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3. Dreaming Of You - Selena

Eccoci! Ma quanta voglia avevo di scrivere questo capitolo voi non lo immaginate!

Oggi coppietta molto caruccetta, che sarà quella che massacrerò ma non troppo, non quanto i Shinkami che mamma mia ragazz* quanto vi faccio piangere con i Shinkami, ma non sará nemmeno rose e fiori come invece progetto per i Kiribaku.

E niente, buona lettura <3

p.s: iniziate a connettere i punti che tra qui e i mini video su tiktok vi sto dando molti hint su come funziona questa storia!

Ho letto ció che gli altri hanno scritto con molto interesse, e sono colpito. Sono anche contento di aver un poco attirato la vostra attenzione fin da subito, anche se ho sempre pensato in quel periodo che fosse più pena per me.

L'estate del novantanove. Che estate.

Rigogliosa, come un fiore che sboccia dopo un inverno gelido. Burrascosa come il mare quando era agitato, in quei giorni di pioggia in cui vi auto-invitavate a casa mia perchè è la piú grande Shoto! e rimanevamo tutto il giorno stesi sul mio letto matrimoniale o per terra a parlare, parlare, parlare.

Vorrei ricordarmela così, l'estate del novantanove: un giorno di pioggia passato in casa a parlare con quelle uniche persone che abbia mai chiamato e che chiamerò per sempre amici. Ma non me la ricordo solo così.

Me la ricordo con la musica del bar dietro lo skate-park, con il rumore degli skate sull'asfalto. Con Izuku che mi ha insegnato a surfare, Uraraka che mi tingeva i capelli perchè si vedeva la ricrescita, Iida che mi aspettava sotto casa per andare dagli altri, Tsuyu e le nostre chiaccherate sul cinema e le risate che solo i cinque di Tokyo sapevano strapparmi.

Me la ricordo con un auricolare condiviso attaccato al suo walkman, con le cassette dell'album di Selena e quello dei Duran Duran. Me lo ricordo con il negozietto di manga appena voltato l'angolo della gelateria in centro, e forse per questo abbiamo scelto questa foto, scattata poco prima che lui inciampasse e spaventasse il gatto della proprietaria.

Me la ricordo con il nastro che ho trovato nella mia videocamera, quella che prendevate tutti senza nemmeno chiedermela ma che non mi ha mai dato fastidio.

Qualche tempo fa mi misi a guardare quei video, una sera che il lavoro mi stava lasciando in pace. Ho passato quasi tre ore a guardarli tutti. Gran parte li hanno registrati Mina e Denki, tutte cose stupide (mi sono fatto una particolare risata in quello della sera in cui le ragazze ci hanno fatto la ceretta e le maschere di bellezza). Alcuni li ha registrati Midoriya di me che andavo in surf, forse per memorizzare i miei progressi. Ne ho trovati due o tre di Shinso, ed è facile indovinare chi fosse il soggetto dei suoi video. Ho spento quando ho trovato un video registrato da Kirishima: Shinso che veniva stretto in una morsa davvero forte da Hizashi, e dopo poco da tutti i ragazzi di Tokyo ed Eri, con la voce fuori campo di Aizawa che esclamava «tesoro, non posso adottarli tutti, perdonami».

Mi è dispiaciuto non esserci stato al funerale. Non ho ancora trovato il coraggio di dirlo in faccia a Shinso, ma so che non è arrabbiato con me. Anche solo per fare un saluto a quell'uomo che è stato il primo a farmi capire che non avevo fatto nulla di sbagliato nell'essermi innamorato di una persona del mio stesso sesso. Anche solo per rivedervi tutti, Dio, non vi vedo dal matrimonio di Midoriya e Uraraka. Quand'è stato? Nel 2017? Penso di sì.

Perchè parliamo sempre del funerale? Io porto nel mio cuore quel giorno più di qualunque altro. Mi ricordo Izuku voltarsi verso di me all'altare, con le lacrime agli occhi, e sussurrarmi «è bellissima» mentre Ochako si avvicinava a braccetto con Aizawa, che si era offerto di accompagnarla dopo la prematura perdita di suo padre. Io ed Iida a sostenere un Midoriya che sembrava vicino a un collasso di nervi. Il fatto che mi avesse voluto come testimone insieme a lui mi aveva scaldato il cuore come poche cose prima. E poi Mina, Tsuyu ed Eri, vestite con quei vestiti color verde acqua brillanti, a far da damigelle. Uraraka così bella, stretta con forza al braccio di Aizawa, che la guardava con un amore che a stento vidi altre volte, come se anche lei fosse una delle sue bambine.