Doctor Who: Melody Malone, Private Detective

Julius Grayle

La casa di Grayle odorava di caffè. Riflettendoci era lo stesso acre odore che si trovava incollato addosso, come il gas che rilasciano le mustela patorius^ quando si sentono minacciate. Ebbene, Grayle si doveva sentire molto minacciato. Raramente avevo visto così tanti lucchetti ad una sola porta.

Futile difesa, contro statue di pura pietra che si muovono, ma se gli dava anche solo la parvenza di essere al sicuro, chi eo io per ribattere? Beh, probabilmente una delle poche persone sul pianeta in grado di farlo.

Condussero me e Rory lungo lo stretto e breve corridoio d'ingresso in penombra, introducendoci nella vera e propria sala d'accoglienza. Quadri di indiscussa orginalità adornavano le pareti della stanza e l'inizio del primo piano, che si poteva a malapena intravedere.

"Antica dinastia Qin, direi." osservai, guardando con occhio critico un vaso posto su un tavolino proprio di fronte alla rampa di scale.

"Corretto. - alzai la mia riccia testa per vedere Grayle dirigersi verso di noi - È un'archeologa, oltre che un'investigatrice?" Sembrava piuttosto sorpreso, il che non lo rendeva minimamente più attraente. Sorrisi leggermente, guardando mio padre, la sopresa sul suo volto gli dipingeva una strana espressione. Non sapeva che fossi un'investigatrice, tra le altre cose. "È Qin, come ha detto. È molto ben informata." Oh, beh, grazie, risposi mentalemente.

"E lei ha molta paura - osservai, avvcinandomi a lui, lasciando che ancora una volta il suo fetore mi inondasse le narici. Misi in mostra gli occhi, questa volta. Forse gli avrebbero potuto far capire che quell non erano affari suoi. Ma, dopotutto, era solo umano. E anche particolarmente stupido - Sono davvero tante serrature per un'unica porta." spiegai, i suoi piccoli occhi in cerca di risposte. Mi allontanai, osservando più da vicino i quadri.

"River, sto traducendo." Mio padre invece si dedicava ai vasi. Li preferiva.

"È un dono del TARDIS, ti resta addosso." spiegai distrattamente, segretamente cercando una via di uscita sicura, per lui, si intende. Non mi è mai piaciuta la sicurezza, decisamente troppo noiosa.

"Questo qui, mettetelo in un posto scomodo." ordinò Grayle, guardando mio padre. Gelai. Non volevo essere separata da lui, più difficile scappare. E, anche se la maggior parte delle volte è interessante, mettere in gioco la sua vita non era tra le opzioni.

"Con i piccoli, Signore?" chiese l'uomo che ci aveva accompagnati, avvicinandosi a Rory.

"Si, perchè no? Datelo ai piccoli." guardai impotente mio padre e la guardia uscire, come da una scena teatrale, ma con la bocca dello stomaco incredibilmente chiusa.

"Allora - iniziai, mentre lo seguivo nel suo ufficio - chi sono questi piccoli?"

"Me lo dica lei." ribattè, guardandomi torvo.

"Oh, non ne ho la più pallida idea." risposi sorridendo. Lui non sorrise. Maleducato. Non mi aveva nemmeno fatto togliere il cappotto.

"Ce l'ha eccome."

"Forse." entrai nella stanza, arredata allo stesso modo dell'ingresso. I miei occhi verdi indulgiarono per un attimo su un vaso simile a quello di pochi minuti prima. Tradussi. A differenza di Rory, sapevo propriamente il cinese. Yowzah. Conoscevo un solo uomo capace di scrivere quella parola su un'opera d'arte. "Ciao dolcezza." esordii, togliendomi l'impermabile verdastro, aspettando che Grayle me lo sfilasse del tutto. Lo prese. Allora, la cavalleria non era del tutto scomparsa, ancora. "Vediamo - dissi voltandomi - boss del crimine col feticismo del collezionismo. - mi diressi verso la tenda dalla parte opposta della stanza - Qualsiasi cosa non faccia vedere a nessun altro deve essere la sua preferita. - lui non rispose. Allora ero vicina. Arretrai verso il telo - o magari, la sua ragazza. " dissi tirandolo da un lato. Ciò che vidi non mi sorprese più: un angelo, piangente.

"La sua ragazza allora."

Scusate il ritardo... con gli esami vicini non ho più molto tempo!

^si beh... le puzzole, ma River è troppo... River per dirlo.