The Angels take Manhattan

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Tra le poche cose che non sono stata, ho sempre annoverato la veggente. Per quanto altri possano dubitarne, non ho mai predetto il futuro. Eccetto quel giorno: quello in cui, come avevo predetto, gli Angeli presero Manhattan.

New York ringhiava alla mia finestra, ma io ero pronta. Le righe dei miei collant erano dritte, il mio rossetto era pronto per la battaglia e avevo una scollatura che avrebbe fatto cadere un toro da sei metri d'altezza. La pistola era al mio fianco, coperta da un impermeabile che avrebbe fatto girare la testa a mezza New York. Ero pronta.

I comuni esseri umani non riescono a distinguere le sfrenate fantasie dai più terribili incubi, la realtà dall'immaginazione, le statue dai mostri. Ma io non sono un essere umano qualunque. E beh, ce ne si accorge. Ammettiamolo, faccio colpo. E ottengo un sacco di attenzioni. Non so se per il fedora, i tacchi o i capelli. Spero sia il cappello.
Di conseguenza quando, camminando a testa alta per le strade dell'isolato, mi accorsi che le statue di una donna e un bambino erano sparite, decisi che era un filtro di percezione con un guasto. Qualcuno l'avrebbe chiamato furto, ma io non sono qualcuno. Mi diressi lungo il vialetto che dava alla strada principale. La mia mano guantata stringeva la pistola, ancora nella fondina. Sorrisi. Statue, le chiamano gli uomini, ma sbagliano. Le statue non si muovono. Guardai lo scenario che avevo davanti. Non battere ciglio, avrebbe detto qualche dottore, forse solo un Dottore, ma ero avanti a questo. Perchè quello, quello era il giorno. Il giorno in cui gli angeli avrebbero preso Manhattan. Il giorno in cui il più grande simbolo della più grande potenza del mondo avrebbe perso la testa. Beh, anche un pezzo di collo in realtà.

"Sono meravigliato di trovarla qui." disse una strascicata voce alle mie spalle. Non mi voltai, silenziosamente rabbrividendo a quel tono gutturale. Julius Grayle.

"Oh, no, per favore, la meraviglia non le si aggrada." ribadii freddamente.

"Ha detto che ci saremmo rivisti quando Gli Angeli avrebbero preso Manhttan. È il momento?"

Sorrisi leggermente, enigmatica, il mio fedora a coprire occhi preoccupati. "Me lo dica lei, è un collezionista giusto? A volte mi chiedo... cosa tenga dentro casa." gli girai attorno, scrutandolo da capo a piedi: era disarmato. Sciocco.

"Questo... quello... ho bisogno di un investigatore."

"Oh, l'ultimo non ha funzionato?" chiesi sarcasticamente.

"Ho bisogno di lei. È arrivato il momento."

"Arriverà solo quando lo vorrò io, Signor Grayle." dissi, fermandomi dietro di lui, aspettando che si girasse.

"La prossima volta che ci rivedremo, Signorina Malone..."

"Signora, la prego. Sono sposata." corressi freddamente. A volte era bello ricordarselo.

"... lei mia aiuterà. Che lo voglia, o no." minacciò, allontanandosi, senza ancora avermi degnato di uno sguardo.

"Non vedo l'ora." risposi. Non avrei potuto essere più in torto. Ma il senno di poi è una cosa che meravigliosa e - per la maggior parte delle persone - arriva solo dopo gli avvenimenti.

Anche dalla distanza a cui si trovava potevo vedere le guance, flaccide, sollevarsi, come stesse sorridendo. "Anche io."

Doctor Who: Melody Malone, Private DetectiveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora