Capitolo 69

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Come un lampo a ciel sereno.

KEMAL'S POV:

"Signore tutto bene? Perché è tornato indietro?" chiede una guardia davanti al cancello.

"Mi sento poco bene, apri Javier"

Lui mi osserva un po' stranito, ma poi annuisce ed esegue levandosi dalle palle.

Procedo con lo stesso modello di moto con cui Bilel è partito e dico "Quando darai il cambio ad Emre?"

"Tra pochi minuti signore"

"Non dire che sono rientrato a chi te lo chiede, non voglio essere disturbato"

"Come vuole signore"

Abbasso gli occhiali da sole e ghiacciandolo con lo sguardo ribadisco minaccioso "A nessuno"

Lui s'irrigidisce spaventandosi e continua ad annuire con la testa.

"Bene, si vede che sei un ragazzo sveglio" dico dandogli una pacca per poi rimettermi gli occhiali e procedere nella residenza.

Attraverso tutto il boschetto e parcheggiando davanti al garage, faccio il giro corto ed entro dal retro della cucina.

Scorro la portafinestra e richiudendola entrando, levo i miei occhiali da sole e li poggio sul bancone della cucina.

"Bene bene bene" borbotto guardandomi attorno.

Mi avvicino al frigo e leggo un messaggio sopra "Buongiorno bambolina, sarò di ritorno per pranzo. Ho una riunione importante, poi ti racconto tutto. Non vedo l'ora di finire e tornare da te. Ti amo da impazzire, sei la mia vita. Orso"

Strappo il bigliettino schifato e gettandolo nel cestino, apro il frigo e prendo una birretta stappandola coi denti.

Devo mettermi a mio agio, in fondo è casa mia.

Mi faccio un giretto della casa che già conosco dalle foto che mi sono fatto dare dall'agente immobiliare minacciandolo e raggiungo il salone in disordine.

"Sembra che ci sia stata una festa" penso ad alta voce scostando col piede dei bicchieri di carta.

Alzo lo sguardo a un tavolo con delle candeline sopra e accarezzo il numero 30.

Hanno festeggiato il suo compleanno.

Stritolo nelle mani la candela a forma di numero 3 e buttandola per terra, salgo al piano di sopra buttando anche la birra che ho finito.

Frugo dentro tutte le stanze e perdo un po' di tempo nel suo ufficio, rovisto fra i suoi documenti e faccio una smorfia quando trovo una foto di una coppia, lei sembra assomigliare a me.

Capisco che si tratta dei nostri genitori e rimango un po' più a lungo a studiare i volti delle due persone. Non ho mai visto i miei genitori e non ho mai avuto modo anche solo d'immaginarli, non che m'interessasse farlo, ma da piccolo ero stupido e bisognoso di affetto.

Menomale che le cose sono cambiate.

Sento come un mugolio in lontananza e inserendo la foto nella tasca della giacca, esco fuori dall'ufficio levandomi la cravatta.

Odio vestirmi così formale, è così scomodo soprattutto per uno come me che vive perennemente in tuta.

M'immobilizzo quando vedo come una schiena nuda e una chioma di capelli neri, mi sporgo nella camera da letto e vedo Benedetta di spalle che sonnecchia con le coperte all'altezza del seno.

Divoro con lo sguardo le sue curve nude sotto la semplice coperta e deglutisco, è da un bel po' che non scopo e Benedetta è una bellissima donna.

Sospiro piano e levandomi la giacca, mi siedo piano sul materasso per poterla vedere ancora più da vicino.

Professore scusi, posso amarla?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora