quattro

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Harry

Entrai e posai chiavi e occhiali sul mobile nell'ingresso e mi vidi riflesso nello specchio sopra di esso.

Cos'ero diventato?

La barba stava crescendo e necessitavo assolutamente di un taglio di capelli,siccome erano ormai arrivati alle spalle.Avevo due borse sotto gli occhi abbastanza evidenti e lo sguardo spento.

Aveva ragione la dottoressa,che fine avevafatto Harry?

Andai verso la cucina e trovai mia sorella intenta a girare con un cucchiaino una tazza di caffè,seduta sul tavolo.

Subito mi resi conto di quanto fosse cambiata,lei che aveva sempre avuto capelli colorati,ora era pallida e mora.

Era dimagrita tantissimo.

Rimasi a guardarla dalla porta,finchè non alzo lo sguardo e notai i suoi occhi rossi e gonfi.

"hey Gem.Come stai?"-domanda pessima,è ovvio che non stava bene.

"Si va avanti Haz.Mamma sta piano piano scivolando via da noi e io non credo di poterlo accettare."rispose,senza mai distogliere lo sguardo.

Era la prima volta che parlavamo di mamma così.Di solito o evitavamo l'argomento-perchè feriva entrambi- oppure non affrontavamo in modo vero e proprio la cosa,diciamo che ci giravamo intorno.

Ad ogni modo,aveva ragione,ma quello che lei non sapeva è che io non sarei mai riuscito a superarlo,mentre lei si.

Siamo sempre stati tanto diversi,lei quella forte e tenace dei due,in grado di superare ogni singola cosa,mentre io non sono mai riuscito ad esprimere i miei sentimenti.Tengo sempre tutto dentro e questa cosa mi logora dall'interno.Non mi sono mai davvero abituato alla situazione,nonostante fingessi il contrario.

Ma alla fine uno ci si abitua,a qualsiasi cosa.

Ho creato una corazza intorno a me che mi protegge dai sentimenti,per questo non ho più amici.

Per questo ho paura di legarmi alla gente.

Perchè ho paura di essere abbandonato anche da loro.

Uscii dalla cucina e salii le scale,dirigendomi verso la camera di mia madre.

Appena entrato,sentii una lieve musica di sottofondo.

I Beatles,ricordo che quando eravamo piccoli li sentivamo spesso e tutt'ora li ascolto.

Mi avvicinai al letto e vidi mia madre respirare affannosamente,mentre dormiva.Le sistemai il cuscino,le riempii il bicchiere,ormai vuoto e decisi che non potevo stare ancora in quella casa.

In men che non si dica,ero fuori seduto sul portico con il telefono in mano.

Decisi di chiamare Lou.

Io e Louis Tomlinson siamo amici da sempre:abitavamo uno difronte all'altro e quindi stavamo sempre a stretto contatto.Lui sa praticamente tutto di me e io so tutto di lui.

Abbiamo frequentato le stesse scuole e siamo sempre stati compagni di banco alla Holmes Chapel's Primary school e anche al liceo.

Non esistevano due persone più diverse di noi due:

mentre lui giocava a calcio i continuazione,come un ossesso,io stavo sul gradino all'ombra a leggere sempre qualcosa.

Lui era molto estroverso mentre io ero introverso e quindi era lui che stringeva le amicizie per entrambi diciamo.

La sua famiglia era molto incasinata,perchè aveva molte sorelle e suo padre era morto quando lui era piccolo,quindi non si ricorda molto di lui.

Ad ogni modo,lui era l'unico maschio in quella casa composta da 7 femmine quindi mi considerava il fratello che non aveva mai avuto.

"pronto?" sentii una voce assonnata rispondere dall'altra parte della cornetta.

"hey Lou,come va?" chi chiesi cauto.

Da quando lui era stato ammesso nella squadra di calcio della regione,si era trasferito e quindi parlavamo molto di meno.

"Haz,quanto cazzo di tempo.Mi sento una merda a non poter parlare con te come facevamo prima!Qui tutto bene comunque.Come state voi?"

per voi intendeva sicuramente mamma.Lui era con me quando il dottore ha chiamato a casa per riferire a mamma la sua malattia.

"si va avanti" mi ricordai che era la stessa risposta che avevo dato alla mia dottoressa ore prima "qua sentiamo tutti la tua mancanza.Quando pensi di tornare?"

"tra tre giorni ho due settimane libere,vengo dritto da voi"

parlammo del più e del meno finchè non agganciai e andai a dormire con il cuore più leggero.

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