- Capitolo 4.

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#Hani

Il mattino seguente la sveglia non suonò.
- AIISH!! Sono già le 8.00. Non arriverò mai in tempo! - mi agitavo mentre con forza pettinavo i lunghi capelli e la frangia che non voleva saperne di stare al suo posto. Avevo una ciocca che si arricciava di tanto in tanto.
Ero molto severa sul mio aspetto, soprattutto i capelli. Sin da bambina ho sempre avuto dei lunghi capelli che adoravo portare sciolti anche se mia madre mi costringeva a raccoglierli in due treccine a stile "pippi calzelunghe".

- Haani sbrigatii! - urlò una voce dal profondo delle scale.
- Arrivo mammaa! - provai a fami sentire.
La frangia andava bene. Mi guardavo intorno cercando di non scordare nulla.
- Il cellullare! - era sulla scrivania, lo presi e notai che era scarico, così lo gettai sul letto. Chiusi la porta alle mie spalle e corsi saltellando ogni due gradini.
La mamma si era offerta di accompagnarmi, era in macchina che aspettava spazientita e picchiettava le dita sul volante. Quando entrai mi rivolse un'occhiataccia senza aprir bocca. Il suo sguardo spiegava tutto.
- Scuusa! - abbassai la testa cercando di difendermi con le mani giunte.
La macchina partì facendomi sbattere con la schiena contro il sedile. Con la mano destra mi tenni stretta al manico della portiera e con la sinistra misi la cintura.

Più ci avvicinavamo alla scuola e più aumentava il senso d'angoscia. Non avevo per niente voglia di vederlo, dopo quello che mi aveva detto la sera precedente, ma per mia "fortuna" si trovava proprio accanto a me.

Quando arrivammo erano le 8.17. Due minuti di ritardo che saranno mai! Stavo per slacciare la cintura quando la mamma frenò bruscamente e andai a sbattere di nuovo contro il sedile, questa volta con la testa.
-Aish.. e sta più attenta! - mi toccai la parte dolorante. Mi rivolse un'altra di quelle occhiatacce minacciose che metteva i brividi. Distolsi subito lo sguardo e, dopo aver preso la borsa che avevo sulle gambe scesi dall'auto chiudendo delicatamente la portiera. Ok, non era stata una buon'idea, avevo imparato la lezione: mai far arrabbiare la mamma quando guida prima di andare a lavoro.

Corsi fuori la porta dell' aula e, prima di entrare feci un enorme sospiro per tranquillizzarmi. C'era il professore di lettere, per fortuna lui era gentile per cui non mi urlò contro ma mi ordinò di andare a sedermi. Mi guardai intorno, lo cercavo con lo sguardo ma non lo vedevo. Arrivai al mio posto e mi sedetti. Il banco un po' distante dal mio era vuoto, per un attimo mi sentivo sollevata, poi ripensandoci mi chiesi il perché. Anche lui non voleva vedermi? Ma che vigliacco, prima mi sputa quelle parole e poi non ha il coraggio di farsi vedere?

Il professore iniziò a fare l'appello ma non prestai attenzione.
- Kim Myungsoo. - urlò il professore. Ma solo silenzio regnò nella stanza.
- Presente! - una voce proveniente dalla porta che si aprì in quell'istante rumorosamente mi fece sussultare. Era lui, era arrivato. Ero quasi contenta.
- Tempismo perfetto Myungsoo. - sorrise il professore.
Myungsoo occupò quel posto vuoto, aveva l'affanno probabilmente perché aveva corso per non arrivare in ritardo.
Lo fissai per un po' poi distolsi lo sguardo per prestare attenzione alla lezione appena cominciata.
- Ahn Hani - una voce pronunciò il mio nome. Sussultai alzando gli occhi al cielo.
- Di cosa abbiamo parlato ieri? - ecco chi era.
-Eh? Ieri? - ero nella merda totale. Non avevo la più pallida idea. La sera prima mi ero addormentata subito dopo cena e non avevo nemmeno dato un'occhiata agli appunti. Aigoo! Speravo che qualcuno mi suggerisse o magari parlasse al posto mio, ma niente. Ci fu un silenzio totale. Sapevo di essere nuova e sapevo anche di non essere molto simpatica a qualcuno, anzi a molti direi.
- Allora? - il professore pretendeva una risposta e il suo sguardo non fu dolce e gentile, per niente.
Ancora silenzio.. aish! Su 17 studenti perché proprio me e perché proprio quel giorno? Quella giornata non si prospettava bene.
- Hani.. non me lo sarei mai aspettato da te, ho notato che negli anni scorsi hai sempre avuto buoni voti in lettere. - il professore sembrava deluso.
Non aprii bocca, ero troppo imbarazzata così mi limitai ad abbassare lo sguardo e concentrarmi sugli appunti che avevo di fronte.
Durante l'intervallo decisi di rimanere in classe, dopo quella figuraccia volevo rimediare, così decisi di chiedere in prestito alcuni appunti. Ma.. a chi? Non avevo la più pallida idea.. anzi una mezza idea ce l'avevo ma fu proprio quando mi alzai che mi ritornarono a ronzare in testa quelle parole " Domani, a scuola, fa finta che questo non sia mai accaduto. " Le gambe mi si bloccarono precipitosamente e una fitta al cuore mi colpì facendomi riprovare ancora una volta quel dolore. Il rumore di un libro caduto in terra mi fece ritornare in me. Proveniva dal primo banco della fila destra. Mi precipitai a prendere il libro caduto e glielo porsi.
- G-Grazie! - una lieve voce, quasi impaurita fuoriuscì dalle labbra della ragazza che avevo di fronte. Aveva lo sguardo rivolto verso il basso, riuscivo a vedere ben poco del suo viso. Portava degli enormi occhiali a forma quadrangolare neri, molto larghi e pesanti dato che di tanto in tanto con il dito destro li portava su per non farli cadere. I capelli corti e neri erano raccolti in un piccolo quasi inutile elastico e una frangia le copriva gli occhi.
Esitò ad alzare lo sguardo e fuggì. L'elastico le si sfilò dai corti capelli e cadde in terra ma lei non se ne accorse, era troppo impegnata a fuggire da me. Presi l'elastico caduto. Che carino! Aveva la forma della testa di un coniglietto ed era verde smeraldo. A primo impatto pensai fosse un po' infantile per una ragazza di 17 anni ma ognuno ha il suo stile e non potevo permettermi di criticarlo. L'intervallo finì subito e in attimo l'aula si riempì. Tornai a sedermi e decisi di aspettare la fine delle lezioni per restituirle l'elastico.

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