Capitolo 7.

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•༺ 𓆩🂱𓆪 ༻•

Le mie palpebre si assottigliarono, attraverso quelle fessure mi limitai a scrutare confusa il giovane.
Alice, di nuovo quel nome.
Era successa la stessa cosa nel primo momento in cui ebbi conosciuto Shibuki.
Chi è questa Alice? E perché tutti continuano a nominarla?

<<Atlas.>>
<<Uh?>>
<<Il mio nome è Atlas.>>

Lui sbatté le palpebre un paio di volte e deglutì quasi a fatica <<Oh, certo. Scusami, Atlas.>> si corresse. Successivamente si voltò verso la sporgenza del lungo balcone appoggiandocisi con le braccia, mettendosi ad ispezionare con lo sguardo ogni corridoio sottostante.
Fu così che tra noi calò il silenzio, un silenzio quasi imbarazzante per i miei gusti.

<<Allora, che ci fai qui?>> tentai di rompere il ghiaccio <<Partecipo al game, come gli altri dopotutto>> ed eccolo tornato il classico sbruffone.
Mi limitai ad alzare gli occhi al cielo, prendersela con quel ragazzo mi avrebbe solo causato una perdita di tempo.
Senza spiccicare parola, mi allontanai da lui e di conseguenza dal luogo in cui mi ero soffermata in precedenza.

<<Buona fortuna anche a te>> la sua voce giunse nuovamente alle mie orecchie, accompagnata da una punta di sarcasmo.

Non gli risposi.
Continuai a camminare per il lungo corridoio illuminato dalle grandi lampade, testando la serratura di ogni porta mi trovassi davanti durante il tragitto.

Era più difficile del previsto, sicuramente se avessi proseguito in quella maniera per tutti i singoli piani del palazzo, non avrei fatto in tempo a controllarli tutti che il tempo sarebbe già scaduto.
Dovevo escogitare una strategia, o semplicemente osservarmi intorno e trovare qualche indizio utile.

Pareti bianche.
Porte blu.
Tutte uguali per ogni corridoio.

Mi avvicinai alla lunga balconata e mi sporsi lievemente per esaminare i piani a cui non avevo ancora dato un'occhiata, ma niente. Non incrociai alcun segno che potesse aiutarmi.
Forse stavo sbagliando metodo, dovevo pensare più a fondo.
Ragionare come il game master non era certo un'impresa facile, quel maledetto era capace di tirare fuori le più assurde trappole.

Regnava un silenzio a dir poco assordante, cosa che non fece altro che aumentare la mia ansia.
Non avevo ancora udito urla strazianti da nessun lato del palazzo.
L'unica cosa che si poteva sentire era il leggero venticello che si infrangeva sulle alte pareti dell'edificio.

Improvvisamente mi tornarono in mente i volti dei miei compagni.
Misi su un'espressione corrucciata al ricordo del battibecco avuto in precedenza con loro. Se solo mi avessero ascoltato, avremmo già ideato un piano tutti insieme per giungere ad una soluzione logica in grado di portare a termine il gioco senza problemi.

Karube.

Quel testardo voleva sempre fare di testa sua, trascinando gli altri con sé verso la pura follia!

<<Maledetto idiota!!>>
urlai seccata, colpendo con un forte calcio la prima porta che mi capitò sotto tiro.
Potei udire le mie parole riecheggiare per l'intero edificio.

Non l'avessi mai fatto.

In quell'inquietante silenzio tombale, un rumore di passi lenti mi inondò l'udito.
Mi ero completamente dimenticata dell'esistenza dell'Oni!
E se fosse proprio lui il possessore di quella lenta camminata?
Sicuramente aveva udito il mio sfogo precedente.

Avanzai cauta verso la rampa di scale da cui provenivano i passi. Mi sporsi lievemente verso il basso per poter focalizzare bene il luogo in cui sarebbe sbucato l'uomo.
Stetti ad aspettare con il cuore in gola la sua comparsa, maledicendomi mentalmente per non essere rimasta in silenzio per una buona volta.

Non sapevo il motivo per cui rimasi ad osservare.
Avrei potuto benissimo scappare e trovarmi, anche se piccolo, un nascondiglio da qualche parte.
La tentazione, il desiderio di voler guardare negli occhi colui che sarebbe stato in grado di uccidermi era troppo forte, evidentemente.

Eccolo lì.

Uno sporco completo militare e una stupida maschera da cavallo per nascondere la propria identità.

<<Tsk, che cazzata>> sussurrai tra me e me quelle parole, di cui però me ne sarei pentita un attimo dopo.

I miei occhi immediatamente sfrecciarono sull'oggetto che l'essere teneva stretto nella mano destra.
O meglio, sull'arma.

Soffocai un grido.

Lo osservai in ogni sua mossa.
Dal sistemarsi la maschera al ricaricare la mitraglietta.
Potei notare i suoi arti tremare nel portare a termine questa sua ultima azione, ma non mi fermai a rifletterci troppo, poiché due forti mani mi afferrarono da dietro trascinandomi con sé in uno stretto vicolo.

Mi presero così alla sprovvista che mi dimenticai quasi di sussultare dallo stupore.

<<Shibuki?!>>
<<Shh!>>

Si affrettò a tapparmi la bocca con la mano.

<<Non emettere alcun suono...lui è qui.>>

La sua mano fece ancora più pressione sulle mie labbra mentre la mia schiena aderiva completamente sulla parete dietro di me, con il corpo della castana che premeva sul mio.
I nostri respiri quasi si fondevano data la poca distanza che separava i nostri volti.
Non riuscivo a distogliere lo sguardo da quei lineamenti tanto perfetti, era quasi ipnotico vederla così attenta ad osservare ogni movimento che si presentava fuori dal nostro "rifugio". Il suo tocco su di me era privo di erotismo, ciò nonostante riuscì per un attimo a farmi dimenticare della terribile situazione da cui ci stavamo nascondendo.
Come può qualcosa di tanto sbagliato essere così dannatamente bello!

I minuti passavano con una lentezza estenuante, tanto da farmi pensare se sarebbero stati gli ultimi della nostra vita.

Strinsi le palpebre aspettando l'arrivo dell'Oni.
I passi continuavano a rimbombare nelle mie orecchie invadendomi l'udito.
Non sentivo altro che questi accompagnati dal veloce battito cardiaco che avrebbe persino potuto distruggermi la cassa toracica.

<<Ok, questa potrebbe essere l'ultima occasione per noi di guardarci negli occhi.>>

Shibuki interruppe il nostro silenzio all'improvviso, costringendomi a puntare lo sguardo su di lei con uno scatto.

<<Prima al negozio di alimentari non ero riuscita a concludere la frase, e anche se so che questo non è proprio il momento più opportuno...>>

Si bloccò, evidentemente in difficoltà nel trovare le giuste parole.

<<Atlas tu->>

Non fece in tempo a esprimersi che un'alta figura piombò davanti allo stretto vicolo in cui ci trovavamo, cogliendoci impreparate a qualsiasi tipo di atto che avrebbe potuto difenderci.

ᏀᎪᎷᎬ ᏟᏞᎬᎪᎡ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora