- Capitolo 1.

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#Hani

- C'è qualcosa del tipo.. cibo? - rovistavo nei mobili di cucina in cerca di qualcosa da mangiare per colazione.

- Non ancora tesoro. Siamo arrivati ieri sera, non ho avuto tempo di fare la spesa. - mi rispose mia madre in cerca del cellulare che squillava incessantemente da un quarto d'ora.

Il divano del soggiorno era diventato una specie di dispensa: c'erano asciugamani, vestiti, scarpe.. e altro di indecifrabile. Chi la cercava a quest'ora del mattino? Papà era ancora di sopra, probabilmente chiuso in bagno e magari si era anche addormentato sulla tazza.

- L'ho trovato!! - esultò dopo aver preso il cellulare che era nascosto sotto il mucchio di quotidiani di papà. Quelli non li dimenticava mica. Se non leggeva un quotidiano ogni giorno, non andava a lavoro. In fondo è normale per un agente di polizia tenersi aggiornato sui fatti di attualità.

- Pronto? - più che un affermazione fu una domanda. Nemmeno lei aveva idea di chi la cercasse.

- Oh, signor Park. Sì, mi scusi se l'ho fatta attendere.. certo passerò questo fine settimana. Libererò tutto il seminterrato, sicuro. -

Il signor Park? Quel permaloso proprietario della vecchia casa? Avevamo lasciato la casa solo ieri e già pretendeva di avere tutto l'appartamento libero? Non era nemmeno in vendita!

-Sì, certo.. Arrivederci! - era agitata, era il suo primo giorno di lavoro in ospedale e distava a circa mezz'ora di macchina.

- Quel tizio! Mi ha fatto perdere del tempo prezioso! Aish..-

Prese le chiavi della macchina, per fortuna quelle le trovò subito, mi diede un bacio sulla fronte e scappò senza nemmeno salutare papà che era appena sceso.

- Buongiorno piccola. Cos'era tutto quel fracasso?-

- PAPÀ! Lo sai che non mi piace quando mi chiami in quel modo.. mi fa sentire troppo 'piccola' e indifesa. -

- Ma tu SEI piccola e indifesa. -

- Ho 17 anni! Il tuo cervello è bloccato a quattro anni fa? - mi agito facendo dei gesti strani con le mani.

- Comunque era il Signor Park, quel permaloso e fastidioso proprietario della vecchia casa. Vuole che andiate a liberare il seminterrato. - mi arresi, non c'era niente di niente.

- Mh.. Sai che non mi piace quando parli del Signor Park in quel modo. È stato gentile a trovarci una casa qui a Seoul. - Si sistemò il collo della cravatta, diede un'occhiata furtiva all'orologio da polso e scappò anche lui dopo avermi dato un bacio sulla fronte. La mia fronte era molto gettonata per i baci di prima mattina.

E dopo una chiacchierata mattutina con mamma e papà mi accorsi che erano già le 7.45. Avevo mezz'ora per prepararmi e dovevo ancora lavarmi e vestirmi. Ero troppo stanca ieri per farmi una doccia che mi sono addormentata sul letto senza neanche mettere il pigiama. Feci una doccia veloce, mi lavai i denti e poi il volto. Corsi in camera a vestirmi, presi l'uniforme appesa all'anta dell'armadio, la indossai e mi specchiai. La gonna era corta a metà a coscia, di un nero cupo, la camicia bianca semplice e una cravatta bordeaux. Infine un maglione grigio con scollatura a 'v' e delle calze bianche lunghe fin sopra le ginocchia. In questi casi era davvero utile un'uniforme.

Notai delle enormi occhiaie. Dovevo assolutamente coprirle così presi del correttore e un'eyeliner. Un filo rosso sulle labbra per dare un tocco di colore. Mi sistemai la frangia e i lunghi capelli sottili castani. Feci una smorfia allo specchio e prima di scendere le scale presi la borsa e le chiavi di casa. Indossai i mocassini neri e chiusi la porta alle mie spalle.

Correvo, correvo, correvo.

-È tardi, è tardi!- ripetevo. Sembravo il bianconiglio di 'Alice Del Paese Delle Meraviglie' ma, sfortunatamente, mi trovavo nella realtà e, se avessi fatto tardi il primo giorno di scuola, non sarei passata inosservata.

Le strade erano affollate.

Mi meravigliai. Gwangju non era così piena! I negozi erano tutti ben vistosi con delle insegne giganti e carine.

La scuola era vicina, ci misi un quarto d'ora di corsa. Arrivai davanti al cancello e mi fermai un attimo per riprendere fiato. Il mio battito era accelerato così che poggiai una mano sul petto e inspirai profondamente. Era un bell'edificio, di un azzurro chiaro e disteso su tre piani.

Suonò la campanella, segno dell'inizio di un nuovo inferno.

- - - - - - - -

Salve!
Questa è la prima volta che scrivo una storia perciò spero mi perdoniate per eventuali errori. D:
So che come primo capitolo è corto, aggiornerò presto.
Se volete seguite e commentate. ;)

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