•༺ 𓆩🂱𓆪 ༻•
Era passato solamente un giorno dall'ultimo game.
Fortunatamente non ci volle molto prima che riuscissimo a trovare un luogo in cui alloggiare, optammo quindi per un negozio immobiliare.
Tutto l'occorrente per poter sopravvivere era lì presente, tranne l'elettricità per poter utilizzare i vari elettrodomestici; solo gli oggetti che non possedevano una scheda madre al loro interno erano in grado di accendersi e funzionare alla perfezione.Tutto filava liscio in quel momento, le uniche cose che però riuscivano a disturbare la mia quiete erano le parole di Shibuki che da ore ormai mi tormentavano.
Nonostante le avessimo chiesto spiegazioni su questo misterioso game master, ella si era rifiutata di rispondere, come se quelle fossero informazioni proibite a cui nessun gamer avrebbe mai potuto accedere, o forse non ne conosceva neanche lei i dettagli.
<<Ma, perché...>> sibilai in preda alla confusione. Quello era il pezzo mancante per poter rimettere in ordine tutti i miei pensieri con le informazioni ottenute fino a quel momento, mi chiesi se un giorno sarei riuscita a scoprire finalmente la verità dietro questo mondo.A sciogliere il groviglio di preoccupazioni che stavano duramente affliggendo la mia mente, fu un leggero bussare alla porta della mia camera.
<<Avanti.>> incitai l'individuo ad entrare, fin quando scorsi una chioma castana fare capolino dallo stipite.
La donna incrociò immediatamente il mio sguardo rivolgendomi un tenero sorriso, era incredibile come quel suo dolce sguardo riuscisse a tranquillizzarmi ogni singola volta <<Atlas, tesoro, è pronta la cena.>> aprì lievemente di più l'anta per poter entrare all'interno della stanza.
Inizialmente non risposi, indecisa se andare a sedermi insieme agli altri e magari dialogare sull'attuale situazione, oppure restarmene rintanata tra i miei pensieri e cercare per conto mio una possibile strada da poter seguire in futuro.
<<Hey...>> richiamò la mia attenzione sedendosi con delicatezza sul morbido e caldo materasso del letto su cui io ero sdraiata <<...c'è qualcosa che ti preoccupa, vero? Vuoi parlarne?>> mi rivolse uno sguardo preoccupato poggiandomi con cura una mano sulla gamba come per evitare che la mia attenzione venisse trasportata altrove se non dal suo volto. Inarcai lievemente il lato delle labbra in un sorriso a dir poco accennato, facendo finalmente uscire la mia voce da quelle pieghe screpolate <<No, tranquilla, non è nulla. Sono solo un po' stressata da tutta questa storia...ma sto bene, Shibuki.>> cercai di rassicurarla poggiando la mia mano sulla sua, incrociando nuovamente il suo intenso sguardo.
C'era qualcosa in lei che mi attraeva particolarmente, sembrava quasi come una sorella maggiore nei miei confronti e, nonostante negli ultimi momenti non fossimo riuscite a parlare più di tanto, era già diventata importante per me insieme alle altre tre pesti.Seguì un silenzio quasi assordante, regnato solamente dai nostri sguardi persi l'uno dentro l'altro, il bianco pallido dei miei occhi si immergeva perfettamente nel suo castano scuro che sembrava quasi riuscisse perfino a scavare l'interno della mia anima.
Ad interrompere quel nostro strano momento ci pensò la voce di Karube che riecheggiò all'interno della mia camera dalla cucina, presente sul lato opposto al luogo in cui ci trovavamo io e la donna <<Hey voi due! Muovetevi che qui c'è gente che ha fame!>> Arisu si aggiunse subito dopo <<Non abbiamo voglia di aspettarvi, fate in fretta o non assicureremo che resti cibo anche per voi!>> io e Shibuki ci lasciammo sfuggire una risata in risposta alle loro lamentele, in parte ero felice che quei due non stessero quasi mai zitti, riuscivano sempre a rallegrare l'atmosfera.<<Oi, non azzardatevi a toccare la mia scatoletta!>> enunciai drizzando la schiena per potermi ritrovare in una posizione seduta sulla bianca coperta che rivestiva il soffice materasso del mio letto. La castana si alzò dal suo posto con un sorriso che le ornava il volto, spostò la sua mano dalla mia gamba a dinanzi il mio corpo, chiedendomi indirettamente di afferrarla. Accettai, lasciando che mi aiutasse ad alzarmi, costringendomi così a dire addio alla comodità di quel giaciglio.
Ci dirigemmo immediatamente dagli altri membri del gruppo, ormai impazienti di saziare la loro fame <<Ce l'avete fatta finalmente, giuro che la prossima volta non aspetterò un secondo di più!>> ringhiò Karube addentando un boccone di salmone in scatola <<Rilassati "bel fusto", ora il tuo stomaco non ha più motivo di preoccuparsi.>> risposi ironica al suo commento. Il biondo, come infastidito dal nomignolo appena datogli, distolse immediatamente lo sguardo continuando nel mentre a masticare il suo cibo.I minuti seguenti li passammo a dialogare del più e del meno, accompagnati dal leggero jazz che la radio portatile risuonava, creando un perfetto sottofondo per quella situazione.
Accennammo molto poco sul discorso "game", al contrario di come avevo previsto, ma bensì decidemmo di discuterne l'indomani mattina a mente fresca e riposata.
Poiché avevamo ancora due giorni a disposizione nel visto, il tempo per parlare e organizzare la situazione era più che sufficiente.
Non appena terminammo tutti di mangiare, Chota si alzò in piedi e prese in mano due ciotole radunandole su un unico piatto <<Qui ci penso io ragazzi, voi andate pure a riposare.>> ci sorrise il più basso riponendo altre quattro bacchette insieme al resto delle stoviglie.
Arisu e Karube annuirono ricambiando il sorriso del loro amico, lasciandogli una leggera e affettuosa pacca sulla spalla come ringraziamento prima di dirigersi verso le loro stanze.
<<Ti ringrazio, Chota>> curvai le labbra in un sorriso rivolto al giovane che lui immediatamente ricambiò, aggiungendo un lieve cenno del capo come per congedare me e la castana, le ultime lì rimaste.Shibuki mi accompagnò verso la mia stanza, percorrendo il corridoio semibuio illuminato solamente dai bianchi raggi della luna che filtravano attraverso le piccole fessure ancora aperte delle finestre.
Non appena giungemmo dinanzi alla porta, la giovane si voltò verso di me scrutandomi dall'alto, data la differenza di qualche centimetro d'altezza che ci separava.
<<Se mai dovesse servirti qualcosa, non esitare a chiamarmi, Alic-...Atlas.>> sospirò ella correggendosi per l'ennesima volta. In risposta io annuii sorridendole dolcemente, mentre una nuova preoccupazione si fece largo tra i miei pensieri.Quel nome...
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ᏀᎪᎷᎬ ᏟᏞᎬᎪᎡ
FanfictionUn mondo in cui bisogna giocare per sopravvivere. Un mondo in cui si sperde l'identità di sé stessi o, nel caso di Atlas, non se n'è mai venuti a conoscenza. Ragazza determinata e intelligente, la cui vita è spesso tormentata da sogni inquietanti...