6.Pensieri

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Aprii il video che aveva catturato la mia attenzione e iniziai ad osservare ciò che accadeva, studiando ogni singolo movimento delle pornostar. Feci scorrere lentamente una mano sul mio petto, ancora leggermente umido a causa della doccia che mi ero fatto poco prima. Bagnai le mie dita, infilandole nella bocca e avvolgendole con la lingua, per poi iniziare a stuzzicare i capezzoli.
Feci alcuni movimenti circolari intorno alla corona di questi, per poi avvicinarmi al centro e solleticare quella parte del mio corpo molto sensibile.
Notai una certa somiglianza tra l'attivo e il mio capo, il Signor Stark. Non sapevo il motivo, ma questa somiglianza era in grado di farmi provare una sensazione nel ventre che, prima di allora, non avevo mai provato. Finii di stuzzicare i capezzoli e iniziai a scendere verso la mia erezione ormai più che evidente. Avvolsi la mano intorno al mio membro e iniziai a provocarmi piacere, nella speranza che, un giorno, quelle parti del mio corpo sarebbero state sfiorate da quello che io consideravo un idolo.
Chiusi gli occhi e tentai disperatamente di ricordarmi quel suo sguardo, quegli occhi in grado di spogliare la mia anima e in grado di studiare ogni singolo centimetro di me.
Mi tornò in mente quel contatto di cui avevo goduto quel pomeriggio, che speravo non sarebbe mai finito e di cui il mio corpo, in quel momento, stava riprovando quella sensazione di calore.
Mi contrassi quando raggiunsi l'apice del piacere, inarcando leggermente la schiena e sentendo il riversarsi del liquido seminale sulla mia pancia.
In quel momento potevo decidere se addormentarmi o se farmi deii complessi sul perché avessi pensato proprio al Signor Stark; e, considerate le mie condizioni e quella specie di blackout che non mi permetteva di ragionare pienamente, decisi di darmi una ripulita veloce e di farmi avvolgere dal buio della notte come un bambino che si fa avvolgere dalle braccia materne, nelle quali trova un confortevole calore.

Mi svegliai col canto degli uccelli proveniente dall'esterno, probabilmente dall'albero davanti all'edificio in cui abitavo.
Mi sentivo più riposato che mai e, inoltre, realizzai che finalmente era arrivato il mio giorno libero: il sabato.
Scesi dal letto e controllai se vi fossero mio fratello o mia zia. Trovai May sul divano, addormentata e con gli occhiali penzolanti. Mi avvicinai, le tolsi gli occhiali che riposi sul tavolo e le sistemai dietro l'orecchio i capelli che le ricadevano, fino a poco prima, sul volto ormai segnato dalla mezza età.
Sorrisi alla vista della donna, poiché avevo la certezza che, nei sogni, fosse in grado di vivere la vita che aveva sempre sognato.
"Prima o poi le comprerò una casa più grande, devo solo guadagnare qualcosa" pensai, quando sentii vibrare il telefono della zia. Osservai lo schermo: chiamata in entrata da numero sconosciuto. Non sapevo se rispondere o meno, ma la curiosità ha sempre fatto parte di me e, proprio per questo, raccolsi il telefono e mi allontanai per rispondere.
"Pronto, con chi parlo" dissi imitando la voce di May per poi rendermi conto di aver fatto una cavolata. Non ottenni risposta, ma decisi comunque di aspettare ancora un qualche secondo per poi avvisare che, se non avessi sentito nessuno, avrei staccato la chiamata.
"Hey May, sono Happy, non so se ti ricordi di me. Ti andrebbe di incontrarci per un caffè verso le 11?". Rimasi ammutolito e tentai disperatamente di trovare un orologio in quella casa che, in quel momento, mi sembrava completamente sconosciuta. "Sono le 10, cazzo" esclamai nella mia mente. "Va bene" sussurrai, anche se sapevo che mi sarei beccato una bella ramanzina da zia, a causa della mia incapacità di farmi gli affari miei.

"Peter, sei tu?" vidi zia apparire davanti alla porta della cucina e sussultai. "Sì, sono io" mi voltai e nascosi il telefono dentro la tasca della felpa.
"Scusa se te lo chiedo, ma hai per caso visto il mio telefono? Ero sicura di averlo appoggiato sul tavolo in sala" sbadigliò e si strofinò gli occhi, nell'attesa di una mia risposta.
"Ecco, potrei aver risposto ad una tua chiamata" dissi, fingendomi pentito e facendo gli occhi da cucciolo, nella speranza che non mi venisse lanciata una ciabatta.
"Chi voleva parlarmi?" zia May, a mia sorpresa, si avvicinò al banco e si versò dell'acqua in un bicchiere e io riposi il telefono sul tavolo. "Happy, l'agente del Signor Stark" dissi, alzando lo sguardo per scrutare ogni mossa di zia.
"Cosa vuole?" appoggiò il bicchiere e mi osservò, incrociando le braccia al petto; "Vuole vederti alle 11 per un caffè" ripetei il movimento di zia come un mimo e lei si limitò ad annuire e a dirigersi verso la sua camera.
"Ah Peter, quasi dimenticavo" esclamò May, facendo capolino dalla porta, "Dimmi" dissi, già consapevole del fatto che mi sarebbe arrivata una ciabatta in fronte; "La prossima volta svegliami e non rispondere". Rimasi sorpreso quando realizzai che non rischiavo di essere picchiato e, dentro di me, iniziai a ballare dalla felicità.

Starker - L'offerta [Tony x Peter]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora