Autore: iperion92
Pacchetto: Acquario (Aquario)
Citazione: «Chi mai potrà misurare il fervore e la violenza del cuore di un poeta quando rimane preso e intrappolato in un corpo di donna?» (Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé)
Non volava una mosca in quell'umida sera d'autunno, la nebbia attorniava le sponde del fiume.
Virginia camminò sul ponte, arrivando fino al margine mentre la brezza le scompigliava i capelli argentei.
Alzò lo sguardo e vide Londra illuminare il cielo in lontananza, la luce fece risaltare le rughe sul suo viso.
«Non vi sopporto più!» Urlò.
Raccolse dei sassi e li infilò nelle tasche della camicia da notte.
Si affacciò dalla ringhiera, alcune lacrime caddero nell'acqua sottostante.
Respirò profondamente e sentì l'odore di terra bagnata, come quando ha appena smesso di piovere.
Alzò un piede e si lasciò andare, sprofondando in un turbinio di bolle.
Una donna osservò la scena dall'altra parte del ponte, indossava un corpetto rosso scarlatto ed una gonna bianca.
Si tuffò in acqua ed afferrò il corpo di Virginia.
La trascinò fino a riva e lasciò cadere a terra il suo corpo. Strizzò i lunghi capelli dorati e si chinò, «Svegliati», sussurrò, dandole un buffetto su una guancia.
«Forza! Non mi sono inzuppata per nulla», le diede uno schiaffo.
Poggiò un orecchio sul suo petto e sentì un battito debole.
«Proprio quello in cui speravo», le infilò una mano tra i capelli e la mise in piedi, il corpo penzolava come una corda ad un'esecuzione.
La donna avvicinò la testa e le annusò il collo: l'odore di pelle bagnata la inebriò.
Tirò fuori la lingua e la passò sul suo collo.
Aprì la bocca e si morse un polso, un rivolo di sangue colò dalla ferita.
«Ora ci penso io.» Poggiò il polso sulla bocca di Virginia e il sangue le gocciolò dentro la gola.
Adagiò il corpo a terra e si sedette accanto a lei, la ferita aveva smesso di sanguinare.
Le vene di Virginia divennero pulsanti e il suo corpo si agitò in preda agli spasmi.
La donna osservò la scena, un sorriso spuntò sul suo volto.
Virginia spalancò gli occhi e le due donne incrociarono lo sguardo.
«Ch...Chh...» bofonchiò, mettendosi seduta.
«Tra qualche minuto starai bene.»
«Chii... Chiii...»
«Shh, non ti sforzare», disse accarezzandole la nuca.
Virginia vomitò, «P - Perché sono viva?» Chiese, passandosi entrambe le mani sul corpo.
«Sei ancora su questa terra perché te lo meriti, piccola Adeline.»
Alzò l'indice e lo fece scivolare dalla gola fino all'attaccatura del corpetto, lasciando una striscia di sangue.
«Chi sei? Perché mi hai salvata?»
«Salvata? Oh, che brutta parola. Io ti ho solo liberata, l'avresti fatto anche tu per me. Sai, ho sentito delle voci nella mia testa. Ho ascoltato con attenzione per giorni, non riuscivo proprio a capire. E poi, finalmente, è venuto fuori.»
«Cosa?» Virginia aveva l'espressione di chi stava assistendo ad una lezione di meccanica quantistica.
«Il tuo nome, Adeline Virginia Stephen. Ho provato le tue stesse emozioni, erano decenni che non mi sentivo così. È stato allora che ho deciso di cercarti.» La donna l'abbracciò, come una madre che consola sua figlia.
«Non sento più niente, tutte le voci sono scomparse.» Alzò la testa e, con gli occhi impregnati di lacrime, ricambiò l'abbraccio. «Grazie, chiunque tu sia», sussurrò.
«Mi chiamo Lydia, Lydia Wright»
«Cosa mi sta succedendo? Ho fame, tanta fame» lo stomaco iniziò a brontolare. Lydia si alzò e chiuse gli occhi, «Torno subito», e si diresse verso gli alberi.
Virginia chiuse gli occhi: sentì il bubolare di un gufo e i passi lenti e incerti di un animale a quattro zampe che avanzava sul fogliame. Aprì gli occhi e guardò il cielo: uno stormo di pipistrelli stava volando proprio sopra la sua testa, riuscì a distinguerne perfettamente le fattezze, nonostante fosse buio.
«Eccomi, questo è per te.» Lydia le diede un coniglio.
La stretta di Lydia avvolgeva il collo dell'animale e due occhietti fissarono Virginia. Virginia udì un battito frenetico, osservando il coniglio tremare.
Sentì l'odore del sangue e il suo autocontrollo venne meno.
Lydia mollò la presa e l'animale cadde a terra, Virginia si lanciò su di lui, afferrandolo con entrambe le mani. Diede un morso e il coniglio iniziò a dimenarsi.
Il sapore ferroso del sangue le conquistò il palato, non riusciva a smettere.
L'animale smise di agitarsi, gli occhi spenti.
«È la cosa più buona che abbia mai mangiato» disse, pulendosi la bocca con il braccio.
«Ne riparliamo tra qualche anno, quando avrai assaggiato molti più sapori, è un po' prematuro esprimere dei giudizi. Non hai ancora assaggiato le vergini, quelle sì che sono davvero sublimi», disse Lydia.
«Vergini?» Alzò un sopracciglio.
