CAPITOLO IV

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*

Riguardo la divisa da cheerleader appesa nell'armadietto. Lo sto facendo davvero.
Mary mi ha davvero iscritta e io sono davvero qua negli spogliatoi pronta a sostenere l'impresa della mia amica. Come minimo mi deve inserire nel testamento.

«Lene, mi controlli la coda?» mi chiede «È abbastanza stretta? Ho paura che si sciolga mentre eseguo gli esercizi»
Stringo l'elastico arancione che contrasta con i lunghi capelli corvini di Mary.
La guardo. La gonna e il top le stanno una meraviglia. In realtà Mary è una meraviglia, ma non se ne accorge. Crede di non essere all'altezza e si nasconde dentro le magliette enormi del padre. Vorrei che si vedesse con i miei occhi, per una volta.

«Su Marlene, vedi di vestirti anche te che non voglio arrivare tardi o rischiamo di essere classificate fin da subito come le ritardatarie»
«Ma tu sei una ritardataria cronica» rido io.
«Questo ora non c'entra!» si offende lei «e sbrigati»

Entriamo nell'enorme palestra della Royal Academy e già la maggior parte delle ragazze sono sparse per il campo facendo riscaldamento. Per nostra fortuna, quando eravamo più piccole, abbiamo frequentato entrambe una scuola di ginnastica artistica, per cui non dovremmo fare del tutto schifo. Sono abbastanza tranquilla, ma so benissimo che Mary non lo è, anzi che è terrorizzata dall'idea di fare solamente una brutta figura davanti a quasi metà scuola.
Al contrario mio, a lei importa tanto, troppo, del giudizio altrui, cerca sempre approvazione da parte di tutti.

«Scusate, posso unirmi a voi? Hanno chiesto di formare dei trii e sinceramente non so da che parte andare» ridacchia nervosamente una ragazza dalla bellezza disarmante. «Che sbadata! Io sono Nives» ci porge la mano candida in segno di saluto.
Mary non esita e gliela stringe calorosamente. Io invece resto abbagliata da una sua particolare stranezza, una meravigliosa stranezza: gli occhi, uno azzurro e l'altro verde. Sembra di ammirare un paesaggio mozzafiato, incorniciato da corte ciocche nere come la pece e illuminato da un sorriso sincero.
«Sei nuova, giusto? Non ricordo di averti mai visto in giro per i corridoi»
«Sì esatto, ho vinto la borsa di studio per miracolo... prima mi trovavo a Southampton, prima ancora in Italia, dove sono nata. Per fortuna che ora mi trovo qui, credo di aver bisogno di un po' di stabilità»
«In Italia? Il Paese dei miei sogni, con tutta quella bellezza...»
«Io sono Marlene, comunque» mi presento finalmente.
«Piacere mio» e sorride di nuovo dolcemente.

*

"O rosa di maggio!
O cara, o buona sorella, dolce Ofelia!
Cielo! È dunque possibile che
lo spirito d'una fanciulla
sia caduco come la vita d'un vecchio?
Nell'amore la natura è dolce -
e dov'è dolce manda qualche tratto
prezioso di sé alla cosa che ama„

Ofelia, sventurata Ofelia, la pazzia appanna gli occhi, tra rosmarino, margherite e petali di viola te ne sei andata. Com'è possibile che questo sia l'amore? Amaro e ingiusto. L'inizio della vera fine. L'amore è morte. La morte è amore.

La mano ferma scrive questi pensieri di fianco al copione dell'Amleto. In assoluto la mia tragedia preferita, forse perché in realtà Ofelia sono io.
Seduta, sola, tra poltrone di velluto ammiro la maestosità del palcoscenico. Nonostante la maggior parte degli interruttori siano spenti, il palco si illumina di luce propria. È tutt'altro mondo lì sù, miliardi di universi paralleli su uno stesso pavimento. Che realtà è mai questa?

