Capitolo 14

81 6 26
                                    

Prima della missione Natasha si ripeteva mentalmente i nomi e le capacità che ogni eroe parte dei Vendicatori aveva, ma con scarso successo. Di fatti, degli undici, ne ricordava appena quattro: una donna, Wasp*, in grado di potersi rimpicciolire grazie ad una tuta; Iron Man, come dimenticarsi di lui, che, con la sua armatura, era un bersaglio complesso da colpire; Ant Man** che, come Wasp, era in grado di rimpicciolirsi, ma anche in grado di parlare con le formiche; Occhio di Falco, una nuova recluta che non sebrava troppo pericolosa dato che, oltre ad arco e frecce, non aveva altre armi. Seduta sul sedile posteriore dell'auto era stranamente calma mentre cercava di non guardare i due uomini che la accompagnavano. Durante tutto il viaggio in auto ripensò al piano pur di non guardare i suoi accompagnatori: fingere una rapina in una banca ed attendere l’arrivo dei Vendicatori in modo da tendergli una trappola. Non sembrava nulla di complesso se non si pensava che ad attenderli vi fossero solo gli eroi più potenti della terra. Gli alberi e la città sfrecciavano rapidi dietro i vetri oscurati della vettura, e ben presto si ritrovarono nel punto prestabilito. Natasha usci dal veicolo nel suo tubino nero e i due uomini le fecero strada nella banca. Attesero di essere serviti da una ragazza gentile e, quando la Vedova si ritrovò davanti all’operatrice, tirò fuori la sua pistola dalla borsa rossa con molta calma. La puntò sul vetro mentre Spadaccino e Golia si posizionavano agli angoli della banca. Estrassero le loro e un grido di paura si levò dai civili.
"Tutti con le mani in alto e dateci i soldi!" Disse Natasha con la voce annoiata. Se avesse voluto davvero derubare quel luogo, non si sarebbe neanche fatta riprendere dalle telecamere. Fece finta di non vedere la ragazza alla quale puntava la canna dell'arma in testa che premeva un pulsante sotto il bancone, in fin dei conti aveva proprio voglia di battersi con i Vendicatori. Dopo le parole della donna calò un silenzio assordante rotto alcuni secondi dopo dalla ricarica di una pistola. La Vedova finse di non aver sentito quel rumore metallico e si limitò a spostarsi quando un colpo partì alle sue spalle. La pallottola, mirata alla sua testa, finì per creare un foro nel vetro e sfiorare l'operatrice, la quale, impaurita, cadde a terra tremante. Natasha si voltò lentamente e senza guardare sparò. Il suo colpo finì nel punto che si era immaginata e la guardia cadde a terra morta. Finse di soffiare sul fumo che usciva dalla canna.
"Ecco tesoro, così si mira alla testa." A quel punto i civili iniziarono ad urlare terrorizzati e a dirigersi verso le uscire che però erano state prontamente sigillate da Golia e da Spadaccino. Natasha salì su una delle sedie d'attesa in modo da potersi trovare al di sopra di tutta la folla.
"State zitti! Vi assicuro che ci sono abbastanza pallottole per tutti. Sparare equivale ad un peso per noi e la morte per voi, quindi vi prego di non darmi noia. State seduti e in silenzio e non vi sarà torto neanche un capello. Altrimenti..." Fece il gesto di spararsi nella tempia mimando con le labbra il suono della morte. I civili le ubidirono e si sedettero composti sul pavimento un po in disparte. Natasha si premette il dito nel suo orecchio e schiacciò l'auricolare per parlare con gli esterni.
"Fase uno completa. Passiamo alla fase due." La ragazza poi si rivolse ai compagni.
"Sbrigatevi, non abbiamo molto tempo." Spadaccino si mise a controllare gli ostaggi mentre Golia aprì il borsone in cui era presente l'artiglieria vera. Ne estrassero le loro armi più pesanti, a partire con dei semplici fucili per finire con delle elaborate mitragliatrici. La Vedova indossò la sua tuta da combattimento dietro il bancone mentre i due uomini facevano uscire gli operatori e li mettevano insieme agli ostaggi. Posizionò poi delle bombe che sarebbero servite per mettere fuori uso le attrezzature degli eroi muniti di tuta e avere dunque una speranza di vittoria. Golia e Spadaccino si sistemarono accanto alla porta, i fucili spianati, mentre Natasha si limitò a ripararsi dietro un bancone.
"Stanno arrivando. Tutti in posizione." Annunciò la voce metallica nell'orecchio delle tre spie. Da li a quelche secondo udirono un boato, segno che il tetto o parte di esso, era crollato; le porte si aprirono rumorosamente nonostante la sigillatura, andarono quasi in pezzi; i civili urlarono di nuovo, non più minacciati dell'avvertimento dei sequestratori. 'Tre, due, uno..." contò Natasha nella sua mente. E prima che le bombe potessero esplodere riuscì a giardarsi attorno per osservare veramente i suoi nemici: c'era la ragazza con il costume da vespa che volava a qualche centimetro dal pavimento; l'inconfondibile Iron Man che probabilmente la Vedova avrebbe sognato anche la notte tanto ne aveva avuto a che fare; altre tre, allora non erano andati tutti, figure di cui non ricordava neanche le abilità si stagliavano davanti a lei in una perfetta fila. Fra tutti quegli eroi però rimase a fissare un secondo in più quello che doveva essere Occhio di Falco se ne rammentava bene il nome. Nonostante fosse la prima volta che lo vedeva, aveva un'aria davvero familiare. Per sua fortuna, prima che potesse soffermarsi troppo su quel ragazzo, la bomba esplose, causando ancora più danni di quelli fatti dai Vendicatori per entrare. Iron Man e Wasp, i più vicini del gruppo, furono sbalzati all'indietro finendo stesi a terra. Natasha approfittò di quel momento, sapeva che il loro stordimento non sarebbe durato molto, per uscire dal suo nascondiglio e puntare le pistole contro la figura che aveva sentito muoversi verso di lei. Saltò fuori dal bancone e si ritrovò a pochi metri di distanza dal ragazzo vestito di viola. Lui le puntava il suo fidato arco contro, ma non appena la vide sorrise (forse a sproposito data la situazione).
"Natasha." Sussurrò il suo nome in un modo che gli fece accaponare la pelle, perché era tutto tremendamente familiare? Ma la cosa che di più colpì la Vedova fu quel sorriso. Sembrava quello che per giorni aveva invaso i suoi sogni...ma com'è possibile? Era la prima volta che vedeva quell'uomo. Oppure no? La testa iniziò a farle male e il dolore peggiorò quando Iron Man, nuovamente pronto alla battaglia, si fece avanti e Occhio di Falco la difese. Il primo eroe puntò la sua mano foderata di metallo contro la ragazza, pronto a colpire, ma il secondo gliela fece abbassare.
"Aspetta! È la ragazza di cui vi ho parlato! Vi prego, dobbiamo aiutarla." Ma Natasha non si sentiva per nulla bene. Iniziò ad avere un bel capogiro mentre la battaglia infuriava tutta attorno a lei. Barcollò e sarebbe caduta a terra se il ragazzo in viola non fosse corso in suo soccorso. Gli spari, le urla e il dolore sparirono dalla sua mente, sostituiti dal buio.

