#Hani
- Sto bene davvero, puoi andare. Grazie per avermi accompagnata. - inarcai le labbra in un sorriso.
- E va bene, me ne vado. Ma vai subito a letto e riposati. - mi sorrise a sua volta. Quello sì che era un sorriso, spruzzava gioia da tutti i pori.
- Va beeene. Ora vai! - quasi lo mandai via di proposito.
- Vado. Stammi bene! - dopo avermi sorriso ancora una volta si decise a tornare indietro.
Rimasi per un po' sulla soglia della porta a guardarlo andar via. Un po' mi dispiaceva averlo trattato in quel modo ma ero stanca e avevo bisogno di riposare. Entrai e come al solito in casa non c'era nessuno. Mamma e papà lavoravano fino a tardi. Li vedevo solamente la mattina per un 'buongiorno' e qualche volta la sera per cena o nei giorni festivi, a meno che mamma non dovesse andare in ospedale per qualche urgenza.
Tolsi i mocassini e con delicatezza tolsi il cappotto che gettai sul divano. Salii le scale traballando qua e là, aprii la porta della mia camera e appena vi entrai mi lasciai cadere sul letto mentre la borsa precipitò in terra.
Nel giro di pochi secondi caddi in un sonno profondo dal quale mi svegliai solo a causa del cellulare che continuava ad emmettere un breve suono. Il risveglio non fu tanto piacevole, era sera per cui non fui accecata dalla luce del sole ma il freddo mi fece rabbrividire. Tremavo e continuavo a farmi sempre più piccina in quel letto a una piazza. Le gambe arrivarono a sfiorare lo stomaco mentre il mio respiro si fece più affannoso. Gli occhi mi bruciavano, non riuscivo a tenerli aperti così li richiusi. Mi portai la mano destra alla fronte e notai che era calda, la febbre era salita. Riuscii solamente a coprirmi con una coperta su cui ero poco prima e che ricopriva il materasso. Sapevo che così la febbre non sarebbe calata ma almeno potevo cessare quel brivido che mi trapassava le ossa. Dimenticai persino di controllare il cellulare che aveva appena smesso di suonare. Sicuramente dovevano essere quei messaggi pubblicitari inutili. Anche se avevo gli occhi chiusi non dormivo. Sentii un lieve cigolio ma non riuscivo a capire da dove provenisse. Fui quasi terrorizzata all'idea di sentirmi indifesa, spalancai gli occhi, finché potei e il battito accellerò. La voce di un uomo, la voce rassicurante che riuscii a riconoscere in quella di mio padre mi tranquillizzò.
- Hani, sono tornato! Ti preparo la cena, scendi ad apparecchiare la tavola.- dopo una breve pausa - Hanii! - Nominava il mio nome invano.
Aprii gli occhi con fatica e dopo essermi abituata alla luce che filtrava dalle tende notai una figura di fronte a me. All'inizio non la vedevo bene poi focalizzai.
- Mamma! - pronunciai con un lieve tono di voce.
- Hani! - mi sorrise. - La febbre è calata. Ti ho preparato una zuppa, devi mangiarla tutta per rimetterti in forma. -
Volevo vomitare al solo pensiero, odiavo la zuppa.
Mi sedetti con le spalle sul cuscino. Il sole era forte e c'era un gran calore nella stanza così capii che era piena mattina.
- Non dovresti essere a lavoro? -
- Ho chiesto un giorno di permesso. Non potevo lasciarti nelle mani di tuo padre. Quando ieri sera mi ha chiamato per dirmi che stavi male aveva il cuore in gola, non riusciva nemmeno a parlare. - scoppiò in una lieve risata.
Aish.. il solito. A volte mi chiedevo come abbia fatto a sposare mia madre che è un medico se si impressionava alla sola vista del sangue.
Presi il cellulare e notai la schermata in blu : Hai 6 nuovi messaggi.
- 6 messaggi? Chi mi cerca? - sbloccai il cellulare e vidi che erano tutti di HongBin. - Aish.. quel ragazzo. -
" Hey Hani! Come stai?"
" Dormi?"
" Ti senti un po' meglio?"
" Dormi ancora? "
" Sono preoccupato.. perché non rispondi? "
Ed un messaggio più recente.
" Hani.. oggi ti ho cercata in classe ma non c'eri. Stai davvero male? >~< "
Non feci altro che sorridere. HongBin che si preoccupava per me era la cosa più dolce che mi fosse capitata in quegli ultimi anni. Lo risposi all'istante per non farlo preoccupare ulteriormente.
" HongBin-ah sto bene, non preoccuparti. La febbre è salita un po' stanotte ma ora sto bene. Scusa se ti ho fatto preoccupare."
Riposi il cellulare accanto a me e in quell'istante arrivò la mamma con un enorme ciotola di zuppa.
- Aish.. - sussurai alzando gli occhi al cielo.
Decisi di rimanere per qualche giorno a casa, fuori c'era un freddo gelido e il mio esile corpo si sarebbe ammalato nuovamente.
Quelle giornate che sembravano infinite e noiose passarono e arrivò il lunedì della settimana successiva.
Mi svegliai di buon ora, mi recai in cucina con cautela, cercando di non svegliare i miei genitori che dormivano ancora. Presi una tazza e del latte freddo dal frigorifero, vi immersi dei cereali e iniziai a mangiarli lentamente. Ero tra la veglia e il sonno quando il suono inconfondibile della sveglia della mamma mi fece sobbalzare dallo sgabello. Per poco non rovesciai la tazza di latte aish..
Mi recai velocemente in camera, indossai la graziosa uniforme e quando presi il cellulare che si trovava sulla scrivania notai l'elastico con la testa di coniglio della ragazza che pochi giorni prima avevo "scontrato" in classe. Lo presi e uscii dalla stanza chiudendo la porta alle mie spalle. Salutai con un tono di voce mamma e papà che erano increduli della mia puntualità. Indossai il cappotto e una sciarpa rossa che avvolsi al collo coprendo il mento e le labbra, i mocassini e via. Arrivata alla solita fermata dell' autobus notai che c'era più gente di quanto mi aspettassi.
C'era un gran freddo, il mio respiro formava delle nuvole d'aria mentre sfregavo le mani nelle tasche del cappotto. Un prurito fastidioso colpì la gamba destra. Rivolsi lo sguardo in basso e vidi un gattino che mi passò accanto. Si fermò per rivolgermi uno sguardo e scappò via quando arrivò l'autobus. In quella struttura tanto grande quanto piccola c'era una puzza di sudore da voltar lo stomaco ed eravamo ammassati l'uno contro l'altro. Scesi alla seconda fermata che distava pochi passi dalla scuola.
Arrivai fuori scuola e proprio in quell'istante suonò la campanella. Varcai la soglia della porta quando qualcuno mi venne incontro facendomi cadere.
Aish.. stava andando tutto così bene..

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Change.
Novela JuvenilChange. Ormai non è più una scelta dover cambiare, è diventato un obbligo. Nuova città, nuova scuola = niente amici, niente amori. Proprio a causa dei cambiamenti Hani è diventata la ragazza dal cuore fragile. Ma questa volta sembra diverso. Hani i...