𝘧𝘭𝘰𝘸𝘦𝘳𝘴

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Dopo un enorme giro nei dintorni, George non trovò nulla di stimolante per la sua memoria e nemmeno qualcuno di suo gradimento.
Ritornò silenzioso alla casa in cui al momento abitava.
Bussò al campanello e per fortuna fu Marge ad accoglierlo.
Stava preparando il pranzo e George, contagiato dalla felicità innata della signora, non poté far a meno che aiutarla e divertirsi.

Li raggiunsero Judit, che iniziò a apparecchiare e Nick, un po' imbarazzato dalla situazione.

Durante il pranzo i due ragazzi non si guardarono neanche negli occhi, entrambi troppo orgogliosi per ammettere i propri sbagli.
Solo dopo aver sparecchiato ed essere tornati nella loro camera finalmente Nick provò a parlargli: -Ti va di andare in un posto?...Voglio farti conoscere qualcuno-.
George annuì e non aspettarono molto prima di scendere le scale e prendere l'auto.

Era parcheggiata fuori il giardino di casa, il sole la faceva brillare.
George non si fece attendere e entrò immediatamente.
Nick invece diede un controllo veloce al motore del veicolo: lo trattava come un figlio, doveva essere in perfette condizioni. Chiuse il cofano delicatamente e
finalmente anche lui entrò nella vettura.

Lasciò le chiavi rimbalzargli nelle mani mentre il silenzio regnava tra i due.

Decisamente sa entrambi c'era un comportamento troppo infantile, orgoglioso, troppo per i gusti di Nick, che subito mise fine al silenzio:- Mi dispiace per quello che ho detto, stavi solo cercando di aiutarmi..-.
I loro sguardi si incrociarono finché anche George iniziò a parlare: -No, scusami tu...sto insistendo troppo con la Florida, il viaggio e quant'altro...per quanto ne sappiamo potremmo fare un buco nell'acqua...-.
Qualche secondo di silenzio fece capire a entrambi che non avevano bisogno di altre spiegazioni.

Nick prese le chiavi e fece partire il motore, che con un ruggito, lì fece balzare in avanti per la velocità.
Dopo una decina di minuti in auto, George era sul punto di addormentarsi.
Quella giornata era stata abbastanza stressante, ma era sollevato del fatto che lui e Nick si fossero riappacificati.
Era sicuro che comunque Nick l'avrebbe sempre sostenuto e appoggiato.
E proprio quando chiuse gli occhi, sentì il forte caldo di Giugno, che pochi secondi prima era il venticello fresco dell'auto che sfrecciava.

Pensò che Nick si fosse fermato a un semaforo, ma non aveva sentito il rumore dei freni.
Aprì gli occhi lentamente e un altra delle sue allucinazioni lo travolse.
Ormai le aveva capite, quando stava succedere qualcosa di importante o qualcuno con cui aveva forti ricordi, il suo cervello lo avvisava.
Una specie di sesto senso che gli diceva "hey, stai per rivivere uno dei tuo vecchi ricordi!".
Sapeva che erano lì, altrimenti il suo cervello non gli avrebbe dato questi segnali, doveva solo farli riaffiorare.

Il problema era capire come.

Il cielo questa volta era di un rosa scuro, magenta potremmo dire.
Ormai George si era quasi abituato a quella sensazione.
Il sole era estremamente vicino alla terra, e il caldo lo faceva sudare come non mai.
Nick al suo fianco era normale, le auto e le case anche.
Gli occhi furono abbaiati da una luce bianca che lo costrinse a chiuderli.
E come se nulla fosse successo si risvegliò come da un sogno.
Qualche secondo per riprendersi ed era tornato alla realtà.
Qualcosa gli muoveva la spalla avanti e indietro.
Nick lo stava chiamando, un po' sudato per via del caldo, ma soprattutto preoccupato.
-Dimmi- George gli spostò la mano dalla spalla e si accorse di quanto stesse sudando.
-Ti ho chiamato per dieci minuti e tu hai fissato il sole tutto il tempo!- sospirò stanco, poi aggiunse- Ti ci vorranno degli occhiali e un apparecchio acustico... vabbè, siamo arrivati, dai scendi-.
George si guardò attorno e vide alti palazzi intorno a lui.
Ipotizzò che si trovavano in città, ma la strada era molto tranquilla, quindi pensò che fossero ancora im periferia.
Erano in un piccolo parcheggio di un palazzo a due piani, con grandi finestre.
Nick lo intimava a scendere e George corse fuori prima che l'amico scatenasse la sua ira su di lui.