«Puritane, donne dalla bocca larga la gonna stretta» Lydia sputò.
«Tutte quelle stronzate sull'amore, sul matrimonio. Forse è per questo che sono così dolci, mi viene l'acquolina solo a pensarci», alzò la testa al cielo e si mise entrambe le mani sulla gola.
«Stai dicendo che dovrei mangiare una persona?»
«Pensi che siano tanto diversi da quelli?» chiese, indicando il cadavere dell'animale, «Anche loro se ne fregano di tutto e tutti e iniziano a correre quando devono mettere in salvo la pelle.»
«Cosa sei?»
«Vorrai dire cosa siamo, mia cara bambina. Non ci serve un nome per identificarci, a quello ci pensa già la società. Può un nome esprimere a pieno la nostra esistenza?» «Non hai risposto alla domanda.»
«Figli del Diavolo, creature della notte, Vampiri... Ci etichettano così, quei porci incestuosi. Poi ci sono gli scettici, quelli sono i migliori, sentissi come urlano quando tiri fuori ciò che hanno dentro.»
«Quindi sono diventata un abominio?» Poggiò una mano sul petto e non sentì nulla. «Prima lo accetti e prima potrai dare sfogo alla tua anima, d'altronde, chi mai potrà misurare il fervore e la violenza del cuore di un poeta quando rimane preso e intrappolato in un corpo di donna?»
«Queste parole...» Virginia si portò una mano alla testa.
«Le hai scritte tu ricordi? Quando le ho lette mi sono entrate dentro, mi hanno ricordato che non siamo solo questo, non siamo solo carne. Tu mi hai cambiato la vita Adeline, e, per questo, non avrei mai potuto ringraziarti adeguatamente. Così ho deciso di farti il regalo più grande: la libertà», avvicinò il volto a quello di Virginia. Le due donne si guardarono negli occhi, Lydia si protrasse e le sfiorò le labbra con le sue.
Virginia si irrigidì e si tirò indietro.
«E Leonard? Come faccio ora? Io lo amo.»
Lydia sbuffò.
«Leonard, Leonard», alzò una mano e imitò una bocca parlante. «Lui morirà, mentre tu rimarrai così per sempre. Dimenticalo.»
«Lui è l'unico che mi ha dato felicità, non posso abbandonarlo, non voglio. C'è sempre stato per me, anche quando è arrivata la malattia. Cosa posso fare ora che sono in questo stato?» Virginia chinò il viso e strinse le tempie con le mani.
«Come lui ce ne sono a centinaia, ma che dico, migliaia. Hai la possibilità di girare il mondo e conoscere chiunque, preferisci rimanere insieme alla tua pecorella? Dagli un bel morso e falla finita.»
«Non potrei mai.»
Lydia annusò l'aria, «Sta arrivando qualcuno», si voltò verso il ponte.
«Virginia. Dove sei Virginia?» una voce riecheggiò in lontananza.
«È lui. È venuto a cercarmi. Gli avevo lasciato una lettera di addio.»
«Bene, direi che è arrivato il momento di andare. Un paio di consigli dell'ultimo minuto: evita l'aglio, non ti uccide, ma ti lascia uno sgradevole odore addosso per giorni; non mangiare mai il sangue di un morto e non passeggiare alla luce del giorno.»
«Tutto qui? Non hai nient'altro da dirmi su questa fantastica nuova vita che mi hai donato?»
«Le cose importanti te le ho dette, il resto dovrai scoprirlo da sola» Lydia si volatilizzò tra gli alberi.
Virginia si guardò indietro, poi si voltò e corse sul ponte.
«Leonard!» esclamò.
«Dio ti ringrazio, sono ore che ti cerco.»
Si strinsero in un abbraccio.
«Dio mio, ma tu sei fradicia», si tolse la giacca e la mise sulle sue spalle, le alzò il viso e la baciò.
Virginia sentì il battito del cuore di Leonard, aveva appena iniziato a rallentare. «Grazie per essere venuto a salvarmi, lo fai sempre. Non ce l'ho fatta.» disse Virginia guardando il fiume.
«Quando ho trovato la lettera ho temuto il peggio. Buon Dio, ma cosa ti salta in mente? Se volevi uccidere tuo marito ti bastava farlo nel sonno», Leonard sorrise. Virginia lo strinse forte e soppresse una risata sul suo petto.
Sentì il dolce odore del suo sangue e un brivido le attraversò lo stomaco.
Fece un passo indietro e cercò il suo sguardo, «Ti amo, Leonard Woolf. Anche se le cose d'ora in poi saranno diverse, ricordalo sempre.»
Leonard le accarezzò la guancia, «Andiamo a casa Vy, sarai stanca e, detto tra noi, questo posto mi mette i brividi.»
Virginia annuì e i due si incamminarono abbracciati.
«Sai, ho deciso di scrivere un libro. Parlerà di una donna, stremata dalla vita e dalle persone, che inscenerà la sua morte. Il marito la aiuterà e i due finiranno per vivere una vita clandestina, ma felice. Ti piace?»
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Storie sotto le stelle
General FictionIl nuovo contest estivo del Club dell'Inchiostro. Testardi come un Toro? Ambiziosi come un Capricorno? Fascinosi come uno Scorpione? I segni zodiacali, a volte, raccontano tante cose di noi: spesso ci ritroviamo nelle caratteristiche tipiche del nos...