La classe di teatro inizia fra meno di 10 minuti, ma arrivare in anticipo di mezz'ora resta un mio irrinunciabile rito.
Come gli altri 5 anni, non frequento questo corso per recitare, ma piuttosto come sceneggiatrice e aiuto regista. Mi regala infinite soddisfazioni vedere a fine anno in scena quello per cui ho lavorato 9 mesi. Il calore del pubblico, lo scrosciare d'applausi, i volti segnati dal racconto. È quello per cui potrei vivere.

Amo l'arte in ogni sua forma e non rinuncio a cimentarmi in ogni capo possibile e immaginabile.
In più starmene qua, seduta alla luce di un singolo faro, calma la mia ansia. Non l'ho ancora superata del tutto dopo stamattina. Sono stata troppo precipitosa, lì dentro, nelle parole che ho scritto, cantato e suonato c'è dentro la mia implacabile malinconia e forse non ero ancora pronta a mostrarla al mondo. Risulterò sicuramente insulsa ed è l'ultima cosa che voglio dimostrare al mondo.

Resto ancora così nel limbo tra la pace e l'insaziabile inquietudine anche quando gli altri ragazzi iniziano ad entrare e a prendere posto, chiacchierando animatamente.
La professoressa Sinistra, donna che si ciba d'arte e che ammiro più di chiunque altro al mondo, ha già iniziato a spiegare il programma per quest'anno, quando improvvisamente la porta si apre ed entra una ragazza circondata da un'aurea a me del tutto nuova e si siede in fondo al teatro, sotto gli occhi di tutti noi, Sinistra compresa.

«Vedo che abbiamo una nuova entrata, ragazzi» saluta radiosa «come ti chiami cara?»
«Dorcas Meadowes» dice alzando finalmente lo sguardo.
C'è qualcosa in lei che mi colpisce e non poco, mi ha catturato con quei profondi occhi neri e quei lineamenti duri ma armoniosi.
«Benvenuta Dorcas, sono felice di accoglierti nella nostra piccola compagnia. Più tardi potete iniziare a conoscervi, ma ora dov'ero rimasta-» e riprende la spiegazione, ripetendo i punti principali per cercare il filo del discorso.
Non riesco più ad ascoltarla. Continuo a pensare alla misteriosa ragazza e al fascino che la circonda e illumina.

*

Le elezioni sono concluse, tra poco il preside, Albus Silente, con voce autoritaria, proclamerà i due rappresentati d'istituto.

Non credo alla magia, ma sono sicura che se insieme a me non dovessero salire al potere Malfoy o peggio ancora Lastrange, si tratta sicuramente di un miracolo divino.

«A che pensi, Evans?»
Quella voce odiosa, che riconoscerei tra mille milioni, che mi perseguita dal primo anno, che è stata la colpa del litigio con quello era il mio migliore amico Severus, ora mi sta chiedendo di entrare nella mia testa, e Potter mi guarda pure con un sorriso beffardo.
È onnipresente, ti giri e rischi di trovartelo dietro di te con quel suo sguardo sornione e il suo classico ghigno. Eppure così tutte le ragazze della scuola cadono ai suoi piedi.
Va bene, concordo sul fatto che non sia l'essere più brutto sulla faccia della terra, ma addirittura pensare che sia il più figo è un'enorme esagerazione. È solamente il tipico ragazzo che piace: alto, capelli scuri sempre all'aria, normalissimi occhi nocciola, bel fisico, nulla da negare, ma possiamo sottolineare i suoi infiniti difetti? Logorroico, insolente, egoista, irresponsabile, meschino, manipolatore, superbo. E questi sono solo alcuni. Si deve proprio essere più decerebrati di lui per andargli dietro come un'ochetta in calore.
«Oh Potter, levati»
«Tanto dovrai abituarti all'idea di avermi intorno» fa l'occhiolino e scompare, finalmente, dalla mia vista.

Cosa sta insinuando? Che genere di scherzo ha in mente? Sicuramente uno per inaugurare al meglio l'anno scolastico, il nostro ultimo anno scolastico. Che Dio mi aiuti.

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