*********

Natasha si svegliò di scatto, il petto che le si abbassava in modo irregolare, era forse stato un sogno? Si passò una mano sul viso e tra i capelli rossi per cercare di scacciare un po dell'angoscia che non voleva saperne di andare via. Era in procinto di alzarsi dal letto e mettersi qualcosa che non fosse la sua tuta nera quando si rese conto di essere in una stanza a lei sconosciuta. Il panico crebbe ancora. Era forse una prigioniera? I nemici l'avevano catturata? Quelli del KGB si erano stancati di lei e ora volevano ucciderla? Tutte quelle teorie furono rese più forti dal fatto che non riuscì a mettersi seduta: la manetta che la legava alla spalla del letto infatti era saldamente ferma sul suo polso. Fece l'unica cosa che le venne in mente. Urlò. Urlò come una ragazzina spaventata nonostante fosse la donna più forte del mondo; urlò nella speranza che qualcuno la udisse e la venisse a salvare o, perché no, a finire il lavoro; urlò perché non aveva altra scelta. E fortunatamente quelle grida giunsero alle orecchie della persona giusta. Occhio di Falco si precipitò preoccupato nella stanza in cui avevano legato la Vedova. Spalancò la porta e si inginocchiò velocemente accanto a lei.
"Eho Nat, ti ricordi di me?" La ragazza sorrise e delle lacrime calde iniziarono a scorrerle sul viso rosso per lo sforzo di liberarsi.
"Oh Clint, certo. Ma cos'è successo? Dove mi trovo? Perché sono legata? Cosa..." Lui rise leggermente passando una mano sulla guancia di lei per scacciarle la tristezza dal viso tanto bello.
"Shhh, so che hai molte domande, ma per il momento non credo di poterti dare delle risposte. L'unica cosa che posso dire è che qui sei al sicuro. Quelli del KGB non ti troveranno. Ti prometto che presto ti spiegherò tutto. Ora però devi riposare." Natasha non era molto contenta di quella breve chiacchierata, avrebbe voluto sapere molto di più, ma non appena Clint disse quelle parole e la baciò sulla fronte si rese conto che era tutto vero. Gli occhi le si fecero pesanti e ben presto cadde addormentata. L'ultima cosa che udì furono le parole del suo amico.
"Ti prometto che quando ti sveglierai sarò ancora qui."