All'ingresso c'erano dei fiori magenta e anche all'interno non ne mancavano.
-NICK- un ragazzo poco più basso di lui corse verso di loro, specificamente verso Nick appunto,  abbracciandolo come se non si vedessero da anni.
Sembrava un cagnolino che aveva appena visto il suo padrone dopo che l'aveva aspettato per ore.
-Hey Karl! Calmati dai, non devi lavorare?- disse Nick sorridendo.
Allora Karl si schiarì la gola e goffamente corse dietro alla cassa esclamando :-Benvenuti nella mia gelateria, cosa posso offrirvi?!- sia lui che Nick scoppiarono a ridere.
George, rimasto all'ingresso, entrò meglio nella gelatiera, ricoperta di edera, fiori, piante di vario di tipo.
Sembrava un angolo di paradiso portato in città.
-GEORGE!- Karl corse verso di lui e, sfortunatamente, i riflessi del castano non furono abbastanza veloci per fermarlo.
Aveva un grembiule bianco latte sopra una felpa di vari colori, che variano dal viola al giallo fino al verde e il rosa.
I suoi capelli erano castano chiaro e gli ricordavano gli alberi di ciliegio.
Piccole nocciole al posto degli occhi vivaci, con un iride luminosa come una stella.
Sembrava gracile ma la forza non gli mancava.
-Finalmente sei tornato, che bello vederti, sono così contento!-.
George guardò Nick per capire chi dei due gliene avrebbe parlato, ma quest'ultimo si mise un dito sulla bocca, intimandogli di non dire nulla.
-Karl! Eh già...sono tornato dalla Florida- George cercò di imitare una piccola risata, ovviamente fallendo, mentre Nick si metteva una mano trai capelli e sospirava.
-...ok, beh il solito?- finalmente quell'anima vivace si calmò.
Nick annuì mentre Karl si spostava lentamente verso le vaschette di gelato e preparava i vari coni.
George non aveva la minima idea di cosa prendeva sempre e osservò il ragazzo mettere tre palline di gelato, una bianca, marrone e color crema.
Appena il cono fu tra le sue mani li assaggiò tutti e subito si accorse che erano vanilla, nocciola e cioccolato.
Nick gli disse di andarlo ad aspettare a un tavolino poco più distante.

George osservò i due ragazzi da lontano: sembravano il sole e la luna.
Karl emanava energia da tutti i pori e gli metteva una gran allegria, mentre Nick era più calmo e tranquillo, ma anche la sua poca luce notturna non andava sottovalutata.
Capì immediatamente che Nick stava parlando di ciò che gli era successo.
Voleva fermarlo, lasciare che le cose rimanessero così.
Karl gli sembrava così fragile, insicuro, non voleva rompere il suo equilibrio.
E mentre era immerso nei suoi pensieri sentì dei passi veloci e vide solamente le gambe del ragazzo, che correvano su per le scale.

Nick con un sospirò si presentò affianco a lui e con voce calma sussurrò -Tranquillo, starà bene...-
Sospirò si nuovo appena appoggiò la schiena sulla sedia.
-Tu e Karl eravate molto più amici, forse più di quanto io e te lo fossimo...- gli scappò un sorrisetto -Hai sempre aiutato Karl per via delle sue condizioni-.
George lo fissò perplesso e la prima cosa che gli venne in mente era che Karl soffrisse di una malattia o un disturbo.
Nick rimase in silenzio per qualche secondo, forse indeciso se informarlo o meno e disse -Karl soffre di una sindrome...la sindrome di Williams, non sono un medico quindi diciamo che è molto solare e socievole ma ha qualche problema di autocontrollo ed è decisamente troppo emotivo e goffo- si fece una risata di circostanza, ripensando ai vecchi tempi e a tutto quello che quei due avevano passsato.
Dal punto di vista di George vedeva che la loro amicizia fosse andata avanti da anni.

-Dici che non verrà a salutarci vero?- chiese il castano con uno sguardo triste, buttando la carta del cono in un cestino all'uscita.
il moro scosse la testa e insieme camminaromo verso l'auto...

questo capitolo mi da delle cringe vibes :D
poi ho appena letto quella fanf karlnap, "monster ultra" e non riesco più a vedere Karl allo stesso modo-

𝖬𝗒 𝗆𝗂𝗌𝗌𝗂𝗇𝗀 𝗉𝗂𝖾𝖼𝖾 - 𝖣𝗋𝖾𝖺𝗆𝗇𝗈𝗍𝖿𝗈𝗎𝗇𝖽Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora