- Capitolo 2.

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#Hani

Varcai lentamente la soglia della porta, ero dentro. Iniziai a camminare e in un attimo tutti gli occhi erano puntati su di me. Mi sentivo osservata, troppo. Il mio battito iniziò ad accelerare, mi succedeva quando ero al centro dell' attenzione, una cosa che non ero abituata a fare.

Io ero quel tipo di ragazza che si siede all'ultimo banco accanto alla finestra così potevo ammirare il paesaggio e, perdermi durante le ore di matematica, nei miei pensieri più confusi.

Decisi di non guardare nessuno in volto anche perché non mi interessava ricordare i volti di tutte quelle oche e i loro fastidiosi amichetti che bisbigliavano chissà cosa su di me. Proseguii a testa alta aggrottando le sopracciglia come per assumere un aspetto severo e nascondere il timore. Mi guardavo intorno solo per trovare l'ufficio del preside e quando lo trovai feci un sospiro di sollievo ritornando ad avere l'aspetto angelico da ragazzina innocente.

Picchiettai due volte le nocche contro la porta rugosa e una voce roca mi invitò ad entrare.

- S-Salve! - cercavo di non balbettare come un ebete. - Sono Ahn Hani, la studentessa trasferitasi del terzo anno. - mi inchinai in segno di rispetto.

Un silenzio imbarazzante e allo stesso tempo preoccupante ebbe la meglio su di me. Alzai lo sguardo e vidi un uomo di statura media, 1.70 circa; con un vestito elegante e un panciotto che gli stringeva l'enorme pancia che sembrava scoppiare. Degli occhiali tondi poggiati su un grande naso con delle narici dilatate, dei baffi grigio cenere e un po' di calvizia che ricopriva il centro della testa. Era intento a guardare dei documenti, poi si alzò e venne verso di me.

- Venga, la accompagno nella sua classe, 3A. -

Arrivammo fuori la porta della classe, entrò prima lui, presentando il mio arrivo e in seguito io.

Era accaduto di nuovo, gli occhi puntati su di me e il cuore che minacciava di uscire dal petto. Avevo lo sguardo fisso davanti a me, c'erano circa 16 studenti, più ragazzi che ragazze. Non ero per niente meravigliata dall'atmosfera indifferente che regnava nella stanza. Tutti si alzarono e fecero un inchino per accogliere il preside; poi ritornarono tutti a sedersi.

Tra gli sguardi presuntuosi notai un ragazzo seduto all'ultimo banco della fila centrale. Aveva le cuffie, probabilmente ascoltava musica e nel frattempo con una matita impugnata nella mano destra faceva dei movimenti prima circolari e poi verticali su un quaderno. Rimasi a fissarlo poi il professore richiamò la mia attenzione.

- Io sono il professore di lettere, Seo In Kang. Presentati pure alla classe. - sforzò un sorriso.

Era un uomo alto, sulla trentina. Aveva i capelli scuri come il buio, non troppo lunghi e un lieve ciuffo alzato. Appena appena un po' di barba. Indossava un pantalone classico nero e una camicia di un verde chiaro. Semplice ma elegante.

Non provai imbarazzo a presentarmi ad una nuova classe, l'avevo fatto già altre volte, era quasi di routine. Presi un pezzo di gesso poggiato sulla cattedra e iniziai a scrivere gli hangul che componevano il mio nome alla lavagna.

- Sono Ahn Hani! Vengo da Gwangju e mi sono trasferita qui a causa del lavoro di mio padre. - finii la mia presentazione di colpo. Rimasero tutti in silenzio in attesa che io proseguissi ma avevo già detto troppo. In fondo, a chi importava della mia storia. Ero solo una studentessa in più, un numero.

Il professore mi invitò a sedere e intravidi un banchetto all'ultima fila accanto alla finestra. Come piaceva a me! Andai a sedermi e fui sommersa di occhiatacce e alcuni bisbigliavano ma facevo finta di non farci caso.

- Bene! Riprendiamo e prestate attenzione! - ci ordinò il professore che riprese a spiegare.

Presi un quaderno dalla borsa per segnare qualche appunto.

Il ragazzo dall'aria indifferente mi rivolse uno sguardo che durò si e no dieci secondi. Lo fissai, lo vedevo meglio ora. I capelli castani gli coprivano la fronte in modo ordinato, le labbra erano sottili e il suo sguardo di sfida emanava un'atmosfera tetra. Faceva un po' paura a primo impatto però aveva un qualcosa che lo rendeva misterioso. Mi chiedevo cosa stesse disegnando con così tanto impegno da non seguire la lezione. Mi incuriosiva, un po'.

Si accorse che lo stavo fissando; i nostri sguardi si incrociarono finché mi voltai di scatto facendo finta di nulla. In realtà non avevo niente da nascondere, è normale che due persone si guardino per conoscersi, essa avviene soprattutto attraverso l'osservazione. Ma non so se sia stato solamente istinto, o altro, mi voltai e provai anche imbarazzo per la situazione.

Suonò la campanella che segnava l'intervallo e di colpo tutti si alzarono e l'aula si svuotò in pochi minuti. Tranne lui, era seduto ancora lì, a disegnare.

Il ragazzo dall'aria misteriosa si alzò e senza degnarmi di uno sguardo uscì dall'aula. Ero rimasta sola. Rimasi per un attimo a fissare quella stanza vuota, c'era silenzio e tranquillità ma anche tanta tristezza e angoscia.

Il mio stomaco brontolava, la fame aumentava. Immersi la mani nella tasca del cappotto e, per mia fortuna, trovai qualche spicciolo. Così mi alzai e mi recai ai distributori. Aish.. c'erano tante cose buone ma non avevo abbastanza soldi. Rimasi per la bellezza di 10 minuti a scegliere quando una tosse mi fece sobbalzare e i spiccioli che avevo nella mano destra mi caddero. Senza voltarmi per vedere chi fosse quell'idiota, mi inginocchiai. Aish! Erano finiti sotto il distributore! E ora? Non mi davo mica per vinta? Allungai la mano destra provando a prenderli ma li sfioravo solamente con un dito. Poi sentii qualcosa in testa.

-Yah! - quasi urlai.

Feci per prenderlo e vidi che era lo stesso sacchetto di patatine che desideravo. Mi alzai e spalancai gli occhi alla vista del ragazzo dall'aria misteriosa. Lo fissavo e lui fissava me.

Perché? Pensavo. E senza accorgermene il mio pensiero si tramutò in una vera domanda che fuoriuscì dalle mie labbra ancora socchiuse.

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Eccomi con il secondo capitolo!
Spero vi stia piacendo.
Commentate se avete consigli. ;)

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