E mantenne la promessa. Quando Natasha aprì gli occhi finalmente riposata, Clint era accanto a lei. Le aveva persino tolto le manette e stringeva delicatamente il suo polso arrossato con la mano. Quando si accorse del suo risveglio sorrise felice.
"Ehi, buon giorno. Come stai?" La ragazza provò a sedersi, ma rinunciò a rimanere sdraiata quando si rese conto di essere troppo debole.
"Meglio. Ma cos'è successo? E per quanto ho dormito?" Lui ci pensò un attimo.
"Quasi una giornata intera." Natasha si stupì di quelle parole, doveva essere parecchio stanca allora. Poi l'arcere si fece più cupo.
"Non posso dirti altro per il momento, ma ti giuro che muoio dalla voglia di raccontarti tutto." E la Vedova gli credette di nuovo. Quel ragazzo aveva qualcosa di speciale, qualcosa che l'aveva colpita affondo.
Fu Clint ad occuparsi di lei nei giorni che seguirono il loro ricovero. Le portava da mangiare, si affaccendava per non farle mancare niente e le toglieva le manette che invece era sempre costretta a portare. Solo dopo due giorni di insistenti domande, l'arcere potè dare delle risposte. Si sedette accanto a lei e le prese una mano tra le sue.
"A quanto pare quelli per cui lavoravi ti hanno fatto il lavaggio del cervello per farti dimenticare di me. Avevano paura che tu scappassi via e non potevano permetterselo. Così ti hanno costretto a combattere me e i Vendicatori. Ma come ti ho già detto, ora sei al sicuro." Natasha si mise seduta, per nulla sorpresa di quelle rivelazioni. In fin dei conti quelli del KGB erano famosi per i loro condizionamenti mentali.
"Continui a dire così, ma dove sono di preciso?"
"Nella base segreta dei Vendicatori. È una cosa lunga da spiegare, ma prima o poi capirai tutto." Clint fece un largo sorriso, felice di poter dare finalmente la bella notizia.
"Hanno detto che quando ti sarai ripresa, se vorrai, potrai rimanere qui con noi. Sono riuscito a convinverli che sei buona Nat." La ragazza non potè credere alle proprie orecchie. Finalmente aveva trovato quel posto sicuro che tanto aveva anelato.
"Ma come? Come ci sei riuscito." Clint gli posò una mano sulla guancia in un gesto forse troppo intimo, ma lei non si sotrasse a quel contatto.
"Non è stato facile ho dovuto smascherare Spadaccino per farmi finalmente credere. Voleva infiltrarsi tra questi eroi, per sua sfortuna però ero quasi stato assoldato tra di loro. Vuoi restare Nat? Ne abbiamo parlato tanto prima che ti portassero via, vogliamo trovare ancora un posto sicuro. Ciò che ho detto tempo fa è ancora valido: ti seguirò ovunque." Natasha sorrise.
"E tu? Tu vuoi restare?" Non dissero più nulla, si limitarono a stringersi in un abbraccio. Lei si sporse per baciarlo, ma all'ultimo secondo si spostò e posò le sue labbra sulla fronte di lui. Erano una bella coppia, ma forse sarebbero destinati ad essere solo ottimi amici.

1)* Per quanto riguarda Ant Man dovete sapere che si tratta di Hank Pym. Tutto ciò che nei film (e molto altro dato che spesso si ritrova con i Fantastici Quattro) è stato fatto da Scott, in realtà è opera di Hank.
2)** Stessa cosa come per Ant Man, Was non è Hope Van Dyne ma sua madre Janet Van Dyne.

Black WidowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora