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Sì, quel futuro gli piaceva.

Quando si svegliò il giorno dopo ne era certo. La sua decisione era stata presa inconsciamente, con molto meno stress di quanto avrebbe pensato.

Quel pomeriggio si decise a prendere il suo cellulare e fare quella chiamata, senza preavviso, senza ripensarci. Se non gli avrebbero risposto, non avrebbe neppure pensato a richiamare. Ormai sapeva dove andare, sapeva cosa fare. Non aveva paura.

–Jisung? Hai già deciso?

–Sì. Rimarrò qui.

–Oh.

Il tono di suo padre sembrava un po' deluso, ma provò a non farci caso più di tanto.

–Come mai?

–Voglio dire..non ho nessuna ragione per trasferirmi. Ho tutto quello che voglio qui. Lo sai benissimo anche tu.

–Capisco.

Quella conversazione era così secca che non gli stava facendo sentire neppure una briciola di pentimento nelle sue azioni. Forse aveva ragione Chan. Forse volevano solo aver controllo su di lui, per qualche motivo.

–Volevo..scusarmi per essere andato via di casa così. Non era mia intenzione ferirvi. E grazie per quello che avete fatto per me.

Silenzio. Solo un lungo silenzio. Non poteva sapere se era perché non se lo aspettava o perché le sue scuse non erano accettate, ma non gli importava più di tanto.

–Uhm..io..dovrei andare.– mormorò poi.

–Sì, anch'io dovrei andare.– rispose suo padre.

–Ah, sì.– disse Jisung, ricordandosi di un'altra cosa che voleva dire. –Sono gay.

Jisung staccò il cellulare dal suo orecchio, realizzando che la chiamata gli era stata chiusa in faccia.

–Beh...non esattamente uno dei miei coming-out più entusiasmanti.– disse a sé stesso, ridendo.

Si guardò intorno, correndo a prendere le chiavi della sua auto sul suo tavolo e uscendo dalla sua stanza, trovando Changbin seduto sul divano.

–Hey.– disse l'amico. –Hai chiamato.

–Già.

–Ho sentito quel "sono gay".– disse, sghignazzando.

–Non penso l'abbia presa bene. Mi ha chiuso la chiamata in faccia.– disse Jisung, prendendo un sorso da una bottiglia d'acqua nel loro frigo.

–Wow, non pensavo tuo padre fosse omofobo.

–Non m'importa.– disse Jisung. –Vado a prendere l'amore della mia vita.– disse, sorridendo.–Puoi lasciarmi l'appartamento stasera?

Changbin annuì. –Come vuoi. Qualche piano in mente?

–Solo tante coccole.

–Oh, non eri il tipo da andare subito al dunque, tu?– chiese Changbin, ridendo.

Jisung si fermò, guardando per qualche istante l'amico, in silenzio. –Sono il primo ragazzo di Minho. Non voglio andare troppo veloce con lui.

–Aw.– disse Changbin, afferrando un cuscino e sbattendolo ripetutamente contro il divano. –Cute.

–Sei diventato un fanboy ora?

–Voglio dire, se mi stai chiedendo di shipparti allora lo farò.

Jisung lo guardò male, dando un'occhiata a quello che stava guardando Changbin in tv prima di avvicinarsi alla porta. –Changbin.– disse, afferrando la maniglia, la sua mano ferma.

hypnotic. | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora