2. Keep Ya Head Up - Tupac

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Nota Autore prima di cominciare:

- grazie infinite per tutti i commenti positivi per il primo capitolo!

- nella foto Mina immaginatevela come nella mia descrizione pls -

- il capitolo di oggi è un bacio in fronte a tutte le persone la fuori che come me vivono per una coppia in particolare che non voglio spoilerare così ci arrivate voi!! (unica ship che non massacrerò troppo un po' si però). Godetevela <3

- ricordo che la storia è per +18 quindi ogni tanto ci saranno riferimenti sessuali, leggere a vostro rischio e pericolo
















Stiamo parlando dell'estate del novantanove vedo. Che estate, quella, forse una delle migliori. Penso sia stata l'estate in cui la mia vita ha iniziato ad andare al mio stesso passo, oppure il contrario. Penso sia stato il momento in cui ho lasciato che qualcosa mettesse radici dentro di me, e quel qualcosa sono state quelle persone che hanno condiviso con me quel sole cocente e quelle nottate dove non toccavamo il letto.

I miei diciannove anni ben conservati sulle spalle, l'ostentazione di un orgoglio che in realtà ho sviluppato da così poco tempo. Io e loro, la mia compagnia, i miei compagni di quelle avventure.

L'estate del novantanove profuma dell'olio per il corpo di Mina, suona della cassetta dei Duran Duran di Sero, sfrega sulla pelle come i graffi che Denki si faceva cadendo dallo skate, ha il gusto del metallo del suo piercing alla lingua, è l'immagine di Okinawa colorata dall'arancione del tramonto, oppure dell'alba.

Per questo ho scelto quella foto la sopra. Penso sia la foto che meglio ci rappresenta. Ancora adesso questa foto è incorniciata in salotto, e non scappa mai dai miei occhi. Ma ne riparlerò meglio dopo.


Ho letto quello che ha scritto Toshi. Ammiro il coraggio nello scrivere per primo, io forse non ci sarei riuscito.

Comunque, per ricollegarmi a lui, anche io ho qualche ricordo ben fissato nella memoria di quel giorno. Il giorno in cui siamo arrivati, a bordo di quella ferraglia che ancora mi ostinavo a chiamare macchina. Il viaggio da Tokyo fino al porto, con gli altri tre dietro nascosti sotto le valigie. La traversata in traghetto e l'arrivo sull'isola.

Il sole che batteva con forza, il vento che entrava dai finestrini e gli scompigliava i capelli. Il suo sorriso ogni volta che una mia mano, quella libera dal volante, lo cercava. La sua mano sempre poggiata sulla mia coscia e i suoi occhi a guardarmi con quel cipiglio giocoso. Aveva quell'aria da uomo ma quegli occhi da ragazzino, mi ricordo che fu quell'estate che mi resi conto di quanto cazzo ero innamorato di quella anima. Perchè non amavo lui, o meglio non solo: amavo, amo ed amerò sempre la sua anima, la sua mente, il suo corpo.

Ma sto divagando.






L'arrivo a quel ostello, quel paradiso indelebile nei miei ricordi. La piccola Eri davanti alla porta di casa. Hitoshi ad aiutarci con le valigie. Hizashi e Aizawa.

Quando abbiamo letto la parte di Toshi, insieme nel letto, e abbiamo visto la foto di Hizashi ed Aizawa, ad entrambi ci sono scese delle lacrime. Toshi ha ragione, se non fosse stato per loro e per come ci hanno accolti come fossimo tutti loro figli in quel seminterrato, forse nemmeno saremmo qua a scriverne. Nessuno di noi.

Me lo ricordo il funerale, entrambi lo ricordiamo. Mi ricordo quanti pianti ci siamo fatti tutti insieme, stretti come in quella estate. Mi ricordo Hitoshi ed Eri a stringersi l'un l'altro come a cercare di sostenersi a vicenda. Uraraka, Deku ed Iida che cercavano di parlare con Aizawa, ma senza successo: aveva lo sguardo perso nel vuoto, e mi ricordo il vuoto che provai nel petto quando alzò lo sguardo, battendo le palpebre come fosse appena sveglio, e sussurrò «Hizashi quando viene? Sta facendo tardi». Tsuyu che restava in silenzio a piangere tenendosi il viso tra le mani, mentre Mina, la mia stoica e dalla facciata sempre indistruttibile, la stringeva accarezzandole la testa. Todoroki aveva mandato una ghirlanda di fiori dall'apparenza costosa, forse per far vedere che anche se non poteva essere lì non si sarebbe fatto certo mancare l'occasione di ricordarlo. Io e gli altri stretti attorno a loro cercando di trovare almeno noi la forza per loro. Mi ricordo altrettanto bene Denki infilarsi nella camera da letto di Hitoshi, e quando io e Sero andammo a controllare, Shinso piangeva contro il suo petto, stringendolo come probabilmente non faceva da anni.

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