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Sono le 6:17, la sveglia non è ancora suonata eppure i miei occhi sono sbarrati, intenti a seguire la mosca che ronza nella camera.
Non so bene se sia per eccitazione che sono già sveglia o per quel dannato insetto che fa più casino di Marlene quando si muove, ed è un tutto dire visto che sembra che tremi il suolo ad ogni suo passo.Apro le persiane e dò una rapida occhiata al panorama: un signore, senza dubbio con qualche infermità psicologica e mentale, che fa jogging per la strada, il camion della spazzatura che raccoglie i sacchi disposti perfettamente allineati davanti alle case, le foglie degli alberi scostate leggermente dal tiepido vento di fine estate e un gatto a macchie che si stiracchia sul cofano di una macchina rossa.
Tutto perfettamente nella norma, a parte lo squilibrato che corre, come piace a me.Scendere al piano di sotto, in cucina per fare colazione, è forse troppo presto, ma la fame comincia a farsi sentire.
Mi guardo attorno in cerca di un passatempo, ma la mia camera è impeccabilmente in ordine, non c'è libro, calza, penna, peluche, maglia fuori posto.
Tutto come piace a me, tranne per quella mosca che continua a volare imperterrita attorno al lampadario, come se stesse facendo una gara contro se stessa.
Odio uccidere gli insetti, ma quell'essere inutile e dispensabile alla vita sta davvero mettendo alla prova il mio senso di umanità.
Apro la finestra in attesa che la mosca capisca che deve uscire al più presto possibile, prima che finisca schiacciata da una ciabatta contro il bianco candido della lampada.Finalmente sento il rumore dei passi, che riconosco, sono di mia madre, e immediatamente la seguo, lasciando l'insetto alla sua corsa immaginaria.
«Lily, come mai di così buon'ora?»
«Mi sono svegliata e non riuscivo a riaddormentarmi» rispondo alzando le spalle.
La osservo mentre si mette al lavoro sui fornelli per prepararci i suoi tradizionali pancake del primo giorno di scuola.Senza pensarci due volte, afferro il mestolo e comincio a girare decisa l'impasto appena creato e, scorgo con la coda dell'occhio, un sorriso sul volto costellato da lentiggini sbiadite e da piccole rughe.
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«Prongs, ma tu sapevi che c'erano compiti??» chiedo annaspando.
Non so come sia possibile ma ogni estate mi dimentico dell'esistenza della scuola.«Certo Peter» mi risponde tranquillo «e ovviamente non li ho fatti»
Come fa a mantenere tutta questa calma?!
È il nostro ultimo anno di liceo e mi piacerebbe uscire da quest'inferno con voti discreti e non sufficienti per un pelo, se no chissà che cosa direbbero tutti i parenti.
"Sei la vergogna della nostra famiglia, Peter Pettigrew!"
"Tutti i tuoi cugini sono medici e tu non sei nemmeno in grado di prendere voti al di sopra della D!"
Già mi immagino gli occhi intrisi di delusione della prozia Kathrine, la migliore cuoca che l'Inghilterra abbia mai visto, e non posso di certo sopportare il sapore amareggiato delle sue squisite costolette di agnello, il suo piatto forte.«Wormtail, non preoccuparti, non li controllano mai» cerca di consolarmi James.
«Guarda il lato positivo: saremo in tre a scontare la punizione» scherza Sirius, credendo di riuscire a tirare su il mio umore «scommetto 5 sterline che la McGrannit ci farà pulire da cima a fondo la teca dei premi, ci farà riordinare i libri della biblioteca alfabeticamente in base al luogo di nascita dell'autore e ci farà lavare a mano le divise maleodoranti di football»