Capitolo 20

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Quando aprì gli occhi si trovava nella sua vecchia stanza. Non quella di casa sua, ma quella nella torre dei Vendicatori. Sorrise. Gli ultimi giorni erano stati terribili, tornare li era la cosa più belle che le sarebbe mai potuta accadere. Non voleva altro in quel momento.
"Nat!" Una voce a lei fin troppo familiare urlò il suo nome facendola sussultare. Le fecero male tutte le ossa, anche quelle che non sapeva di avere. E il dolore peggiorò quando due braccia vennero a stringerla.
"Nat ero così preoccupato per te che..."
"Ehi va tutto bene." La ragazza posò la sua mano sulla guancia di Matt per calmarlo.
"Cos'è successo?" Devil a quel punto si sedette sul copriletto e, tenendole la mano, le spiegò ciò che le era capitato. Natasha non poteva credere che, ancora una volta, era caduta vittima del KGB. Ascoltava e più lo faceva più la sua rabbia cresceva dentro di lei. Avrebbe voluto distruggere tutto ma sapeva che non avrebbe portato da nessuna parte.
"Non sai come sono stato in pensiero. Avevo paura che ti fosse successo qualcosa di brutto e per fortuna Fury, Spider Man e Shang Chi sono venuti a salvarti. Non sai come mi sento in colpa per non essere venuto io a salvarti." Natasha gli afferrò una mano, decisa a farlo stare meglio.
"Ti prego, non è colpa tua. Assolutamente no." Sorrise per cercare di alleggerire l'atmosfera.
"Sono io quella che non è stata attenta. Ho sottovalutato il KGB ancora una volta, prima o poi questa debolezza segnerà la mia fine, ne sono certa." Non voleva sembrare sgarbata o impaziente, ma moriva dalla voglia di vedere qualcuno. Così, mettendo da parte tutta la stanchezza, si schiarì la gola.
"Senti Matt, non è che per caso Clint Barton è nei paraggi? Avrei bisogno di scambiare due parole con lui." Devil si alzò dal letto di lei.
"Non ne ho idea, vado a controllare se qualcuno l'ha visto in giro. Ci vediamo. E rimettiti Nat." La Vedova lo guardò andare via dalla sua camera e si liberò dal sospiro che fino a quel momento aveva trattenuto dentro di lei. Voleva davvero rivedere l'arcere nonostante non fosse sicura di cosa si sarebbero detti. Lui era ancora arrabbiato? Molto probabile dato che non aveva mai risposto alle sue lettere. L'avrebbe perdonata? Ci sperava. Ma soprattutto, voleva vederla? Non sapeva se contava qualcosa, ma lei voleva vedere lui perché non sapeva nulla da troppo tempo.
Cinque minuti dopo, al seguito di alcune parole concitate fuori dalla camera, la porta venne aperta. Natasha trattenne il fiato nel vedere i capelli biondi di un ragazzo. Per una frazione di secondo sperò davvero che fosse Clint, ma quando realizzò che si trattava solo di Steve, nonostante desiderasse salutare anche lui, non potè non rimanere delusa.
"Ehi ragazza, posso entrare?" La Vedova fece un cenno con la testa e sorrise nonostante la delusione di poco prima.
"Come stai?" Le domandò lui posandole una mano sulla fronte. A Natasha si scaldò il cuore per tutta quella premura che i Vendicatori avevano avuto per lei, quella sarebbe stata sempre la miglior famiglia di sempre.
"Uno schifo, ma sto migliorando. Credo che per un po me ne starò buona in questo letto."
"Torni a casa?" Avrebbe voluto dire che casa sua era ovunque ci fossero i suoi compagni, ovunque fosse Clint, Steve, Matt...
"No, non penso. O almeno non per il momento." La situazione troppo seria non le piaceva, così cercò di sdrammatizzare con una piccola botta sul braccio di lui.
"Mi avrai attorno per un bel po capitano." Steve rise, ma presto sul suo volto la bocca tornò in un'espressione che non prometteva nulla di buono.
"So che non volevi vedere me..."
"Non pensarlo neanche io..."
"No Nat, lasciami finire. So che era Clint che avresti preferito al tuo capezzale, ma non è alla Torre in questo periodo. Si è dato a missioni che l'hanno tenuto occupato, ma ti prometto che appena torna te lo mando dritto filato qui." Natasha sospirò esausta.
"Lui come sta?" Steve sembrò trovare la sua affermazione molto divertente.
"Wow, quella ricoverata nel letto sei tu e ti preoccupi di lui. Comunque non se la passa male." Fece per alzarsi. La ragazza voleva dirgli di non andare, non voleva restare sola, ma ancora una volta rimase zitta.
"Ora devo andare, ma c'è Nick che vuole parlare con te. Passo più tardi a portarti qualcosa da mangiare, d'accordo?" Non fu una vera domanda dato che uscì senza aspettare la risposta. Si chiuse la porta dietro di se e Natasha rimase in un silenzio che però non durò a lungo. Fury, pallido come suo solito e con la benda sull'occhio, irruppe nella camera senza troppa delicatezza.
"Vedova, so che non è un buon momento, ma ho una proposta da farti." La ragazza fu felice dei modi bruschi dell'uomo, non avrebbe retto altra compassione.
"Spero che sia una delle tue solite proposte indecenti." Fury fece un mezzo sorriso, per lui l'equivalente del rotolarsi a terra dalle risate.
"Si, un'altra missione. Non pretendo che tu accetti subito, avrai il tempo di riprenderti ovviamente." Natasha fece un gesto con la mano.
"Non dire altro. Ci sto." Non voleva starsene con le mani in mano, aveva bisogno di sentirsi utile.
"D'accordo allora. Quando ti sarai rimessa fammi un cenno."

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