscivo a spiegarmi il perchè.

Nonostante quest'angoscia che mi portavo dentro, sapevo di non essere l'unica in casa: nella stanza affianco alla mia c'era mio fratello.

Decisi così, inspiegabilmente, di dirigermi verso l'inspiegabile rumore.

Scesi dal letto e aprii la porta di camera mia.

Due occhi mi stavano osservando.

Mio fratello se ne stava in piedi, osservandomi, senza proferire una parola.

Era muto, come privo della lingua.

*toc*

Di nuovo quel rumore.

Abbracciai mio fratello, dicendogli di aspettare: non volevo che gli capitasse qualcosa di brutto, così decisi di andare io per prima.

Infinite parevano le scale che portavano al pian terreno.

Alte, difficili da scendere ed eccessivamente strette.

Arrivai in salotto e vidi tutte le finestre inondate della luce della luna: come se due enormi fari dalla luce bianca e pallida, fossero puntati contro le finestre.

Essi urlavano "Esci di quà e il mostro ti mangerà!".

Ignara e all'oscuro di tutto, mi avvicinai alla porta d'entrata.

Mio padre bussava alla porta.

<< Beatrice... >> cantilenava << so che sei lì dentro... Aprimi su! Sono tuo padre! >> sussurrava intonando una canzoncina.

Non mi mossi.

No.

Non mossi neanche un muscolo.

Ma purtroppo la tenda non copriva del tutto la finestra, così quando il suo occhio bianco si affacciò sul vetro, indietreggiai schifata e nauseata, preoccupata di ciò che stava per succedere.

<< Beatrice... >> di nuovo << io ti uccido! Ti ammazzo! Aprimi brutta stronza! >>

No! Urlai dentro di me.

Non riuscivo nemmeno a parlare.

Il fiato mi si mozzava in gola e mi sentivo come schiacciata dall'angoscia e dal suo peso, vedevo tutto girare, la mia testa non si fermava, il mio corpo si piegava, inerme a quelle parole così dolorose e così cattive, amare, acide.

Spalancai gli occhi.

Erano le due di notte e mi trovavo nel mio letto.

Grondavo di sudore, proprio come nell'orribile incubo che avevo appena fatto.

Sentii un rumore proveniente dal piano terra.

È una schifosa coincidenza - pensai.

Probabilmente sono stati i cani.

Scesi le scale ma mi fermai a metà.

L'uomo era già entrato in casa.

Era fisso e immobile in mezzo al salotto.

Accasciato per terra ai suoi piedi, in un'enorme pozza di sangue, giaceva il corpo di mio fratello.

I suoi gelidi occhi bianchi mi trapassarono l'anima.

<< Beatrice >> sussurrò << Vengo a prenderti! >>

Spalancai gli occhi.

Erano le tre di notte e non mi sentivo per niente bene.

Il sogno che avevo fatto mi aveva lasciato l'amaro in bocca e non sapevo come reagire.

Era tutto così reale, così perfetto ed era tutto così troppo vero perchè potesse essere cancellato così, in un attimo.

Improvvisamente sentii un rumore provenire dal pian terreno.

No - mi dissi - questa volta non vado.

E mi infilai sotto le coperte, nascondendomi dalla persona che stava venendo a prendermi.

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