Come tutto è successo

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Max's pov

"Potresti dirmi cosa hai provato?"

"Non so come esprimerlo, mi sembrava di star vivendo la mia vita."

"Non hai mai pensato che forse, non fosse reale?"

"Una volta. Ma l'ho detto ironicamente. Non ne avevo idea di quello che stavo passando, davvero."

"Calma, respira. Non devi agitarti. Sono qui per aiutarti. Devo solo essere sicura che questa esperienza non ti abbia portato traumi."

"Non capisco però perché io sia qui, sto bene, sul serio."

"Tua madre pensa che ti sarebbe d'aiuto."

Mia madre mi aveva fatta andare da un psicologo. Per quante volta gli abbia detto che stavo bene, pensava che poteva essermi d'aiuto. Ma stavo davvero bene. Sapevo che non era reale quello che avevo vissuto. E questo non mi causava niente. Volevo solo vivere la mia vita con la mia ragazza. Una vita normale.

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Dopo essere uscita da lì, andai a casa. Dalla persona che amo di più.

"Hey, com'è andata?"

Mi sedetti nel divano, difianco a lei. Lo stesso divano che avevo sognato l'ultima volta prima di svegliarmi. Dove avevamo visto Fear Street, dove ci siamo baciate.

"Non penso che mi servirà, Jane."

"Lo so. So che stai bene, ti credo. Ma dovresti stare al gioco, se continuerai ad andare e a dirgli come ti senti, tua madre sicuramente smetterà di forzarti."

"Ma non capisco, perché dovrei seguire quello che dice, ormai sono maggiorenne."

"Lo so. Ma sai com'è tua madre."

"Giusto."

"Andrà bene."

"Grazie."

"Per cosa?"

"Per essere sempre stata al mio fianco, nonostante tutto."

"L'ho fatto perché ti amo."

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Le giornate passarono velocemente, forse non stavo davvero bene. Avevo sempre dei flashback, e delle volte mi svegliavo pensando di avere ancora 16 anni, e dover andare da Jane, nella casa davanti.

E se davvero avevo qualche sorta di trauma? Non capivo cosa stesse succedendo nella mia mente.

"Tutto bene?"

"Sì, sto bene."

"È da un po' che ti vedo strana. Hai la febbre?"

"No, no. Tranquilla. Sono solo pensieri."

"Tipo, quali pensieri?"

"Niente di importante."

"Sicura di stare bene, tesoro?"

"Sì, vai a lavoro tranquilla. Ti amo."

"Anche io. Ci vediamo dopo."

"Certo."

"Riposati."

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Ogni volta che mi guardavo dalla finestra, uscivo di casa, o facevo qualunque altra cosa, mi sembrava come se tutti si aspettavano qualcosa da me, che mi stessero lì a guardare. Come se fossi pazza. Mi sentivo sottopressione.

Jane's pov

"Jane."

"Salve, Susan"

"Come sta Max?"

"Bene. Grazie."

"Sono sua madre, ho il diritto di sapere la verità. Dovrei forse parlarci."

"Susan, sta bene. Davvero."

"Sicuramente sta bene grazie alla terapia."

"Va bene, se non le dispiace devo andare."

Non mi piaceva sua madre. La trattava sempre male. Non aveva nemmeno accettato il fatto che stesse con una ragazza, e sopratutto che quella ragazza sia io. Non capivo come Max potesse ancora avere dei contatti con lei, capisco che sia sua madre, ma la farà sempre stare male. E non volevo nemmeno sapere come avrebbe reagito al sapere che il suo coma era causa sua.

Ricordo ancora. Vidi Max in macchina arrivare a casa, guardai dalla finestra. Sua madre stava guidando, ero confusa da questo, non capivo perché fosse con sua madre. Continuai a guardare finché non vidi la sua stessa madre cercarla di ucciderla, andando a sbattare in un muro. Sentì Max urlare "Mamma, attenta!" e sua madre rispose "Andrà tutto bene." Lei sapeva cosa stesse facendo. Ma non capisco perché volesse fare questo a sua figlia, non capivo nemmeno se quello che voleva era ucciderla o mandarla in coma. Qual'era il suo scopo?

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