The Skinny guy

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Ci sono alcuni giorni in cui una ragazza deve essere la meno appariscente tra le appariscenti e la più arguta tra le argute. Questo era uno di quei giorni. La mia rivoltella e il mio rossetto da combattimento erano rinchiusi nel cassetto della scrivania del mio studio. I miei tacchi alti e rossi accanto a loro. Eppure mi si notava lo stesso. Dovevano essere i capelli, allora. D'altronde, ero sempre io. Con il ghiaccio nel cuore, un bacio sulle labbra e un lato vulnerabile che tengo ben nascosto.

Avevo pensato alle frasi di Goryle e, devo ammettere, che anche se spaventata è una parola che poco minsi addice, non mi avevano lasciata del tutto indifferente. Peccato che il senno di poi venga sempre in seguito.

Riflettendoci, forse avrei potuto scegliere meglio della East Coast per indagare sui crimini. Ma in fondo... cosa c'è di meglio della città che non dovrebbe battere ciglio, per una Detective che indaga sugli Angeli?

Come attraversai la strada, vidi il tizio magrolino, ma lui non vide me. Immagino che fu così che ebbe inizio. La presa di Manhattan. Se mi avesse visto, sarebbe andato tutto in modo diverso. Lo seguii per altri due isolati prima che si girasse e gli chiedessi di preciso cosa ci facesse qui. Sembrava un po' spaventato, così gli mostrai il mio sorriso migliore e i miei occhi più verdi. I suoi si sgranarono come mi vide, dubito che fossero i capelli, questa volta.

"Stavo solo andando a prendere il caffè per Il Dottore e Amy. Ciao, River." rispose guardandosi spaesato attorno. Credo che sia uno degli imprevisti del mestiere, quando sei il padre di una Detective con capelli ricci indomabili e labbra più rosse dell'inferno.

"Ciao papà." Alzai lentamente la testa, facendogli intravvedere gli occhi, in penombra grazie al fedora.

"Dove sono? Come diavolo sono arrivato qui?" chiese stupito, guardandomi sorpreso. Lasciai scorrere lo sguardo suoi tre uomini che si avvicinavano silenziosamente verso di lui. Troppi, se volevo tenere entrambi al sicuro e probabilmente dietro di me ce n'erano altri due.

"Non ne ho la più pallida idea. - risposi cautamente - ma probabilmente vorrai alzare le mani." indicai con lo sguardo dietro di lui, e lui si voltò. Fece cadere i caffè ancora bollenti che aveva in mano sul marciapiede, lasciando che gli bagnassero le scarpe da ginnastica. Rory Williams, sempre lo stesso. L'uomo di fronte aveva una pistola in pugno, puntata, piuttosto esplicitamente, su mio padre.

"Melody Malone?" chiese una voce alle mie spalle.

"Tu sei Melody?!" Rory aveva le mani alzate, gli occhi che scivolavano tra la pistola e me. Doveva essere il marchio di famiglia rimarcare l'ovvio.

Una macchina frenò davanti a noi. Rabbrividii. L'avrei riconosciuta ovunque, di lusso e con lo stesso odore dell'uomo che la possedeva. Julius Grayle.

"Entrate." ordinò l'uomo alle mie spalle.

Forse, la mia profezia non era stata l'unica ad avverarsi: alla fine, lo avrei aiutato.

Doctor Who: Melody Malone, Private DetectiveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora